CHIACCHIERE CON LE NINFE

CHIACCHIERE CON LE NINFE CHIACCHIERE CON LE NINFE // fascino dei carmi bucolici A poesia pastorale antica così come la troviamo codificata nelle composizioni di Teocrito lascia scorrer davanti ai nostri occhi figure delicate, la cui natura, se pure non consiste della pasta fatata che Calvino assegnava ai personaggi ariosteschi, va a imparentarsi strettamente con la sostanza dei soampestri qua e là affacciati sul mare incontria gni. Su sfondi campestri, qua e là affacciati sul mare, incontriamo il Ciclope, goffo mostro galante, il languido Dafni dal mesto destino, fanciulle evanescenti, divinità silvane come Pan e le Ninfe, e tutta una popolazione di bovari, caprai, custodi di greggi, specialmente ritratti nell'atto di suonare e comporre, magari a gara, canzoni. Nato in Sicilia, Teocrito visse fra la madrepatria, l'isola di Cos e la corte tolemaica di Alessandro d'Egitto, in un arco di tempo compreso all'incirca fra il 310 il e il 260 a. C. Poeta dotto e raffinatissimo, coltivò diversi generi poetici, e questa varietà è riflessa nel corpus a noi conservato, che non ci ha salvato tutte le sue composizioni, ma consta di 31 carmi (alcuni dei quali di dubbia autenticità, normalmente assegnati a imitatori), e una ventina di epigrammi. Insieme a Teocrito sono state poi tramandate - con discrepanze fra i vari manoscritti - alcune composizioni di altri poeti; vi spiccano accanto a una serie eli carmi figurati, quelle dei cosiddetti «bucolici minori» Mosco di Siracusa e Bione di Smirne (assegnati al II secolo a. C). Nel recente rifiorire dei classici sul nostro mercato librario, Teocrito aveva già conosciuto una certa fortuna, con i pregevoli tascabili curati da Marina Cavalli (Oscar Mondadori 1991) e Bruna M. Palumbo Stracca (Bur Rizzoli 1993). L'edizione di Onofrio Vox per i «Classici Utet» compare in una collana non tanto divulgativa quanto di taglio scientifico, e perciò risulta più ricca di apparati; ma soprattutto ha il pregio di presentarci, tradotto e annotato, l'intero complesso di questi poeti, inclusi alcuni frammenti papiracei. L'introduzione si dedica innanzitutto alla «preistoria» della poesia bucolica, in una esplorazione delle radici che corre da Omero (della cui Iliade è recentissima l'edizione curata da Guido Paduano per la Plèiade di Einaudi) e dall'Oriente antico al Ciclope di Euripide e alle risultanze della poesia ellenistica. In secondo luogo tratta il problema dell'inquadramento di questa poesia nell'ambito dei generi letterari antichi, proponendo a riconoscere nella bucolica un sottogenere del tutto particolare della poesia epica. Argomentando, Vox ricorre volentieri all'esibizione di ampi stralci delle fonti antiche, secondo un procedimento già sperimentato in una ricchissima antologia della Lirica Greca preparata insieme a Francesco De Martino (3 volumi, Levante Editori, Bari, 1996), prezioso archivio di notizie, materiali, commenti. A proposito del quale, sia lecito sottolineare che, sebbene spesso trascurata, l'editoria scolastica italiana conosce titoli di rilevante valore, pienamente recuperabili non solo al piacere di ogni lettore colto, ma anche - e specie in tempi in cui il livello medio della preparazione scolastica tende a abbassarsi - all'adozione universitaria. Si pensi, per fare qualche caso latino, alle varie antologie curate da Antonio La Penna (La Nuova Italia) 0 a quella virgiliana di Alfonso Traina uscita da Loescher {Virgilio. L'utopia e la storia. Il libro XII dell'Eneide e antologia delle opere, L. 20.000). In questo elegante libro della Utet - che parallelamente ci offre nei «Classici della Filosofia» 1 due volumi delle Enneadi di Plotino - l'incantevole poesia di Teocrito torna a proporre le sue trame sofisticate in una traduzione in prosa fedele, semplice e aliena da ogni ten¬ tazione aulica. Ne risulta esaltata la limpidezza di tocco con cui questi antichi poeti perseguono i loro preziosismi. Si pensi alla mimetica aderenza alle chiacchiere delle due protagoniste nelle Siracusane, o alla gara «botta e risposta» nel capitale idillio V, regolata e decisa da un sottilissimo criterio enigmistico (cfr. p. 160). Ma molte piacevoli sorprese possono riservare anche i cosiddetti bucolici minori. Oltre alla curiosità destata dai carmi figurati (le ali, la scure, l'altare, e così via: pp. 500 ss.), ecco gli incantevoli giochi di specchi neH'«epillio» Europa di Mosco: se Zeus, per amare Europa, si tramuta in toro e la rapisce traversando il mare, il cestello della fanciulla reca effigiata la vicenda di Io, un'altra fanciulla amata da Zeus, che pure si trovò a varcare flutti, tramutata a sua volta, e in giovenca. Intanto, da un suo frammento (1 Vili), Bione lascia ai posteri una riflessione ancora salutare: «Se le mie poesiole son belle, anche da sole, queste che già la Musa mi ha concesse, basteranno a darmi gloria. Ma se non sono gradevoli, perché faticare a farne altre ancora?». Alessandro Fo CARMI di Teocrito e dei poeti bucolici minori a cura di O. Vox Utet pp 534. L 90.000 Un volume dei «Classici Utet», diretti da Itale Lana, raccoglie i «Carmi» di Teocrito e dei cosiddetti poeti bucolici minori dell'antica Grecia

Luoghi citati: Bari, Bione, Egitto, Europa, Grecia, Italia, Sicilia, Siracusa, Smirne