Jospin inciampa nella Storia di Enrico Benedetto

Jospin inciampa nella Storia Si scatena un pandemonio, tentativi di aggressione, poi l'opposizione abbandona l'aula Jospin inciampa nella Storia Alla Camera: destra schiavista e anti-Dreyfus PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tra le involontarie vittime dell'Affaire Dreyfus figura, da ieri pomeriggio, Lionel Jospin. Alcune frasi malaccorte all'Assemblée Nationale sul capitano, critiche verso la Destra, gli sono valse una mezza aggressione fisica, schiamazzi, contumelie, e infine un beau geste che la minoranza meditava da tempo: abbandonare platealmente l'aula. Ma pure lo Zio Tom è complice delle disavventure storico-politiche jospiniane. Nel medesimo discorso, rievocando lo schiavismo - cui la Gauche pose fine proprio 150 anni fa - il professorale Jospin ha messo sott'accusa gli avi politici di Philippe Séguin e Francois Léotard, i suoi principali avversari. L'opposizione ha gradito ancor meno, se possibile, l'excursus, giungendo a reclamare: «Vattene». Malgrado il crimine di lesa storia costituisca in Francia la più obbrobriosa fra le colpe, il primo ministro non si dimetterà. Il clamoroso parapiglia alla Camera - assai più disciplinata della consorella italiana, dicono le statistiche - ferisce però un Jospin che già sembra annaspare su disoccupati, banlieues e 35 ore. E nuove manifestazioni si annunciano nel weekend, con i senzalavoro ancora in piazza. Settimana horribilis - insomma - per Lionel Jospin, che era un bravo generale ma da qualche tempo non sembra più nemmeno fortunato. Come dimostrano Dreyfus & Zio Tom quali inattese pietre d'inciampo. Nel citare la schiavitù - soppressa grazie alla Sinistra: ma bisognerebbe aggiungere liberale, cioè assi diversa dalla futura Gauche - il premier poteva non calcare la mano. Ma la tentazione era troppo grossa. Così l'elogio verso il riformismo ottocentesco ha finito per trasformarsi in un j'accuse contro i suoi avversari. Dell'epoca, beninteso. Ma agli chiracchiani, in particolare, è parso che Lionel Jospin li trattasse da neoschiavisti. Laddove fu de Gaulle, se vogliamo essere pignoli, a liquidare l'Impero coloniale. «Vergogna!» «Buffone», «Dimettiti». Le grida colgono di sorpresa il leader ps e l'intera maggioranza. Jospin potrebbe ancora tacitare i contestatori, e invece peggiora la situazione evocando l'antisemitismo che un secolo or sono - altro anniversario - il Centro e la Droite manifestarono nella dolorosa vicenda Dreyfus. «La Gauche, da Jaurès a Gambetta, stava dalla parte dell'ufficiale ebreo. E gli altri?» lancia. Nella foga, un bello svarione. Leon Gambetta, vulcanico alfiere del radicalismo transalpino e germanofobo all'ennesima potenza, non poteva che perorare neli'oltretomba la nobile causa. Morì, in effetti, 12 anni prima che la Francia scoprisse un emblematico antieroe in Alfred Dreyfus. Il neogollista Séguin, storico nel tempo libero, coglie al balzo l'occasione per fustigare il pressappochismo jospiniano. «Abbiamo un premier ignorante» dice. Prima di aggiungere, perfido: «Ma bisogna provare a capirlo. Diamogli le attenuanti. I senza lavo¬ ro l'hanno messo nei guai, e non sa più che pesci pigliare». Per chiudere la querelle, l'rpr (ribattezzatosi «R» come «rassemblement», raggruppamento) e l'udf proponevano scuse pubbliche. Jospin lo esclude. «Ritengo di non aver offeso nessuno», spiega. Ha ragione, però il vero problema è un altro: la sua imperizia. Non ha misurato il rischio. E alle prime reazioni ostili, nessuna souplesse. Poteva correggere la rotta attutendo lo choc. Sembra, al contrario, comportarsi da Juppé. E non è un complimento. I dietrologi suggeriscono tuttavia una spiegazione alternativa. Jospin cercava lo scontro, si mormora. Sul piano sociale, la sua debolezza è ormai endemica. Paradossal¬ mente, gli attacchi lo rinvigoriscono. Tesi un po' capziosa, ma dimostrabile a posteriori. Verdi e comunisti, tiepidi verso l'esecutivo in cui pure compaiono loro ministri, non potevano che serrare le fde intorno allo Jospin in disgrazia. Morale: applausi alla fine del suo discorso - per un pubblico quasi confidenziale - e dichiarazioni solidali con il premier. Il caso finirà presto nel dimenticatoio. Nondimeno è, in qualche misura, un campanello d'allarme. Una gigantografia che riproduce il «J'accuse» campeggia sul neoclassico Palais Bourbon che alberga l'Assemblée. Ma Jospin, lui, sembrerebbe accusare solo una pessima salute politica. Enrico Benedetto Il primo ministro sembra cercare lo scontro per I allontanare l'attenzione dai temi sociali Ma i senzalavoro già annunciano una ondata di manifestazioni nel prossimo fine settimana Il premier francese Jospin e una immagine dei disordini a Parigi durante la protesta dei senza lavoro I

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