SE MORAVIA E' GELOSO SE KUNDERA BEVE UN PO' di Alain Elkann

SE MORAVIA E' GELOSO SE KUNDERA BEVE UN PO' Elkann SE MORAVIA E' GELOSO SE KUNDERA BEVE UN PO' DIARIO VEROSIMILE Alain Elkann Bompiani, pp. 135. L 23.000 V EROSIMILE come, questo Diario verosimile di Elkann? Verosimile perché non di un diario in senso stretto si tratta ma di un insieme di momenti che uno dopo l'altro fanno un quasi-diario con poche date? Perché Diario verosimile s'inti tola la sezione in ogni senso centrale del libro? O verosimile perché simil-vero? Elkann è noto ai più come in tervistatore dei personaggi maggiormente in vista di un trafficatissimo set mondano sventagliato ai quattro angoli del globo. Artisti, scrittori, registi, attori, grandi comunicatori, esponenti del bel mondo industriale e intellettuale, che sembrano sempre incasellabili tra un'intervista appena prò messa e una appena concessa : da Messner a Braudel, da Scphia Loren al cardinal Martini, da Cicciolina a Berlusconi, da Mastroianni a Maria José, da Umberto Eco a Indro Monta nelli, da Paolo Conte a Giovali ni Agnelli. Ma per fortuna nel suo dop pio fondo Diario verosimile mostra una crepa sottile: Certe il libro si può leggere in moli; modi. Può essere letto come piccola cronaca di un universo letterario messo a nudo qualche volta da giudizi amorevoli (per Tondelli e Siciliano più di ogni altro) e più spesso da guizzi maliziosi, capaci di togliere la maschera ai volti più mascherati (il Moravia in prede alla gelosia per Carmen Llera da cui teme d'essere abbandonato, il Kundera sorpreso a Pa rigi in sia pur leggero stato di ubriachezza, il Mclnerney «torturato dal desiderio di fedeltà e dalla tentazione»). Può essere letto, in altro modo, come la mappa di un viaggiatore continuamente in moto, o ancora come il percorso di una vocazione tutta versata nei circuiti scoperti dell'apparenza. Ma di certo è l'incrinatura sottile del cuore, anche in senso non metaforico (la sezione del Diario verosimile racconto un ricovero ospedaliero per una pericardite) a riscattarne ii carattere di futilità un po' fi tzgeraldiana, come potrebbe essere in un Fitzgerald di scrittura corsiva. E' lei a costruire la traccia di un possibile filo di. interiorità. Tutto s'incastra di fatto tra una fuggitiva contemplazione della morte e una morte patita: da un viaggio in treno in mezzo alle risaie piemontesi («Bisogna vivere per imparare a morire») ad un ricordo del padre che diventa l'emblema più dignitosamente rivissuto di un'esistenza priva di radici. Il recupero di una figura cosi conflittuale come quella paterna (l'alsaziano Jean-Paul Elkann, già presidente della Comunità ebraica di Parigi, Commandeur della Légion d'Honneur: «lui era sempre il primo») è forse il momento in cui Elkann appare più vicino alla necessità di imparare a guardarsi. La bellezza del paesaggio d'acque e la bellezza rimemorata del padre racchiudono la linea d'ombra di un percorso che vive quasi tutto di esterni. Non a caso in un frammento di diario-diario risalente al '78 è la prima moglie Margherita (Agnelli) a indicare al giovane marito inquieto la direzione: «Margherita dice che dovrei guardarmi dentro con maggior profondità». Che sia proprio questa la condizione prima per trasformare un diario pur dichiaratamente verosimile in un diarie vero? Giovanni Testo

Luoghi citati: Parigi