E nell'industria Usa carestia di lavoratori di Andrea Di Robilant

E nell'industria Usa carestia di lavoratori E nell'industria Usa carestia di lavoratori IL SETTIMO WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cercasi, cercasi, cercasi. La locomotiva americana è talmente a corto di lavoratori qualificati che rischia di perdere colpi e incepparsi. L'Amministrazione Clinton è in allarme, e sta lavorando su un pacchetto di iniziative per formare in tempo-record nuove leve capaci di foraggiare la vorace economia americana. Il contrasto è ogni giorno più stridente. In Europa - ieri in Francia - migliaia di disoccupati scendono in piazza per chiedere lavoro. Negli Stati Uniti la disoccupazione è al rninùno storico (sotto al 5%), e le aziende si strappano i giovani laureati e diplomati offrendo salali sempre più alti. Ma le cose vanno così bene sul fronte occupazione che cominciano ad andare male. L'economia americana, ormai al suo settimo anno di crescita, continua a produrre posti di lavoro che rimangono vuoti. Nelle aziende che spuntano ogni giorno a Silicon Valley ci sono uffici, scrivanie e computer, ma manca il personale. «Fa male vedere che il tempo corre e che le cose cominciano a rallentare perché non ci sono abbastanza cavalli-vapore per far marciare la locomotiva», dice James Kittock, proprietario di una piccola azienda specializzata in prodotti digitali. Gli fa eco Harris Miller, presidente dell'Information Technology Association of America: «E' come se il ferro fosse venuto a mancare durante la rivoluzione industriale». Il fenomeno è particolarmente acuto nel campo dell'informatica - il motore di questo boom - ma ormai si è diffuso a quasi tutti i settori economici, in quasi tutte le regioni degli Stati Uniti. E i massicci inserti sull'occupazione, che hanno praticamente raddoppiato il peso dei quotidiani, ne sono il segno più visibile. In Europa persiste il mito che la maggior parte dei lavori creati in questi anni negli Stati Uniti siano lavori «deboli», mal remunerati e senza alcuna prospettiva: aiuto domestico, fast-food, receptionist, commessi. Ma le centinaia di migliaia di inserzioni che affollano i giornali raccontano un'altra storia. Domenica scorsa, per esempio, la sezione «offerte di lavoro» del Washington Post aveva 194 pagine fittissime. Ed era un elenco di offerte tanto abbondante quanto vario: analisti, programmatori, tecnici elettronici, ma anche ingegneri, medici, chimici, manager di ogni sorta e ogni livello. Oggi il problema più urgente dell'economia americana non è più il rischio-mflazione che tanto ha agitato i sonni di Alan Greenspan, presidente della Federai Reserve, ma il fatto che le agenzie di collocamento abbiano raschiato il fondo del barile. E adesso, per dirla con il New York Times, «vanno a caccia di lavoratori come belve disperate». Sempre di più la locomotiva americana corre per inerzia. E se non verrà «foraggiata» adeguatamente con personale qualificato, dicono molti analisti, presto rallenterà e si fermerà. Da qualche mese molte aziende Usa hanno cominciato a reclutare all'estero - in Asia, in Europa e soprattutto in America Latina cercando personale specializzato disposto a trasferirsi negli Stati Uniti. Ma sono iniziative isolate, che dipendono dalle singole aziende. E comunque questi nuovi irnmigrati rappresentano appena una goccia nel mare dell'occupazione. Anche per questo rAmministrazione Clinton ha deciso di correre ai ripari. Ieri, in seguito ad alcune indiscrezioni comparse sulla stampa, ha confermato che sta predisponendo un piano d'emergenza di circa 100 miliardi di lire per tentare di ridurre il divario che si va allargando tra offerta e domanda di lavoro. Sessanta miliardi saranno spesi per accelerare il reinserimento di tecnici da un lavoro all'altro. Trenta miliardi saranno spesi per formare tecnici tra la popolazione più povera, dove ancora esistono sacche di disoccupati cronici. Dieci miliardi saranno spesi per creare e gestire un sito Internet sull'occupazione - una sorta di mercatone virtuale del lavoro. Ma è solo l'inizio, dice l'Amministrazione Clinton, che proprio in questi giorni tiene a battesimo un vertice tra università e Agenzie di governo per trovare altre soluzioni al problema della sotto-occupazione. Andrea di Robilant «E' come se fosse mancato il ferro durante la rivoluzione industriale» Un piano del governo per rifornire di uomini l'economia affamata

Persone citate: Alan Greenspan, Clinton, Harris Miller, James Kittock