Un lampo blu, una voce, ed è Mocambo di Marinella Venegoni

Un lampo blu, una voce, ed è Mocambo Atmosfera da night per la serata del cantautore al Regio in un concerto benefico Un lampo blu, una voce, ed è Mocambo Paolo Conte e l'arte di reinventarsi tra melodia e rap TORINO. Paolo Conte o dell'arte di reinventarsi. E sì che di reinventarsi non avrebbe proprio bisogno. Abbiamo seguito dall'inizio tutti i suoi tour (ricordiamo perfino uno sciamannato che ne fischiava la genialità non canonica in un preistorico Premio Tenco dell'81: erano i tempi, pensate, del «Gelato al limon»), ma mai abbiamo visto un'uscita uguale alla precedente. L'avvocato di Asti ama riscrivere le proprie canzoni, aggiungere una particolare atmosfera, uno strumento o il sospiro di un'ironia accortamente dissimulata, creando sempre nuove avventure dello spirito. Occorre anche aggiungere che i suoi fanatici meritano un tal trattamento: Paul Count è uno dei rarissimi musicisti che sanno suscitare nei fans anche più adulti gli entusiasmi della prima giovinezza, e ogni volta il successo è alle stelle. Anche l'altra sera al Regio, per parafrasare John Lennon nel famoso discorso durante un concerto alla presenza della Royal Family, c'erano bracciali che tintinnavano e parures che sospiravano estasiate; per la serata di beneficenza organizzata dall'Associazione regionale amici degli handicappati, si è mossa la Torino che conta, da Romiti al sindaco. Avevamo lasciato un Conte squisitamente musicista, curvo sul pianoforte e quasi immemore del pubblico. Canzoni più suonate che cantate, lunghe esaltanti suites e non una parola. In questo tour, colpo di scena. La disposizione dei musicisti, le poche accortissime luci, disegnano spesso l'inconfondibile e raccolta atmosfera di un night. Al centro, al pianoforte, l'avvocato appare meno irraggiungibile, colloquiale. In camicia, ri disegna la sua saga più amata: «Io sono quello che aveva il Mocambo, un piccolo bar. Sempre stato ignorante ma sono un bell'uomo e poi... so anche trattare, son sempre elegante...». Osiamo. E' una sorta di rap, questo racconto quieto che Conte fa sopra la musica; e che tornerà nella bellissima «Madeleine», sottolineata da un bandoneon esausto, dove addirittura si mette in piedi e fa l'interprete. Questa sorta di rap non è l'unico richiamo alle sonorità contemporanee; spesso più tardi arriverà un soffio di chitarra elettrica, e anche Jino Touche abbandonerà il contrabbasso per il basso elettrico. Quello di questo Mocambo tour è un Conte simpatico e aforistico com'è spesso in privato; generoso di tre bis, con perfino strette di mano al pubblico nel finale. Anche se il non detto sempre prevale, questa volta parla e dice. Racconta i tre personaggi del Mocambo (nati dalla sua esperienza di avvocato fallimentare); un clarino e una luce blu ci riportano il tinello marron, e più tardi gì'«Impermeabili», ultimo atto della saga (Finora. Ce ne sarà un prossimo?). Ma c'è di più. «Vi debbo parlare», esordisce. E dipinge con pochi tratti vigorosi ed umoristici la sua giovinezza marchiata Vittorio Alfieri: «Nella città di Asti che fu sua e oggi è mia, molte cose portano la sua griffe... Sul monumento, ha una faccia incazzatissima... Nato di gennaio, Capricorno come me». Confessa di aver letto poi, in maturità, l'autobiografia dell'Alfieri: «Era uno nervoso ma dolce e comprensivo che sapeva prendersi in giro». E chi vuole capire capisca. Tra confessioni e musica, va da sé che il concerto è una collana di perle. Ricordiamo le tre fisarmoniche su «Max»; «Don't Throw It in The W.C.» che quando comincia ti aspetteresti «Moonlight Serenade»; una «Diavolo Rosso» entusiasmante che richiama le atmosfere dei film di Sergio Leone. Ogni brano ha una trovata, ima citazione, un'onomatopea. La superba voce bruna di Ginger Brew aggiunge un tocco di music-hall nell'inedita «Legendary»; i fiati sono, mirabili, le chitarre instancabili. Paolo Conte è unico. Marinella Venegoni Prossimi concerti: 20-21 Firenze, 22 Grosseto, 26/28 Genova. Paolo Conte si è esibito per beneficenza davanti alla Torino che conta in una tappa del bellissimo «Mocambo Tour»

Luoghi citati: Asti, Firenze, Genova, Grosseto, Torino