«Al Valentino violentate 5 donne»

«Al Valentino violentate 5 donne» Gli episodi dal settembre scorso, l'ultimo 15 giorni fa. «Nel parco mancano controlli» «Al Valentino violentate 5 donne» Denuncia di Telefono Rosa al sindaco L'ultima violenza, mormora, è di 15 giorni fa. Leila Menzio, presidente dell'Associazione volontari del Telefono rosa, denuncia: «Cinque donne, dai 17 ai 42 anni, sono state stuprate, dal settembre scorso, al Valentino. In due casi è avvenuto sotto gli occhi dei passanti, che non sono intervenuti». Episodi sconosciuti perché «nessuna ha mai presentato denuncia», trovando però il coraggio di confidarsi al Telefono rosa. Tre episodi sarebbero avvenuti in pieno giorno, di mattino o nel primo pomeriggio; gli altri di sera, dopo le 21. Due studentesse, che frequentano la Facoltà di Architettura; un'impiegata, che lavora nella zona; e due signore, episodi diversi, uscite da un ristorante del parco. Ancora Leila Menzio: «Sono state circondate da bande di giovani, tre o quattro, sempre gruppi misti, italiani e stranieri. Spinte dietro agli arbusti, in zone buie del parco, gettate a terra, violentate da uno. Gli altri attorno». La denuncia è raccolta in una lettera. Quattro pagine inviate al sindaco per raccontare «un dolore grande, vissuto da ciascuna di queste donne nella solitudine e nella paura». Una lettera che parla «della sfiducia e del timore di queste donne nelle istituzioni che avrebbero il compito di tutelarle; della paura dei giudizi della società o delle reazioni dei familiari». E che vuole «sollecitare interventi di prevenzione generale per rispondere ai bisogni di sicurezza che le donne esprimono con sempre maggiore intensità». Una denuncia che riporta il Valentino al centro dell'attenzione pubblica. Un parco - dice Leila Menzio - dal quale «è esclusa per le donne la possibilità di circolare sole, in qualsiasi momento del giorno e della notte». Situazione grave, in cui «solo l'intervento delle istituzioni può conciliare due diritti paradossalmente in contrasto: l'incolumità e la libertà di circolare». «Nel lungo periodo - suggerisce il principale intervento di prevenzione dovrà essere culturale, per modificare mentalità e costumi che stanno alla base dei reati: un lavoro che deve mcominciare subito anche attraverso il dialogo con le comunità di immigrati». A breve, «sono necessarie misure di ordine pubblico». Nel parco - scrive la Menzio - non si vedono vigni di quartiere, la sorveglianza delle forze dell'ordine è insufficiente, mancano luci e cabine telefoniche. Critica pure la situazione dei mezzi di trasporto: «Quelli pubblici non costituiscono un riferimento sicuro, considerato che le fermate - sovente luoghi di spaccio sono distanti tra loro e situate in zone deserte di sera e male illuminate». Ancora: «I parcheggi più vicini non sono sorvegliati e sarebbe opportuno permettere la sosta delle auto, almeno di notte, vicino ai locali pubblici (due donne sono state stuprate nel tragitto tra il ritrovo e il parcheggio)». Leila Menzio attacca pure il «progetto» di «installare un distributore di siringhe» in corso Vittorio, perché «comprometterebbe ulteriormente la sicurezza della zona». Ed è scettica sul «monitoraggio con telecamere» che rischia di ledere la privacy della gente. La dura presa di posizione «stupisce» e fa emergere interrogativi a chi al Valentino vive. Ossia i titolari di bar, ristoranti, panmoteche, gelaterìe, sale danze, chioschi di bibite e punti gioco. Gli stessi che da anni denunciano «il disagio, forte, per la presenze degli spacciatori», e che ora raccolgono firme «per permettere il transito alle auto, in ore e percorsi stabiliti, per al¬ lontanare chi altrimenti si impossessa del Valentino, drogati, teppisti, maniaci sessuali». Nove testimonianze, che presentano i problemi di chi opera sul Po. Sandra Bettocchi, Circolo Ce¬ rea; Marino e Leonardo Provvisionato, chioschetto di bibite, al Borgo Medioevale: «Terrore? Non esageriamo». Graziella Perosino, titolare di ristorante: «Violenze? Mai sentite». Alessandro Desmann, ge- store della Canottieri Armida: «La verità è che ci troviamo sempre più isolati». Roberto Bernardotto, bar gelateria: «La causa? La chiusura del parco alle auto». Antonina Di Cicco, Chalet del Valentino: «Di¬ te ai torinesi di venire al Valentino. Solo così il parco può rivivere». Renzo Cena, giostralo: «Lavoro qui con mamme e bambini. Nessun problema diverso da altre zone». Gabriella Messe, Danze Club 84: «I drogati fanno paura, li vedi anche al pomeriggio. Aggressioni? Mai sentite». Antonio Garripoli, Bar Green River: «Basta terrore. Perché così più nessuno viene al parco». le. mas.] VIRGILIO \ I I PUNTI DELLE AGGRESSIONI R JSF Fiume PO MONUMENTO 1 ARTIGLIERI 1 m Graziella Perosino ha un ristorante nel parco: la situazione è peggiorata Lella Menzio, presidente dell'associazione Telefono Rosa

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