IL KILLER IMBRANATO DI LUIS SEPULVEDA

IL KILLER IMBRANATO DI LUIS SEPULVEDA LI ANTEPRIME IL KILLER IMBRANATO DI LUIS SEPULVEDA Dall'avventura in Patagonia al thriller* ICONO bene i critici spagnoli: Luis Sepùlveda, «quel ragazzo cileno perso nel Sud del mondo, che aveva un nonno spagnolo mangiapreti», è un gran giramondo, che non riesce a star seduto a lungo nello stesso posto (ma lo dicono in modo più efficace e volgare), un po' Bruce Chatwin latinoamericano, tutto impegno ecologico, quando gira per la Patagonia, un po' spagnolo in cerca delle sue origini, quando finisce in un altro Sud, quello della Spagna, come accade nel suo recente Patagonia Express, un po' avventuriero alla ricerca di imprevisti, di inganni, di imprese da raccontare, come si era già dimostrato in Un nome da torero. Anzi, a dir la verità, chi scrive aveva già intuito la sua passione per la suspense in II mondo alla fine del mondo dove, fino alla conclusione del libro, non si sapeva se a vincere sarebbero stati gli ideali di Greenpeace e le balene oppure i giapponesi che le balene volevano sterminare. Troviamo ora un Sepùlveda che alle balene ha proprio voltato le spalle e si dichiara apertamente scrittore di thriller; ecco infatti, corredato da un titolo appropriato, Diario di un killer sentimentale, una vicenda tutta urbana, dove l'America Latina, il Sud del mondo con tutti i contrasti e le sue disgrazie, si intravedono appena. A meno che non si considerino altrettante disgrazie gli omicidi su commissione (commissione «con sei zeri sulla destra e esentasse»), l'andare in giro per il mondo per aeroporti, hotel di lusso, Concorde, lunghe soste nelle toilettes di questi locali per vedere allo specchio la propria immagine, l'unica con la quale si riesca a colloquiare, e intervalli di amore pagato profumatamente. E a meno che il sentimento non intervenga (ma si tratta, probabilmente, di un titolo ironico) quando si rompono le regole della categoria. «Un professionista vive solo, e per dar sollievo al corpo il mondo offre un'ampia scelta di puttane. Avevo sempre osservato con grande rigore il comandamento misogino, sempre. Finché non la conob- bi... Tre anni con lei. Si fece donna in fretta, le fiorirono i fianchi a forza di usarli, il suo sguardo divenne astuto, capì che il piacere sta nell'essere esigenti... Fece un bel passo da bambina a gran figa. «E nel frattempo io violai varie regole sulla sicurezza, soprattutto quelle che si basano sulla solitudine e sull'anonimato, sul restare uno sconosciuto, sul non essere altro che un'ombra, e così l'appartamento dei contatti divenne l'ufficio dove dovevo andare ogni giorno, mentre il pomeriggio e la sera ne dividevamo un altro che iniziò a puzzare di casa borghese perché venivano i suoi amici e si facevano feste. In quei tre anni portai a termine vari incarichi in Asia e in America, e credo addirittura di aver superato me stesso come professionista perché agivo alla svelta per tornare da lei». Alla svelta, appunto. Sepùlveda è, come sempre, abilissimo nel far scivolare via la storia: questa volta, sul ritmo dei taxi, degli aeroporti, delle telefonate, degli agguati, degli amori inutili e perfino delle ore morte, quelle dell'attesa. Ma penso sia proprio questo ritmo, lo stesso, del resto, a cui si conformano ormai, con maggiore o minore successo, tutti gli autori di polizieschi anglosassoni, a dirci che il protagonista sarà un sentimentale, ma il libro non è un noir, come è affermato nella controcoperta. Il noir vuole la lentezza, la chiusura, i ritmi misteriosi e morbosi di ambiente e famiglia che inventò Simenon per territori di poche centinaia di chilometri. Il noir non appartiene all'epoca dei cellulari, di Internet e dei computer, così come, del resto, io non credo appartenga neppure più alla nostra epoca il vero poliziesco, il vero giallo, nato, esattamente come u noir, alla fine del secolo scorso, dalla fiducia nella cultura positivistica, al momento di Lombroso e delle schedature di impronte e di crani. Siamo ormai in un altro mondo e, come sempre, Sepùlveda ha saputo intuirlo e costruirlo assai bene. Per questo, non diremo nulla del finale, unica vera sorpresa della settimana maledetta di questo killer un po' imbranato. Angela Bianchini Una vicenda urbana dove l'America ÌMina e il Sud del mando con tutti i suoi contrasti si intravedono appena DIARIO DI UN KILLER SENTIMENTALE Luis Sepùlveda traduzione di llide Carmignani Guanda pp. 73. L. 16.000 ANATO EDA al thriller* erso gran a lo merispadella ntuome rive del e sahe le lene ller; «Diario di un killer sentimentale» sera ziò a rché vano tere in a di proelta Alè, coscivsul ridelleamodellsto k Luis Sepùlveda: esce da Guanda il suo nuovo racconto, «Diario di un killer sentimentale»

Persone citate: Angela Bianchini, Bruce Chatwin, Carmignani, Guanda, Lombroso, Luis Sepùlveda, Simenon

Luoghi citati: America, America Latina, America Ìmina, Asia, Spagna