Sciopero della fame, in fin di vita i prigionieri curdi

Sciopero della fame, in fin di vita i prigionieri curdi TURCHIA Germania, la procura dichiara legale il Pkk ma il ministro degli Interni smentisce: è fuori legge Sciopero della fame, in fin di vita i prigionieri curdi Critiche le condizioni dei 170 detenuti che protestano da 54 giorni ANKARA. La questione curda, balzata all'attenzione internazionale in seguito alla recente ondata migratoria, sta esplodendo ora anche nelle carceri turche dove 170 prigionieri, con i quali migliaia d'altri hanno espresso solidarietà, continuano da 54 giorni uno sciopero della fame che rischia di sfociare nella tragedia. Il governo turco ha detto «no» alle richieste dei prigionieri del partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel carcere di massima sicurezza di Erzurum, dove 13 detenuti sono in «condizioni critiche», definendo «politiche» le loro richieste di miglioramento delle condizioni di detenzione. «Si tratta delle stesse richieste introdotte in altre prigioni», ha ribattutto il presidente dell'Associazione turca per i diritti umani (Ihd), Akin Birdal, accusando il governo di Mesut Yilmaz di comportarsi come quello islamico che nel luglio dello scorso anno provocò la morte di 12 detenuti di sinistra. Secondo Birdal, inoltre, l'atteggiamento delle autorità corrisponde a quello adottato nei confronti della situazione nel Sud-Est curdo, «ba¬ sato sulla violenza e una soluzione militare». Tredici dei 170 detenuti di Erzurum, secondo l'Associazione turca per i diritti umani, sono in «condizioni critiche» forse irreversibili dato il lungo digiuno. Due di essi sono stati trasportati in ospedale e poi rinviati in prigione dopo controlli medici. Si calcola che ci siano 9000 prigionieri politici in Turchia, 6000 dei quali appartenenti al Pkk. Intanto ieri, in Germania, ha tenuto banco la polemica sulla legittimità del «Pkk». Nel primo pomeriggio di ieri, il procuratore generale della Repubblica Kay Nehm aveva dichiarato che il «Pkk» non può essere considerato più un gruppo terroristico e che pertanto verrà perseguito in futuro solo come organizzazione criminale. Poco più tardi, in contrasto con quanto aveva detto la procura generale della Repubblica, il ministro degli Interni tedesco Manfred Kanther ha annunciato che il «Pkk» continuerà ad essere vietato in Germania. Il portavoce del ministero degli Interni ha sottolineato che anche per il ministero il «Pkk» è una associazione criminale ma che le dichiarazioni di Nehm non sono determinanti per giudicare se revocare o no il divieto dell'organizzazione in Germania. Nehm aveva sostenuto che l'attuale stato delle cose non consente di continuare a classificare come gruppo terroristico il «Pkk», che verrà invece ancora perseguito per le sue attività criminali: estorsione, reati relativi alle armi, lesioni fisiche e falsificazione di documenti. Il «Pkk» era stato dichiarato fuori legge nel novembre del '93 dopo una serie di attentati terroristici contro istituzioni turche in Germania. In Turchia il «Pkk» conduce dal 1984 una lotta armata per uno Stato indipendente curdo. Dal dicembre '96 circa 20 attivisti del «Pkk» sono stati condannati in Germania a pene fra due anni e mezzo e undici anni di reclusione. Ad Ankara l'annuncio del procuratore generale della Repubblica tedesca aveva creato ieri irritazione e funzionari governativi avevano detto che le dichiarazioni di Nehm necessitavano di chiarimenti. [Ansa]

Persone citate: Akin Birdal, Birdal, Kay Nehm, Manfred Kanther, Mesut Yilmaz, Nehm