Tempi lunghi per le 35 ore

Tempi lunghi per le 35 ore In forse il termine del 31 gennaio definito da governo e Prc. Il sindacato: «no» al taglio per legge Tempi lunghi per le 35 ore Romiti: «Resta la nostra avversione» ROMA. Slitta, senza traumi, il termine del 31 gennaio fissato nel famoso accordo Prodi-Rifondazione comunista per la presentazione di un disegno di legge del governo sulla riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore dal 2001. E' questo il segnale più significativo emerso da un lungo incontro convocato a Palazzo Chigi per preparare l'avvio dell'atteso confronto tra l'esecutivo e le parti sociali su uno dei problemi più spinosi del momento. Un incontro informale, che però è servito fin dalle prime battute a mettere a fuoco aspetti importanti in una sede autorevole: a fianco del presidente del consigbo c'erano il vice presidente Veltroni, il ministro del lavoro Treu e il sottosegretario alla presidenza Micheli; dall'altro lato del tavolo, i leader di Cgil-Cisl-Uil Cofferati, D'Antoni e Larizza accompagnati dal segretario generale aggiunto della Cgil Epifani e dal numerodue della Uil Musi. Ieri sera poi, a sorpresa, i vertici della Confindustria si sono visti con Micheli e Treu. L'incontro, che doveva restare riservato, è durato sino a tarda sera. Alla trattativa «vera», che partirà fra qualche settimana, il governo si presenterà con una sua proposta ed anche i sindacati annunciano che metteranno in campo una ipotesi unitaria di soluzione. Ma, dalle dichiarazioni rese a conclusione della riunione affiora qualche orientamento di rilievo, mentre il direttivo della Confindustria simultaneamente bolla drasticamente il percorso verso le 35 ore e il presidente della Fiat Romiti ribadisce: «Resta ferma la nostra avversione di principio. Non c'è nulla di cambiato, anche se la tattica è un'altra cosa». Così, infilandosi in questo ginepraio, non a caso Treu rileva che la data del 2001, fissata nell'intesa con Rifondazione per l'entrata in vigore della legge sulla riduzione a 35 ore, è una delle questioni più delicate da discutere. «E' presto - aggiunge - per fare delle previsioni sul come andrà a finire, ma è certo che la legge di indirizzo non dovrà mortificare la concertazione. D'altra parte, l'accordo prevede la costituzione di una commissione triangolare che dovrà preparare la via per un testo legislativo: è una strada che vogliamo seguire in fondo, puntando ad una legge costruita sulla concertazione». D'Antoni conferma che nell'incontro si è preso atto che non c'è l'obbligo per il governo di presentare il disegno di legge entro il 31 gennaio e che, quindi, i tempi possono slittare tranquillamente. E, insieme a Cofferati e Larizza, punta i piedi sull'obiettivo fondamentale delle tre confederazioni sindacali: la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore va perseguita per via contrattuale, non per legge. Larizza spiega: «Al sindacato non si può chiedere di essere l'esecutore di un «decreto-catenaccio». Non possono essere altri a dire ad un soggetto sociale libero cosa deve fare e quando. Prendiamo atto dell'accordo di maggioranza, ma ci prenderemo anche tutto il tempo necessario. L'orario è una questione interessante, ma il lavoro è urgente». Dunque, incalza Cofferati i punti principali della proposta sindacale saranno: centralità della contrattazione e legge di sostegno, utilizzo di quote di produttività per finanziare la riduzione dell'orario, flessibilità per stimolare l'aumento dell'occupazione. Comunque, secco «no» alla «via francese»: «Ci sarà una via italiana, con riduzione contrattata per tutte le aziende, non solo per quelle con più di 15 dipendenti». A sostegno della tesi confederale, il segretario generale della Uil-metalmeccanici Angeletti boccia l'ipotesi di riduzione generalizzata per legge: «Una scelta assurda e del tutto ininfluente per il rilancio occupazionale». A margine del direttivo della Confindustria, dopo Romiti, Merloni sottolinea che le 35 ore non darebbero certamente una risposta alla disoccupazione. Molto più utili, incalza Pininfarina, sarebbero una maggiore flessibilità e un'attenuazione della pressione fiscale e contributiva. E la Federmeccanica alza il tiro, promuovendo per il 23 gennaio a Roma una manifestazione internazionale per denunciare gli effetti gravissimi della ventilata riduzione di orario sull'economia e in particolare sul settore metalmeccanico. Gian Carlo Fossi 1996: ORARI DI LAVORO* i DISOCCUPAZIONE IL MONDO A CONFRONTO I—I—g—I L'ACCORDO SULLE 35 ORE «Orario di lavoro. Il governo si impegna a presentare nel gennaio '98 un disegno di legge che preveda la riduzione dell'orario a 35 ore a partire dal 1° gennaio 2001. La messa a punto del Dal sarà seguita anche da una commissione trilaterale, con governo e parti sociali. La riduzione dell'orario di lavoro si applicherà nelle aziende con più di 15 addetti» y _ (•) 1995 Per Usa e Giappone, orario medio di tutti ì dipendenti. Per i Paesi europei, orario i dipendenti con impiego a tempo pieno. Il ministro del Lavoro Tiziano Treu

Luoghi citati: Giappone, Roma, Usa