['«assoluzione» di Previti divide Pulivo di Alberto Rapisarda

['«assoluzione» di Previti divide Pulivo Ppi spaccato dopo la scelta in Giunta, rimane l'incertezza per la posizione della Lega ['«assoluzione» di Previti divide Pulivo E oggi l'aula vota su Cito ROMA. Comincia a sembrare una commedia degli equivoci la vicenda dell'arresto di Cesare Previti. Con gli inevitabili risvolti paradossali che alla commedia si addicono. Perché il destino beffardo obbliga proprio oggi la Camera a decidere se confermare o no l'autorizzazione all'arresto di Gianfranco Cito, ex sindaco di Taranto, già data dalla giunta per le autorizzazioni il 10 dicembre con i voti anche dei popolari, oltre che di tutti i partiti della maggioranza. Come confermare l'arresto di Cito (per concussione di 80 milioni) dopo avere negato 48 ore prima quella per Previti? Questo è il dilemma immediato del Ppi. Il segretario Marini ha risolto il problema dando libertà di coscienza ai suoi anche per Cito e negando che «su Previti e Cito siano stati usati due pesi e due misure». Mentre i membri popolari della Giunta, Borrometi e Abate, spiegano ai perplessi le ragioni della loro decisione favorevole a Previti. Tra i perplessi c'è l'ex presidente dei Popolari, Giovanni Bianchi, che crede che Previti possa ancora inquinare le prove e voterà sì all'arresto. Con lui ci sarebbero una quindicina di deputati popolari che potrebbero aumentare sotto le pressioni dei colleghi del Pds. Sta succedendo, infatti, che i pidiessini si stanno dando da fare attivamente per ribaltare col voto dell'aula della prossima settimana la decisione della Giimta cu Montecitorio. Per fugare il sospetto che ci sia stata una calcolata freddezza verso il problema. I sospetti bruciano e ieri si sono riuniti i vertici del partito per discutere la situazione. Si racconta di un D'Alema molto adirato per «la campagna di denigrazione e di provocazione verso il Pds». E' incivile pensare che io abbia contattato i popolari per indurli a votare no all'arresto di Previti, avrebbe detto. Il capogruppo Fabio Mussi ha convenuto che si tratta di una campagna «indegna», ma ha aggiunto che è opportuno «fare conoscere la propria opinione in materia, vista la rilevanza della decisione che siamo chiamati a prendere». D'Alema si è sentito chiamato in causa (Mussi da tempo ha detto che è favorevole all'arresto) ed ha spiegato che lui non può parlare perché altrimenti la vicenda diventerebbe immediatamente politica. A rendere per nulla certa la seconda «assoluzione» per Previti c'è il dubbio sul metodo di voto. La norma è il voto palese, ma 30 deputati possono chiedere il voto segreto. Non lo chiederà il Pds, anticipa Mussi, ma ci sono altri che lo faranno. Col voto segreto potrebbero esprimersi anche i malumori dei deputati del Polo (Cimadoro, del Ccd, voterà sì) e di An in particolare perché si sentono a disagio a stare contro i magistrati di Mani pulite. Proprio ieri An è stata presa di mira da Silvio Berlusconi con una sortita che è parsa una provocazione a freddo. Quasi una sfida a Fini per vedere se ha il coraggio di votare per l'arresto di Previti. Il capo del Polo, appena rientrato dalle vacanze, ha riunito ieri i suoi dicendo che Previti potrebbe rimanere vittima «di una presunzione lombrosiana». Ovvero, «con quella faccia lo vogliono colpevole per forza» avrebbe detto. Ma il presidente di Forza Italia avrebbe anche detto a proposito di Fini: «Questi di An sono proprio dei bei personaggi. Cercano di farsi accreditare, di farsi lavare le colpe, peraltro minori, proprio dagli eredi di quei partiti comunisti che hanno sterminato milioni di persone in tutto il mondo». Insomma, il fitto dialogo Fini-D'Alema non piace affatto a Berlusconi, come è ovvio. Comunque, ora è il momento dei pompieri, anche da parte del Polo. Tutti impegnati a disinnescare la connessione (da loro stessi creata) tra il destino di Previti e le riforme. Enrico La Loggia, presidente dei senatori di Forza Italia, ostenta distacco e sostiene che se fosse arrestato Previti «ci sarebbe una ragione in più per fare le riforme». Interpellato telefonicamente Berlusconi ha chiarito: «in questa situazione mi sono imposto il silenzio». Ma già Bonaiuti, e ieri anche La Loggia, hanno detto che «una cosa è il caso Previti, un'altra le riforme». Rimangono incerte le intenzioni della Lega. Ieri Maroni ha tirato fuori una sua teoria secondo la quale ora il Pds vorrà l'arresto di Previti proprio per salvare le riforme. Forse la Lega si prepara a votare «no». Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Roma, Taranto