Pietrangeli contro l'ombra di G

Pietrangeli contro l'ombra di G TENNIS Una candidatura che vuol tagliare col passato Pietrangeli contro l'ombra di G ROMA. Ha sempre fatto la guerra a Galgani, ora prova a battere il «galganismo», cioè il movimento di chi vorrebbe mantenere il tennis sulla linea deh"appena giubilato presidente. Politicamente parlando, Nicola Pietrangeli si rivela piuttosto ingenuo quanto genuino nell'ufficializzare la sua candidatura al vertice della Federazione. Lunedì presenterà programma e organigramma, ma spera ancora nel miracolo. Cioè che Pescante convochi lui e Ricci Bitti, per tro ttti ii vare, tutti insieme, il modo di evitare altre spaccature. E per presentare una lista unica all'assemblea di febbraio. Lasciando stare eventuali prodigi del Coni, Pietrangeli spiega il suo ritardo. Perché venire alla ribalta solo adesso, a meno di un mese dalle elezioni? «Si è creata una strana atmosfera: di guerra, di battaglia tra fazioni. Non mi fa paura, mi lascia perplesso. Dopo 20 anni di dominio di Galgani, sembrava ci fosse il risveglio di almeno buona parte del nostro tennis che è gravemente malato e che nessuno guarirà da solo. Quattro mesi fa un gruppo di amici mi chiese di dare una mano. Io risposi: a disposizione. Pensavo di poter lavorare con Ricci Bitti». E invece... «Non l'ho più sentito. Forse ha capito male quel 40% di voti che ha avuto. Erano anti-Galgani, non suoi. Il primo campanello d'allarme è squillato quando la riunione dei 17 comitati regionali (da cui doveva uscire la mia candidatura) si è conclusa con un nulla di fatto. Tutto sembrava essere tornato come prima: ci si divideva tra amici, nemici, gente che si offre all'uno e all'altro». Addio a Ricci Bitti dunque. «No, la situazione potrebbe essere recuperata da Pescante. Ma se ci sarà da dare battaglia, sono pronto anche se lo spirito con cui sono partito non era quello. Mi risulta che i voti siano divisi a metà. Ognuno spera di poter conquistare la maggioranza grazie a qualche marcia indietro. Sono annunciate grosse sorprese in assemblea». Servirebbe un Pietrangeli politico. «Che non esiste. Sono a disposizione, come sempre, per il bene del tennis. Però non so fare a coltellate, non è nel mio stile. Per capirlo basta ricordare come giocavo». Insomma a che punto siamo? «Se nel nuovo tennis ci dovesse essere posto per Brunetti che sta in federazione da 20 anni, io mi doman ni, io mi domando che rinnovamento potrebbe essere. Anche se capisco la mossa di Ricci Bitti. Ma io non sono il tipo. Non faccio campagna elettorale. Perché? Semplice, avrei dovuto andare in cento posti, spendere cento milioni. Ma chi esborsa certe cifre lo fa solo se pensa di guadagnarci... E se qualcuno vuole conoscermi, meglio si compri un buon libro sul tennis». Un invito ai circoli perché questa volta votino davvero senza affidare deleghe ai vari galoppini. E due stoccate. La prima a Galgani: «Presidente onorario si nomina chi ha lasciato il segno. Davvero quasi ammiro il coraggio con cui l'ex presidente vuole questa onorificenza». L'altra ai rivali: «Continuando così sarebbe meglio confermare Galgani, perché chi c'è meglio di lui se si vuole proseguire sulla stessa linea»? Piero Serantoni L'ex campione Pietrangeli

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