Nessuna emozione e solo 2 caffè zuccherati

Nessuna emozione e solo 2 caffè zuccherati La vittoria del Professore-eroe Nessuna emozione e solo 2 caffè zuccherati AROMA L cubnine della gloria lo hanno convocato nella Capitale: arriva sempre il momento in cui, sotto la spinta dell'entusiasmo popolare, il Potere distratto spalanca le braccia all'eroe, non si sa se per abbracciarlo o per strozzarlo. L'esito non dipende dal Potere, che obbedisce a logiche eterne. Dipende dall'eroe. Il nuovo eroe nazionalpopolare Luigi Di BeUa ha visto il sorriso del Potere. «Provo a fidarmi», dice. Attento, professore. E' arrivato a Roma alle prime luci dell'alba ed è immediatamente precipitato dentro una malattia a lui ignota: l'ingorgo dei pendolari. Viene dalla «sana» provincia anche lui, come queU'altro. E come il predecessore molisano non dorme mai. La sera precedente aveva partecipato alla trasmissione di Costanzo e Mentana, gettando nel panico e nel ridicolo il disservizio pubbbco della Rai. All'una di notte visitava ancora malati. Alle cinque e mezzo la sua sagoma curva e dolcissima, sormontata da un cappello più largo di lui, si infilava dentro un'auto in direzione di Roma. Come il Di Pietro di Mani Puhte, il Professore Eroico fende le folle in tripudio senza scomporsi né sorridere. Passa fra i tifosi di Montecitorio con la testa abbassata sul petto e le labbra sigdlate, in perfetto «Cuccia style». Non scomporrà la sua maschera per l'intera giornata, mai lascerà trasparire un'emozione né il desiderio di un panino. Solo due caffè zuccherati: uno a colazione e uno a pranzo, ma questo non fa parte del Protocollo Di Bella, per carità. Voleva che il corpo e l'anima restassero concentrati sulle dure prove in agguato: l'audizione con i deputati diffidenti, rincontro con il ministro scettico e i medici ostib. Un eroe deve sembre afffrontare delle prove: è il suo mestiere, anche se ha 85 anni e un orgoglio coltivato a dismisura nella sobtudine. Vedendolo superarle tutte, una per una, appariva finalmente chiaro perché all'ultima curva della sua vita Di Bella è diventate l'uomo del destino. Di Bella piace innanzitutto perché ha la faccia da nonno e in un Paese governato da nipotini futili il nonno affidabile alla Ciampi funziona. Piace perché non è televisivo: non guarda dentro la telecamera quando parla e non timbra mai le parole, che gb escono di bocca come il gas quando si stappa una lattina. Non ha neppure la tv in casa: lo ha confessato a Rosy Bindi, «che mi ha tenuto per ben due volte la mano». Lo ha sedot¬ to, diavolo di una donna, «e io sono un uomo leale: le ho promesso collaborazione e non tradirò». Ecco, Di BeUa piace perché arriva da un'altra epoca. Forse anche da un altro pianeta. Alleanza nazionale, temendo dopo il primo Di Pietro di farsi scappare anche quest'altro, ha tentato di mettergb il bollino sopra, organizzando una conferenza-stampa con tricolore alle pareti. Ma quando gli hanno chiesto se la somatostatina era di destra, Di Bella ha risposto guardando un punto lontano: «La somatostatina è un composto di 14 aminoacidi. Come ogni composto chimico può ruotare sia a destra sia a sinistra...» e insomma, se non faceva finta, era davvero splendido nei panni debo scienziato fra le nuvole. Di BeUa piace perché è sicuro di sé, forse anche troppo: «Io agli americani ne avrei di cose da insegnare», ha detto a un deputato che dietro lo scudo deU'anonimato (oggi nessun pobtico può permettersi di parlarne male apertamente) ha definito Di BeUa «un ego ipertrofico». Piace perché è solo. E da solo va all'assalto di mia delle categorie più odiate daUa gente, più dei politici messi alla gogna da Di Pietro. I «baroni» della medicina. Quel celebre e stimato farmacologo, Garattini, che lo ha attaccato e di cui lui non fa neanche il nome «perché è notoriamente mi menagramo». E quei soloni della commissione oncologica «che si sono accorti, finalmente, che non vendo acqua di Lourdes». A loro, rivela il suo «ego» iperipertrofico, Di Bella ha parlato «in termini non troppo scientifi¬ ci, in quanto forse non erano in grado di seguirmi». Piace, infine, perché non descrive la malattia come mi invasore ma come un inquilino con il quale coabitare senza risse. In ostaggio offre il proprio corpo: «Mi curo col mio metodo da 40 aiuti e guardate come sto». E il Protocollo Di Bella diventa un elisir. Massimo Gramellini Si sta meglio, non peggio con la mia terapia: lo posso dimostrare nel 90% dei casi. Darò le cartelle dopo il sì dei malati *w Ci sono medici che si spacciano per miei allievi soltanto per spillare denaro a chi soffre: sono preoccupato per questo ■■ 66 IIpresidente dei medici deve dimettersi: neanche un regime di polizia avrebbe malfatto ciò che lui ha riservato a me pej ••'! otfom <*'«et/fi pi òPSRfi rriint*-' Il professor Di Bella A destra la commissione dei tecnici del ministero della Sanità

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