«Non abbandonate la chemioterapia» di Piero Bianucci

«Non abbandonate la chemioterapia» «Non abbandonate la chemioterapia» Dulbecco: oggi molti tumori possono essere vinti UH NOBEL GIUDICA LA TERAPIA Nelle due foto al centro della pagina il ministro Rosy Bindi e il professor Luigi Di Bella. Sotto: il premio Nobel Renato Dulbecco e, in basso, Ezio Greggio, conduttore di «Striscia la notizia» MILANO I L nome di Renato Dulbec■ co, premio Nobel per i suoi studi sui tumori di origine virale e leader del Progetto Genoma, circola da giorni come quello del saggio «super partes» che dovrebbe guidare la commissione di indagine sulla cura anticancro di Luigi Di Bella. Lo stesso Di Bella chiede di far parte della commissione, insieme con i suoi collaboratori. Ma le sperimentazioni mediche hanno le loro regole. E anche i loro tempi. Professor Dulbecco, il ministro Bindi parla di tempi brevi: i malati di tumore devono sapere presto se possono sperare nella cura Di Bella, i medici devono avere un orientamento sicuro, la questione, che è scientifica, non può rimanere nelle mani dei pretori e delle associazioni di consumatori. Secondo lei è possibile avere una risposta in poco tempo? «Dipende dall'obiettivo. Se c'è un qualche effetto della cura Di Bella si può vedere in qualche mese somministrando il farmaco a un ristretto gruppo di malati terminali. Da questo punto di vista esaminare le cartelle cliniche in possesso del dottor Di Bella è utile, renderebbe più veloce questa fase preliminare. Se invece si vogliono risultati conclusivi, occorrono anni. Una ricerca seria deve rispettare i protocolli di sperimentazione medica adottati universalmente». Somatostatina e melatonina, le due sostanze biologiche che costituiscono i principali componenti della cura Di Bella, non hanno già avuto numerosi test presso le multinazionali farmaceutiche? La Sandoz, per esempio, produce somatostatina di sintesi: se ci fosse qualche risultato incoraggiante questa azienda avrebbe tutto l'interesse a farlo sapere... «Sì. queste molecole sono già state studiate. Qualche volta anche con un certo successo. Per esempio la somatostatina sembra avere effetto su certi tumori molto rari che attaccano il pancreas. Se si è trovato questo risultato, è molto probabile che i test siano stati fatti su molti altri tipi di tumore, ma senza esito. Questa però è una illazione. Una nuova sperimentazione può sempre es¬ sere utile». I protocolli internazionali richiedono sperimentazioni su grandi numeri (almeno 2000 persone per la Food and Drug Administration americana) e i tempi variano a seconda dei tumori: in certi casi occorrono più di 5 anni. Come dovrebbe essere il protocollo per la cura Di Bella? «Occorrono due gruppi di pazienti, uno che riceve il farmaco e uno che riceve il placebo, cioè una sostanza priva di qualsiasi effetto biologico. Di ogni paziente bisogna conoscere esattamente il tipo del tumore e a quale stadio si trova. Inoltre lo studio deve essere fatto in doppio cieco: né i pazienti né i medici che seguono la sperimentazione devono sapere a chi va il farmaco e a chi il placebo. Solo alla fine questi dati devono venire allo scoperto, in modo da non influenzare in nessun modo i risultati». Ma allora Di Bella, come parte interessata, non dovrebbe partecipare alla sperimentazione. «No, dovrebbe restarne fuori». Sulla vicenda Di Bella si è fatta molta demagogia, la questione è diventata politica. La preoccupa una sperimentazione che si svolge sotto i riflettori? «Il problema è un altro. Mi preoccupa che i giornali pubblichino storie del tipo "mio figlio stava morendo, la chemioterapia non era servita a niente, poi ha provato con la tale cura alternativa e ora sta meglio...". Così in effetti si può fare della demagogia. Occorre vedere di quale miglioramento si tratta, se è reale, e se a determinarlo sia stata davvero la cura alternativa, e non piuttosto le altre cure.» Non è ingenuo pensare che ci possa essere una cura unica per tutti i tipi di cancro? «Sì, però Di Bella non propone la sua cura per tutti i tumori: parla soprattutto delle leucemie, dei linfomi e di altri tumori particolari». E' a conoscenza di qualche caso simile alla vicenda Di Bella avvenuto all'estero? «Anni fa in California qualcuno aveva provato a curare il cancro con sostanze estratto dai noccioli di pesca, che contengono ferrocianuri. Fui messo nel comitato incaricato di verificare la terapia. Risultò che i dati erano stati i-accolti senza rigore, la cura non funzionava o lo stato della California la proibì». Un consiglio ai malati. «Non interrompere le cure conosciute e sperimentate: chemioterapia, radioterapia. Molti tumori oggi possono essere curati con successo». Si rivendica la libertà terapeutica: è giusto che sia il malato a scegliere la cura di cui si fida di più? «E' una questione delicata. La libertà del paziente deve essere rispettata. Negli Stati Uniti una mia ex segretaria è morta per un carcinoma. Aveva rifiutato tutte le cure, soltanto alia fine ha accettato farmaci per alleviare la sofferenza. Naturalmente esiste il problema deontologico del medico, che deve indirizzare il paziente verso le cure più efficaci al momento disponibili. E se un farmaco risulta scientificamente inefficace lo Stato non deve permettere che venga pagato con denaro pubblico». Piero Bianucci «La somatostatina pare avere effetti su certi tumori rari che attaccano il pancreas» «Se la terapia Di Bella dà qualche risultato lo si può vedere in pochi mesi»

Luoghi citati: California, Milano, Stati Uniti