AGNELLI

AGNELLI I complimenti telefonici dell'Avvocato ai miti brasiliani di ieri e di oggi, riuniti a Parigi per il premio Fifa AGNELLI «Sì, Ronaldo è bravo ma Pelé se li mangia tutti» PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Introdotto dall'abbraccio di Pelé, il Te Deum di Ronaldo si è concluso, lunedì notte, con i complimenti di Giovanni Agnelli. Al telefono da Torino, e proprio nel giorno in cui, a Milano, la sua Juventus aveva fatto incetta di Oscar (Inzaghi, Zidane, Perazzi, Lippi), l'Avvocato si è concesso un breve stacco internazionale. Ha parlato prima con Pelé, che ci aveva manifestato il desiderio di salutarlo, nel ricordo di un antico e tribolato corteggiamento, e poi con Ronaldo, simboli di un calcio che solca le epoche perpetuando l'eterno fascino. Trentasei anni di differenza, avvolti nell'incenso della più ovvia delle domande: riuscirà il rampante delfino a emulare le gesta dell'indiscusso re dei re? Per Agnelli, «Pelé se li mangia tutti». La qual cosa non toghe che Ronaldo «sia anch'egli un fenomeno, oltre che un ragazzo incantevole. Adoro il suo talento, la sua semplicità. Gli ho detto: rimanga così». Non si erano mai parlati, l'Avvocato e Ronaldo. Per un attimo, la telefonata ha distolto il giovane eroe dal mansueto tintinnar di coltelli e forchette, dopo che, sempre in suo onore, la messa cantata della Fifa aveva ceduto il passo alla cena regale, nel cuore di una Disneyland semideserta. Pelé era a tavola con Franz Beckenbauer e Lothar Matthaeus. Ronaldo, poco distante, era circondato dalla mamma, dai procuratori, tutti: Branchini, Martins, Pitta, e da Giacinto Facchetti, il suo silenzioso paracadute. Agnelli, che la convalescenza per la frattura a un femore costringe, in pratica, «agli arresti domiciliari», come ebbe a sottolineare in un'intervista a la Repubblica, è tornato fuggevolmente sul campionato: «Sembra proprio l'anno dell'Inter. Il gol di Moriero è stato superbo come azione, in quell'intreccio infinito di clribbling. Non altrettanto il tiro, visto che, almeno per me, il portiere poteva fare qualcosa di più, e di meglio. Personalmente, gli preferisco il gol che, sempre a Piacenza, realizzò il nostro Fonseca. Nessun dribbling, nessun effetto speciale, ma una traiettoria perfetta, da artista». Se tutto va bene, «fra un mesetto mi rivedrete allo stadio». Nel frattempo, si coccola questa Juve indomita e sempre protagonista, fiero dei riconoscimenti che continuano a valorizzarne l'impegno, il lavoro. A Disneyland, lunedì, c'era anche Michel Platini. E' stato lui a ritirare il premio di Zidane, terzo a pari merito con Bergkamp, nella scia di Ronaldo e Roberto Carlos. «Consideratelo il mio debutto da dirigente juventino» ha sorriso Michel. Zidane aveva preferito la più comoda Milano e l'Oscar di miglior straniero assegnatogli dai suoi colleghi. Una scelta che merita rispetto. Rimane il fatto che, della Juventus, non c'era nessuno. A meno che da Torino non avessero pensato e mirato proprio a Platini. Troppo bello. Già a Lisbona, nel 1994, la diserzione di Roberto Baggio (terzo) aveva seminato sconcerto e imbarazzo. Doppiopetto grigio antracite, cravatta in tinta, camicia bianca, Ronaldo se n'è andato poco prima della mezzanotte al braccio di mamma Sonia, i cui occhi scintillanti e sommessi mcbini erano lì a testimoniare l'orgoglio e la gioia per questo figliolo che ha il pianeta in pugno e cavalca la popolarità senza lasciarsi schiacciare dagli eccessi. Lunga è la strada, ma gli infissi sembrano solidi. Ronaldo ha ringraziato tutti: il Brasile, il Barcellona, l'Inter. Da due stagioni, è il numero uno al mondo. «Ma non mi sento ancora completo. Devo migliorare in tan¬ te cose: per esempio, nel colpo di testa. So che cosa mi aspetta. Più responsabilità, più pressione: ringrazio Dio della forza che mi ha dato, e di quella che mi fornirà». Un ragazzo d'oro, come d'oro sono i sentimenti di Julie Foudy, la capitana della Nazionale femminile Usa, che si batte per i palloni puliti. Anche Ronaldo si ap¬ presta a scendere in campo contro l'abuso di mano d'opera infantile. Julie è stata nel Punjab per verificare, di persona, da chi o da che cosa siano firmati i palloni che calcia, se dallo sponsor o dall'infamia. E' importante che le stelle non stiano a guardare. Roberto Becca ritini «Anche l'interista è un fenomeno, un ragazzo incantevole. Adoro la sua semplicità e gli ho detto: rimanga così» «E' superba l'azione del gol di Moriero ma preferisco il tiro da artista che Fonseca inventò a Piacenza» Il Brasile dei Fenomeni: Ronaldo riceve a Parigi il premio della Fifa e l'abbraccio del mitico Pelé [ansaj