Lira di D'Alenici: niente baratti con la Bicamerale

Lira di D'Alenici: niente baratti con la Bicamerale I TORMENTI DELLA QUERCIA Lira di D'Alenici: niente baratti con la Bicamerale SROMA EMBRA lontano, molto lontano, quel settembre del '97 quando, alla festa nazionale dell'Unità, il capogruppo del pds a Montecitorio, Fabio Mussi, si dichiarò favorevole all'arresto di Previti e qualche gola profonda, da Botteghe Oscure, fece sapere che quella sortita non aveva suscitato l'entusiasmo del segretario. E' trascorso qualche mese da allora e la situazione è cambiata. Massimo D'Alema si è irrigidito. Difficilmente poteva andare a finire in altro modo. Antonio Di Pietro è lì, e chissà se aspetta un passo falso del centro sinistra sulla giustizia. Gli elettori del pds telefonano indignati al partito e agli organi di informazione della Quercia (i centralini dell'emittente «Italia Radio» sono perennemente intasati) per protestare contro l'«assoluzione» di Previti da parte della giunta. La base in periferia è in fermento. No, il pds non può dare l'impressione di offrire la libertà del deputato forzitalista in cambio delle riforme. Non è proprio aria. E così ieri D'Alema ha scelto il modo migliore per far sapere a tutti che non è vero niente, che lui non vuole fare nessun baratto: è intervenuto, per più di un quarto d'ora, nel comitato politico del suo partito, per smentire tutte le interpretazioni - politiche e giornalistiche - che sono fiorite a questo riguardo. Nemmeno mezz'ora dopo quell'incontro, le parole del segretario erano divenute di dominio pubblico, sebbene la riunione fosse a porte chiuse. «Scusate - ha esordito il leader della Quercia - pure se non hanno nulla a che vedere con l'ordine del giorno, vorrei dire due o tre cose a cui tengo». E giù una lunga tirata, di quelle in puro stile dalemiano, con le sillabe ben scandite, per evitare equivoci o framtendunenti. «Sono indignato e offeso - ha continuato il segretario - per questa campagna incivile e indegna di chi sostiene che dietro il no del ppi all'arresto di Previti ci sarei io, in nome del baratto sulle riforme. Non mi è mai venuto in mente di chiamare Marini a questo scopo. Questa è una campagna di provocazione, un'indecenza. E' un'assurdità sostenuta da alcuni giornali, da alcuni politici e persino da alcuni esponenti del pds». A quali pidiessini si riferiva D'Alema? C'è chi, in quella stanza, ha pensato a Occhetto, a Petruccioli, ma nomi, il leader della Quercia non ne ha fatti, e ha proseguito così: «Nel nostro atteggiamento non c'è stato niente di ambiguo. Se avessi vo- luto, avrei potuto certamente influenzare il voto in giunta dei nostri, che hanno votato tutti compattamente "sì". E sia il capogruppo Mussi che Polena si sono pronunciati apertamente per il "sì". La storia del baratto non sta in piedi: se passa l'arresto, le riforme si fanno lo stesso, che fa Berlusconi, le fa saltare?». Finita la tirata, tenninata la riunione, il segretario si è appartato per un'ora con Mussi e Veltroni. I tre hanno parlato di Previti e di riforme (su quest'ultimo punto, come è noto, le opinioni del segretario e del vicepresidente del Consiglio non collimano). Dopo che il capogruppo ha spiegato le linee guida del discorso che avrebbe fatto in serata (libertà di coscienza sì, ma fino a un certo punto), D'Alema, mentre Veltroni annuiva, gli ha detto: «Vai avanti così». E quello è andato dritto come un treno. Ha chiesto a tutti i suoi deputati di dire come avrebbero votato: «C'è libertà di coscienza - ha spiegato - ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, anche pubblicamente. Sarebbe un errore se il Parlamento bocciasse la richiesta d'arresto: il reato contestato è gravissimo, corrompere giudici equivale a un golpe. In nessuna parte del mondo i deputati sono degli intoccabili». Il capogruppo del pds ha avuto qualche parola dura pure nei confronti dei popolari: «Sono più sbandati», ha detto. E proprio i popolari hanno lamentato il fatto che alcuni loro parlamentari siano stati avvicinati da esponenti della sinistra democratica che li hanno invitati a votare a favore dell'arresto di Previti. Insomma, questa vicenda sta creando tensione anche nei rapporti tra ppi e pds. Dunque, la Quercia appare determinata. Ma è veramente così? Tra i capannelli dei deputati pidiessini, ieri, serpeggiava qualche timore. Se la Lega vota sì, e arrestano Previti, che accadrà? Era questa la domanda più frequente. E in un momento di sincerità l'ex magistrato, ora deputato della Quercia, Luigi Saraceni confidava: «Saranno una decina quelli di noi che voteranno contro la richiesta. Quanti bastano per evitare l'arresto... a meno che la Lega non faccia scherzi. Non credo che questi pochi verranno maltrattati. Primo, perché anche quelli che votano "sì" non lo fanno contenti, e poi perché a D'Alema non dispiacerebbe se la richiesta venisse bocciata...». Maria Teresa Meli Per Berlusconi «la vicenda dell'ex ministro e le riforme della Bicamerale sono cose che devono marciare separate» «Non ci sono io dietro al no del ppi E' una provocazione sostenuta perfino all'interno del pds» Mussi: «Sarebbe gravissimo se il Parlamento bocciasse le richieste del Pool»

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