Un dono dei cardinale a Fidel

Un dono dei cardinale a Fidel Dal '59 nessun prelato aveva parlato in televisione ai fedeli: la visita del Papa sarà come un passaggio di Dio Un dono dei cardinale a Fidel Appare in tv e critica le sanzioni WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «La visita del Papa sarà come un passaggio di Dio attraverso la nostra Storia». Cauto, impacciato, a tratti perfino un po' nervoso, il cardinale Jaime Ortega è comparso per la prima volta alla televisione cubana per preparare la popolazione alla visita di Giovanni Paolo II. Non era mai successo che un prelato della Chiesa cattolica parlasse ai fedeli in tivù da quando Fidel Castro arrivò al potere nel 1959. E in questo senso l'intervento di mezz'ora di monsignor Ortega rappresenta un primo segnale concreto dell'impatto che la visita del Papa sta già avendo sull'isola. «Lascerà tra noi un gran bene», ha detto il cardinale Ortega, seduto aduna scrivania con accanto una foto del Papa, una statuetta della Madonna e una copia della Bibbia. «E i valori che porta, il suo atteggiamento spirituale saranno un beneficio non solo per quelli di noi che credono in Gesù Cristo, ma per tutto il Paese». In Vaticano l'intervento di Ortega è stato accolto come un segnale importante. All'inizio della lunga trattativa diplomatica sul viaggio papale l'Avana aveva infatti oppo- sto una certa resistenza all'idea di far comparire il cardinale in tivù prima dell'arrivo del Papa. Ma fonti vaticane citate dall'Ap esortavano ieri a non esagerare il significato politico dell'intervento di Ortega e ricordavano che a una settimana dal viaggio c'erano ancora parecchi nodi da risolvere. «Alcuni minuti concessi alla Chiesa cattolica do¬ po 36 anni di silenzio non sono poi così tanti», hanno aggiunto. Ortega, che deve anche pensare al futuro della Chiesa cattolica a Cuba una volta che il Papa avrà lasciato l'isola, è stato comunque molto attento nel calibrare le sue parole. Ed ha colto l'occasione per condannare indirettamente le sanzioni americane contro l'isola. «Il Pontefice ha detto - ha una visione ampia dei diritti umani, non ci può essere una selezione». Ed ha ricordato che il diritto al cibo è uno dei punti fondamentali dell'azione di Giovanni Paolo II. Proprio ieri, tra l'altro, un gruppo prestigioso di politici e uomini d'affari americani ha colto l'occasione della vi¬ sita papale per incoraggiare l'amministrazione Clinton a mettere fine alle sanzioni. «E' arrivato il momento di piantare i semi di un rapporto sano tra il popolo americano e quello cubano», ha detto il miliardario Dwayne Andreas, presidente dell'Archer Daniels Midland Co., gigante dell'agri-business, a nome del gruppo. L'intervento di Ortega è stato significativo tanto per le cose dette che per le cose non dette. In più di un'occasione ha dato la sensazione di non voler urtare la sensibilità del regime sul tema della religione. E si è guardato bene dal segnalare che il numero dei fedeli continua a crescere a Cuba - fatto che invece non esita a ribadire nei suoi sermoni domenicali. Ortega non ha parlato di Castro, non ha parlato di politica, e non ha nemmeno fornito elementi informativi sulla visita del Pontefice, forse perché il regime ci tiene a mantenere un controllo assoluto sull'evento. Piuttosto, l'obiettivo principale del suo discorso è parso quello di spiegare ad una popolazione che sa poco o nulla di Papa Wojtyla chi è questo personaggio che viene a far loro visita la settimana prossima. Per Ortega, ieri è stato comunque il giorno della riscossa. Aveva appena 23 anni all'epoca della Rivoluzione, quando centinaia di preti dovettero abbandonare Cuba. Negli Anni Sessanta, quando il regime di Castro si definiva ateo, fu portato a lavorare in una fattoria di Stato. Poi, negli Anni Settanta, la Costituzione cubana fu emendata per mettere fine alla discriminazione religiosa. Il regime da ateo diventò laico, e la persecuzione dei preti cessò. Nel 1981 Ortega divenne arcivescovo dell'Avana e nel 1994 fu fatto cardinale. Negli ultimi anni i rapporti tra Cuba e Santa Sede hanno continuato a migliorare, creando le premesse per la storica visita di Fidel Castro in Vaticano nel 1996. Da allora le due parti sono impegnate in una serrata trattativa diplomatica, con Castro che spera di ottenere un'importante legittimazione dalla visita del Papa e Giovanni Paolo II che spera di gettare le basi di una nuova fioritura della fede cattolica a Cuba. Andrea di Robilant Si lavora alla preparazione dell'altare nello stadio Manuel Fajardo a Santa Clara Un prestigioso gruppo di politici e uomini d'affari americani per la prima volta chiede a Clinton di mettere fine al blocco economico dell'isola caraibica

Luoghi citati: Avana, Cuba, Washington