la Rai produce Fellini di Simonetta Robiony

la Rai produce Fellini La fiction esplode: accanto a Bertolucci e Maselli, anche la Torre di «Tano da morire» la Rai produce Fellini Un inedito drammone con Placido ROMA. Dopo Martin Luther King tutti coltivano un sogno. Anche Sergio Silva, il capo di Rai-Cinemafiction, l'uomo che ha fatto piovere sul cinema italiano in due anni più o meno ottanta miliardi, suddivisi in 40 nel '97 e 45 nel '98. Il sogno di Silva è realizzare una sceneggiatura del dopoguerra che porta, tra le altre, tre firme illustri: quella di Sergio Amidei, quella di Giacomo De Benedetti, e addirittura quella di Federico Fellini. Il copione, scritto su una carta ingiallita che tradisce i cinquan'anni d'età, è stato spedito alla Rai da un vecchissimo produttore milanese, Mario Dei, che sostiene di avere i contratti firmati dai tre, ma di non aver più nessuna voglia di mettersi a produrlo lui. Intitolato «Bentornato signor Gai», il film è un drammone a fosche tinte nel quale si racconta la storia di un delinquente che, per sfuggire all'arresto, torna al suo paese dove viene considerato dalla comunità un benefattore e difeso a spada tratta contro i carabinieri. Monicelli, decano del cinema italiano, ha espresso dei dubbi sull'autenticità del copione: «Non ho mai sentito parlare di questo Dei: la Rai stia attenta a non cadere in un tranello». Anche Suso Cecchi d'Amico, altra decana del nostro cinema, è perplessa: «In quegli anni Fellini lavorava già con Lattuada, non vorrei fosse una bufala». Silva e il suo braccio destro Stefano Munafò, però, l'hanno trovato bellissimo e pensano di poterlo affidare al produttore Gianni Di Clemente perché ne ricavi un film con la regia e l'interpretazione di Michele Placido. AIUTARE GU AUTORI. Per tirar su l'industria italiana cinemato- grafica, (ma ha ancora senso nel Duemila distinguere tra cinema e tv?), Sergio Silva ritiene che la Rai non solo debba collaborare alla nascita di film per le sale, ma debba anche aiutare i grandi autori; favorire i debutti e i nuovi talenti; sostenere le coproduzioni europee; stimolare una produzione per bambini e ragazzi. Inoltre controllare che il film abbia successo, pagando perfino di più il diritto d'antenna in caso di botteghino favorevole. Convincere le major americane a reinvestire in Italia una parte dei loro profitti: la Polygram s'è già impegnata a farlo. Trovare nel palinsesto tre collocazioni fisse di seconda serata, una per rete, dove mandare in onda queste opere, davanti a un pubblico che non è più quello di mezzanotte, perché si confrontino con la gente e si capisca, finalmente, se hanno o non hanno da dire qualcosa. Per il biennio '97-'98 sono 70 i titoli targati Rai, di cui 48 italiani e 22 europei. E il listino non è ancora completo. BERTOLUCCI & MASELLI. Per scardi nare il preconcetto secondo cui chi fa tv è un regista di seconda serie, la Rai ha deciso di produrre anche un gruppo di film di autore destinati solo al piccolo schermo. A far da portabandiera del nuovo corso Bernardo Bertolucci, l'uomo-Oscar del nostro cinema, che girerà per la tv «L'assedio», una storia d'amore molto appassionata. Maselli farà «Il compagno» da Cesare Pavese, Zaccaro «Il mondo alla fine del mondo» da Sepùlveda, Mazzacurati «L'estate di Davide», Battiato «L'Iliade», Scola un suo soggetto che sta scrivendo, Bernini «Sotto la luna», Pozzessere il grande affresco sulla sto¬ ria italiana di Rulli e Petraglia intitolato «La vita che verrà». FILM-FILM. Probabilmente li avrebbero fatti lo stesso ma il contributo della Rai è servito a favorire anche i grandi nomi italiani che tornano al cinema: i Taviani di «Tu ridi» con Albanese e Sabrina Ferilli, Antonioni con «Tanto per stare insieme» tutto girato a Los Angeles, Monicelli de I «panni sporchi». E con il contributo della Rai sono stati o saranno girati anche «L'amante» da Abraham Yehoshua di Roberto Faenza, «Aprile» di Nanni Moretti, «Teatro di guerra» di Mario Martone, «L'ultimo capodanno dell'umanità» di Marco Risi con Monica Bellucci, «Le ultime parole famose» di Castellitto che ci prova con la regia, «Liliana e Gerardo» di Placido con Giovanna Mezzogiorno e Fabrizio Bentivoglio, «Testimoni d'amore» di Campiotti con Juliette Aubrey e Jonathan Firth, «La ballata dei lavavetri» di Peter Del Monte, «L'albero delle pere» di Francesca Archibugi, «La balia» di Bellocchio. Senza la Rai, invece, non sarebbe neanche nato il progetto di girare tre film sulle tre virtù teologali, fede, speranza, carità che al momento sta scrivendo Piesiewicz, lo sceneggiatore di Kieslowski e che dovrebbero esser pronte per il Giubileo. Addirittura due titoli, poi, per Roberta Torre, regista del miracoloso «Tano da morire»: firmerà una «Sud Side Story» ovvero Giulietta e Romeo in Sicilia, più una versione dell'antica «L'opera dei mendicanti» fonte d'ispirazione per Brecht quando scrisse la sua «Opera da tre soldi». Simonetta Robiony Monicelli perplesso sull'autenticità del vecchio copione Sopra Pelimi, a destra la regista Roberta Torre

Luoghi citati: Italia, Los Angeles, Monicelli De I, Roma, Sicilia