Spunta un fax, niente manette per Cito

Spunta un fax, niente manette per Cito Colpo di scena a Montecitorio poco prima del voto: la documentazione rispedita alla Giunta Spunta un fax, niente manette per Cito E Berlusconi difende Previti: non sarà arrestato ROMA. Quello di ieri doveva essere un «voto test» su Cesare Previti, o, almeno, molti si immaginavano che così fosse. Ma non è stato perché la Camera dei deputati, alla fine di una giornata a dir poco confusa, non si è espressa sull'arresto di Giancarlo Cito. Ha rinviato gli atti alla giunta per le autorizzazioni a procedere, con l'accordo di tutti 0 quasi (Lega e Rifondazione astenute, 358 voti di scarto tra i «sì» e i «no»). Il motivo? In aula, alle sette meno dieci di sera, è comparso come d'incanto il testo di un'ordinanza del gip di Taranto che nega ai difensori di Cito un provvedimento di scarcerazione non essendosi ancora provveduto all'arresto. Come a dire: una volta che l'indagato finirà in galera, solo allora si potrà decidere se tenercelo o meno. Meraviglia, panico: a questo punto è stato chiesto il rinvio in Giunta di tutti gli atti (che probabilmente torneranno alla procura di Taranto), con la sinistra democratica che si esprimeva a favore di questa soluzione, criticando pesantemente l'autorità giudiziaria. Eppure il «caso Cito», sebbene orfano di un voto, si è rivelato lo stesso indissolubilmente legato alla vicenda Previti, come ha dimostrato tutto l'andamento della giornata di ieri. In mattinata non c'era deputato che non parlasse dell'ex sinda- co di Taranto con l'attenzione rivolta al voto della settimana prossima, quello sul deputato forzitalista. Umberto Bossi dichiarava: «Io voterò no ab'arresto di entrambi». I popolari (che in giunta si erano dichiarati favorevob all'arresto di Cito) mutavano posizione: non esistono più i presupposti per il carcere, spiegavano, perché i coimputati dell'ex sindaco di Taranto sono stati messi in libertà. Qualche pidiessino malevolo insinuava che il mutamento di rotta era obbligato, giacché su Pre¬ viti la gran parte del ppi intende votare contro la richiesta di arresto. An, prendendo lo spunto dalle votazioni su Cito poneva un'altra questione: come tutelare gli astenuti, in caso di scrutinio segreto, visto che sul tabellone elettronico dell'aula, al contrario dei «sì» e dei «no», le astensioni sono visibili? Un modo per prendere tempo su Previti, si inalberava la sinistra democratica. Insomma le due vicende, quelle del deputato forzitalista e dell'ex sindaco di Taranto, continuavano a intrecciarsi per tutta la giornata. La presenza al gran completo di tutti i forzitabsti, per il voto pomeridiano, stava b a testimoniarlo. C'erano Dell'Utri e Previti. E c'era Berlusconi, arrabbiato con Fabio Mussi. «L'ok all'arresto di Previti faciliterà le riforme», aveva sostenuto il dirigente pidiessino. «Una tesi veramente singolare», secondo il Cavaliere. La seduta cominciava puntuale. Veniva respinta la richiesta ccd di rinvio degli atti riguardanti Cito alla Giunta, poi una sospensione, quindi il presidente della Camera Luciano Violante tornava in aula per annunciare che il voto sarebbe slittato all'indomani. Niente voto, però, perché faceva la sua comparsa il fax del gip di Taranto. Il Polo, naturalmente, esultava, il centro sinistra sbandava. Il capogruppo ppi Sergio Mattarella chiamava Mussi (che non era presente in quel momento in aula) per chiedergli un consiglio sul da farsi. Il presidente della Commissione anti- corruzione Giovanni Meloni rifletteva ad alta voce sull'opportunità di chiedere un intervento del Csm nei confronti di quel gip di Taranto. Il dipietrista Elio Veltri urlava: «Se quel documento fosse arrivato dopo il voto, il Parlamento sarebbe stato sputtanato». «Quello commentava il pidiessino Paolo Raffaelli - era un trappolone: avete visto Previti? Aveva un sorrisone a 72 denti». Il retino Giuseppe Scozzari sembrava non volerci stare: «Cito ha salvato Previti», commentava rosso in volto, criticando Violante che aveva messo ai voti il rinvio in Giunta. Mentre il rifondatore Ramon Mantovani se la prendeva con il pds che di fronte al documento del gip di Taranto aveva mutato opinione sull'arresto dell'ex sindaco. I parlamentari dell'Ulivo si riversavano nel Transatlantico perplessi e inquieti. Ma, seppur con il dubbio di essere finiti in un trabocchetto, ai deputati del centro sinistra - o meglio, alla maggior parte di loro - non restava altro da fare che accettare la strada della Giunta, Cesare Previti sorridente o meno. E il Cavaliere resta «ottimista» sull'esito del voto in aula a proposito dell'arresto di Previti: «Non passerà - aggiunge -. Ho fiducia negli altri e credo che la Camera non darà l'autorizzazione, il Parlamento saprà giudicare liberamente», fm. t. m.] A «<ntstra Silvio Berlusconi con Cesare Previti

Luoghi citati: Roma, Taranto