«Lo sci italiano? Nato nelle Valli di lanzo» di Gianni Giacomino
«Lo sci italiano? Nato nelle Valli di lanzo» Balme replica alla Val Sangone «Lo sci italiano? Nato nelle Valli di lanzo» Lo conferma la relazione di un militare che compì la prima discesa nel 1897 Lo sci italiano nato in Val Sangone? «Non scherziamo, questa disciplina, se vogliamo essere precisi, ha lasciato i primi solchi sulle nevi della Val di Lanzo. In questi anni ci hanno già usurpato tutto, non lasceremo che ci portino via anche la storia». Mauro Marucco, il sindaco del Comune di Balme e presidente della Comunità Montana delle Valli di Lanzo, risponde così, in maniera indiretta, al suo collega di Giaveno, Osvaldo Napoli, che la scorsa settimana si era lamentata con i vertici del Coni e della Federazione Italiana Sport Invernali. Il motivo? Secondo Napoli i manager che ruotano intorno al grande circo bianco si sarebbero «scordati» di organizzare manifestazioni per il centenario della nascita dello sci avvenuta proprio sulle montagne della ValSangone. «Una dimenticanza imperdonabile, un'occasione persa per fondere insieme sport e cultura e far conoscere al grande pubblico le piccole stazioni della nostra zona», si era lamentato il sindaco di Giaveno, che faceva risalire la nascita di questo sport al gennaio del 1898 quando l'ingegnere svizzero Adolfo Kind insieme a due suoi amici compì la prima discesa tra i pendii dell'alta Val Sangone fino a raggiungere la borgata di Pra Fieul, sopra Giaveno. Affermazioni che hanno fatto rispolverare gli archivi agli abitanti di Balme, già sul piede di guerra prima dei Mondiali di Sestriere dello scorso anno, quando le grandi stazioni della Val di Susa cominciarono a contendersi il centenario. «Dove e quando l'ingegnere svizzero che possedeva una fabbrica di candele in corso Dante abbia compiuto la sua prima gita è solo una curiosità - spiega Giorgio Inaudi, balmese d'origine, esperto conoscitore e collezionista di documenti di storia della Val di Lanzo -, Su questo, però, è rimasta una testimonianza ben precisa». E Il sindaco Mau o Marucco dai cassetti tira fuori una fotocopia della dettagliata relazione che il tenente d'artiglieria da montagna Luciano Roiti scrisse sulla rivista «L'esercito italiano» del 12 marzo 1897. «Andando da Balme, nelle Valli di Lanzo, fino al Pian della Mussa, con due miei amici, l'ingegner Adolfo Kind e suo figlio ebbi a provare per la prima volta l'utilità somma di questi pattini». Continua: «Un'altra volta, il 24 gennaio, abbiamo attraversato, in condizioni di neve ben differenti, il contrafforte che separa il vallone del Sangonetto dalla Valle di Susa, partendo da Borgone, seguendo il costone dove si trovano le case di Mongirando... di là scendemmo a Giaveno». Quindi, a parte la disputa tra la Val di Lanzo e la Val Sangone, su dove Kind abbia impugnato le racchette e si sia infilato per la prima volta assi di legno ai piedi, il centenario è già stato «volato» di un anno o addirittura due. «Coni e Fisi avrebbero sicuramente dovuto ricordare un secolo di sci proprio sulle nostre nevi, anche se le risorse non sono paragonabili a quelle dei grandi centri valsusini come Bardonecchia o Sestriere - termina Marucco -. La gente non deve dimenticarsi che ad inizio secolo Balme era la stazione più importante del Piemonte. Qui in alta Val d'Ala si organizzavano gare di fondo internazionali e gli sciatori del posto, famosi per la loro bravura anche a Torino, costruirono il primo salto». Oggi alle soglie del 2000 gli impianti di risalita di Balme, il Pakinò e il Sauzè, poco meno di dieci chilometri di piste, hanno appena superato il collaudo per i prossimi trent'anni. «E' la stagione migliore dell'ultimo decennio - dice soddisfatto Michelangelo Castagneri, proprietario delle sciovie -. Peccato, però, che non ci sia più nemmeno un albergo». Gianni Giacomino Una foto storica dei primi sciatori a Balme, in Val di Lanzo: gli abitanti del piccolo centro hanno deciso di rispolverare vecchie immagini d'archivio Il sindaco Mauro Marucco
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