Il pianto di Avery

Il pianto di Avery Il pianto di Avery py jyej volto dolore e ricordi il dramma della vedova Lm TORINO ™ UNICA che non riesce a trattenere le lacrime per tutta la cerimonia è lei, Avery Howe, la giovane moglie di Giovanni Alberto Agnelli, la madre di sua figlia, la piccola Asia Virginia. Seduta in prima fila tra Umberto Agnelli e Antonella Bechi Piaggio, è anche l'unica che si guarda continuamente intorno, in questo santuario della Consolata affollato di gente, dove si celebra la messa di trigesima in una lingua che non è la sua. I volti dei familiari del marito morto un mese fa, a 33 anni, di cancro, esprimono soltanto dolore. Un dolore composto, Il suo, no. Avery è l'unica ad avere una impercettibile reazione di fastidio per la sequenza di flash che un fotografo scarica sulla prima fila, dove oltre a lei e ai genitori di Giovanni Alberto ci sono Donna Allegra, Donna Marella, Anna Agnelli, Umberta Aimone, Clara Ferrerò di Ventimiglia, Marinella Nasi e, in piedi, appoggiato sui due bastoni, l'avvocato Giovanni Agnelli. E' l'unica ad accennare un sorriso, quando Andrea Agnelli, il fratello di Giovanni Alberto, e quattro operai della Piaggio vanno all'altare per leggere ognuno un salmo. L'unica a dondolare leggermente la testa, come per cullarsi, quando, al termine della messa, i violini intonano l'adagio di Mozart. Quando il sacerdote ricorda le doti di Giovanni Alberto, il suo «insaziabile appetito di conoscere», la sua capacità di «mettere qualsiasi interlocutore a proprio agio», Avery chiude gli occhi e sembra che dentro di sé riviva i mesi passati con il marito: la favola del loro amore, le nozze in Toscana, il trasferimento nella tenuta di Varramista, i mille progetti per un futuro che credevano di avere in pugno. Poi don Savarino accenna alla malattia, ai suoi incontri con il giovane Agnelli nella tenuta del padre. Racconta di quando Giovanni Alberto gli urlò «io voglio vivere, desidero vivere», e poi, dopo una pausa, continuò: «Se il Signore vuole altro, è perché per me sarà meglio così». E Avery non ce la fa a restare impassibile, e piange e si passa il fazzoletto sugli occhi. Umberto, vicino a lei, ogni tanto cerca la sua mano per stringerla. C'è tutto il dolore di un padre che ha perso un figlio eccezionale, in questo gesto, e anche negli sguardi che rivolge a questa giovane donna che è arrivata in chiesa senza un filo di trucco, senza pelliccia né gioielli, in testa un basco di feltro scuro e addosso un cappotto semplice e nero. Quasi una ragazzina, come commenteranno i fedeli vedendola uscire abbracciata ai suoi suoceri. Alla fine, la gente si avvicina all'altare per stringersi al dolore di tutta la fami¬ glia Agnelli, dopo i funerali di Giovanni Alberto celebrati in forma privata a Villar Perosa il giorno dopo la sua morte. Sono oltre 100 i familiari del giovane manager designato dallo zio alla presidenza della Fiat intervenuti a questa messa di trigesima alla Consolata. Ci sono Susanna Agnelli, Maria Sole con il marito Pio Teodorani Fabbri, i conti Brando e Cristiana Brandolini, Marisa Nasi. E poi i Camerana, i Fùrstenberg, i Rattazzi, i Campello. Ed ecco John Elkann, il figlio di Margherita Agnelli, entrato di recente nel consiglio di amministrazione della Fiat dopo la scomparsa di Giovanni Alberto. Scivolano via da un portoncino dietro l'altare, dopo che la moglie di Giovanni Alberto e i genitori hanno già lasciato il santuario della Consolata tra l'applauso commosso della folla per tornare alla Mandria, dove li aspetta Asia Virginia. Alle 19,30, è tutto finito. Su una panca della basilica resta inginocchiata a pregare una coppia di anziani, venuti a Torino da Villar Perosa. «Quel ragazzo - dice lui - era davvero eccezionale. Rappresentava il nostro futuro, il futuro della Fiat e di questa regione. Per Giovanni Alberto abbiamo fatto tutti questi chilometri. Per dirgli addio». Gianni Armand-Pilon

Luoghi citati: Asia, Torino, Toscana, Villar Perosa