Di Bella; non vendo sogni, sono serio di Daniela Daniele

Di Bella; non vendo sogni, sono serio Prima alla Camera, poi in commissione oncologica, il professore apre al dialogo sulla sua cura Di Bella; non vendo sogni, sono serio E Prodi: dobbiamo dare chiarezza, non illusioni ROMA. «Credo che, a questo punto, nessuno possa più dire che il professor Di Bella è in malafede». Giuseppe Benagiano, direttore dell'Istituto Superiore di Sanità, sintetizza il clima della giornata romana del fisiologo modenese: l'incontro con la commissione Affari Sociali della Camera, al mattino, e con la Commissione Oncologica Nazionale, al pomeriggio, che valuterà la sua cura per i tumori, nonché con il ministro della Sanità, Rosy Bindi. Luigi Di Bella ha fatto la sua puntualissima comparsa a Montecitorio alle 11,30, accompagnato dal figlio Giuseppe e accolto dalla presidente della commissione Affari Sociali, Marida Bolognesi. Curvo, affaticato nel corpo, ma dotato di un carisma capace di sorreggerlo in queste ore piene di impegni, ha esordito: «Preferisco parlare in piedi», cogliendo di sorpresa chi si offriva di far sedere lui e i suoi 85 anni. E ha parlato, sempre lucido e sicuro: «Inutile dire quanto sia perplesso in un ambito nuovo per me. Per 40 anni ho parlato solo a studenti uni¬ versitari». Ha debuttato dicendo che «un regime poliziesco non avrebbe mai fatto quello che ha fatto il presidente deb'Ordine dei medici» e ha chiesto le dimissioni di Aldo Pagni (il quale, più tardi, parlerà di un equivoco). Poi ha messo i proverbiab puntini sube «i». Pimto primo: il cittadino e U medico devono avere libertà di cura. «Negb ultimi tempi - ha tuonato - abbiamo assistito alla coercizione terapeutica da parte del medico. Ma se c'è una professione rigorosamente legata alla coscienza e alla persona è quella medica». Secondo punto: approvvigionamento dei farmaci. Di Bella ha ammesso che la sua cura, nella parte che riguarda la somministrazione per via parenterale, costa 220 mila lire al giorno, ma che il dosaggio, dopo i primi miglioramenti, viene ridotto e quindi costa di meno, mentre la parte che viene assunta per bocca «non ha mai un prezzo al di fuori di qualsiasi borsa». Però, secondo il fisiologo, bisogna fare i conti «contro lobbies di casta e interessi di case farmaceutiche». Terzo punto: la filosofia del suo metodo. «Il principio della chemioterapia è distruggere le cellule tumorali, arrivando però a distruggere anche quelle normah. Io promuovo invece una condizione di vita impossibile alle cellule tumorab». Convivere con il tumore, non ricorrendo a terapie tossiche, potendo fare mia vita normale: questa è la promessa. «Non sono sogni - ha detto -, ma aspirazioni alle quab credo di essere un po' arrivato». Immediata la raffica di domande. Qualcuno ha tentato un breve comizio, subito rintuzzato dall'attentissima presidente. Molti dei parlamentari che hanno preso la parola sono medici. Come l'onorevole Saia: «Dobbiamo evitare che i pazienti abbandonino cure di provata efficacia per rivolgersi a terapie di cui non si conosce nulla. Ci aiuti, professore, a far chiarezza»; o l'onorevole Massidda: «E' in grado di delineare le patologie per le quali il suo metodo è utile? Ha fatto studi comparati tra la sua e le terapie tradizionab? Ha dati sulla sopravvivenza dei suoi pazienti?»; o l'onorevole Del Barone: «Lei, attraverso la sperimentazione, intende sostituirsi alle terapie tradizionali?». Di Bella, dopo aver realizzato di avere di fronte un uditorio di colleghi, ha abbandonato il bnguaggio comune per quello tecnico e ha risposto anabzzando gli elementi che compongono la sua cura e osservando come ogni sostanza sia stata già ampiamente sperimentata, ma da sola e relativamente a un solo effetto sull'organismo. «Questo non vuol dire - ha precisato che non possa avere altri effetti, se associata con altri elementi». E poi si è detto preoccupato per i medici che, con il suo nome, «spillano solo denaro ai malati, spacciandosi per miei allievi». E' stata quindi la volta della Commissione oncologica. Due ore e 20 d'incontro con i potenti dell'oncologia italiana. Poi, con il suo passo lento, tra la folla, il medico ha lasciato il ministero. E il ministro Rosy Bindi, con i professori Veronesi, Tomatis e Amadori, che guideranno il comitato di sperimentazione, hanno dato l'annuncio ai media: s'è avviata la collaborazione; la sperimentazione si farà al più presto; le sostanze saranno preparate dal laboratorio di chimica del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità; Di Bella collaborerà a mettere a punto il protocollo. «Si è avviata una fase positiva ha commentato Rosy Bindi - e il professore metterà a disposizione la sua esperienza, i molti anni di ricerca e i rapporti con i malati». Dunque, molto rumore per nulla. Quella che pareva una rivolta civile in atto si è conclusa in un abbraccio. «Nessuno dirà più che Di Bella è in malafede», secondo Benagiano. E alla Camera Romano Prodi ha dichiarato: «Il governo sta cercando di evitare qualsiasi strumentalizzazione e speculazione sul caso Di Bella. E si preoccupa di dare ai cittadini sofferenti chiarezza e non illusioni». Daniela Daniele

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