Vergognose doppie pensioni Un medico studia tutta la vita

Vergognose doppie pensioni Un medico studia tutta la vita AL GIORNALE Vergognose doppie pensioni Un medico studia tutta la vita Accumulatori di professione Giorni fa la televisione ha comunicato che diversi attori, cantanti, dive dello spettacolo, portano nelle banche estere i loro capitali, per sfuggire al fisco italiano. Ma ciò che mi ha veramente disgustato come cittadino che paga le giuste tasse, vi è un'altra categoria di persone, e cioè: giudici, prefetti, generali, ammiragli i quali dopo aver cessato il servizio attivo, sono entrati come senatori, deputati. Questi personaggi ricevono la pensione fra le più alte categorie statali, percepiscono lo stipendio di senatori e al termine del loro mandato ricevono pure la pensione che complessivamente si aggira sui 20 milioni al mese. Ed è un pugno nello stomaco se pensiamo ad altri tanti italiani che hanno lavorato duro, ma che percepiscono una pensione di circa un milione e mezzo al mese. Vi è un altro motivo, questi personaggi dalla pensione d'oro, occupavano durante il loro servizio cariche che comportavano segreti militari, segreti su precedenti penali. Oggi sono nei partiti e ovviamente questi segreti sulla difesa, sulla giustizia, sono ancora tali? Non dobbiamo stupirci se leggiamo sui giornali certe notizie che invece dovrebbero essere divulgate solo a compimento della istruttoria. I partiti li accettano nelle loro file non perché ne capiscono qualcosa di politica ma proprio per ricavarne quei segreti e notizie che gli fanno comodo... Ecco, questa è anche l'Italia d'oggi. Vittorio Santoli Alessandria Un miliardo al gioco e tanti casi pietosi E' dei giorni scorsi la notizia che il signor Emilio Fede ha sbancato il Casinò di Montecarlo vincendo un miliardo. Il mio primo pensiero è stato: «Bene, sono proprio contenta!». Perché è istintivo condividere la gioia di un cittadino, che vince contro un'istituzione imponente come quella dei casinò. Ma, subito dopo, l'entusiasmo si è trasformato in desolazione. Al signor Fede quel denaro non serve; né per vivere né per fare un giro intorno al mondo. «Lo lascio in banca a Montecarlo - dice ridendo - così potrò giocare tranquillo un anno o due». Non è possibile! Non ci posso credere! Il buono, compassionevole direttore del Tg4, che si fa venire gli occhi lucidi alla vista di tutti quei poveri bambini curdi, ha un miliardo che non gli è costato nessuna fatica, di cui non sa che farsene, e non lo sfiora neppure l'idea di utilizzarne anche solo una piccola parte per aiutare una famiglia o almeno una persona? Come direttore di telegiornale, gli scorrono fra le mani e davanti agli occhi, tantissimi casi veramente pietosi, basterebbe sceglierne uno e quei soldi inutili acquisterebbero valore. So benissimo che se tutti i miliardari regalassero i loro soldi non sarebbero più miliardari! Ma questo è un caso anomalo. La freddezza, l'indifferenza del signor Fede mi ha disgustata. Non guarderò più un suo telegiornale perché nei suoi occhi vedrei soltanto ipocrisia. Eda Greppi Chiesura Valle San Bartolomeo (AL) Nessun privilegio soltanto doveri «Studenti iperprivilegiati»? «Pagati per studiare»? «Sintomo del degrado della Sanità italiana»? Signor Scennofonte da Cosenza, la sua lettera pubblicata da La Stampa il 4 gennaio, nella quale definisce la protesta dei medici specializzandi «a dir poco ridicola» non deve e non può restare senza una replica. Ritenere un laureato in Medicina e Chirurgia, abilitato all'esercizio della professione medica da un esame di Stato e vincitore di un regolare concorso presso una Scuoia di Specializzazione del nostro Paese, uno studente totalmente privo dei diritti propri di un lavoratore a pie- no titolo, ma con tutti i doveri e le responsabilità che una professione delicata come quella che con impegno e passione svolgiamo quotidianamente comporta, mi pare veramente grottesco. Da un punto di vista non soltanto etimologico, un medico degno di tale nome è «studente» per tutta la vita, nel senso dell'apprendimento e dell'aggiornamento continui finalizzati non solo al conseguimento di un diploma di specializzazione o di altri titoli accademici, ma anche e soprattutto alla cura dei propri pazienti nel migliore dei modi possibile. Ciò non significa negare i-più elementari diritti (tutela dello stato di gravidanza e di malattia, contribu¬ ti previdenziali, ecc.) a chi svolge a tempo pieno ed a pieno titolo importanti compiti assistenziali nei confronti della collettività, esercitando l'arte della Medicina secondo Scienza e Coscienza, desideroso di fare bene e di ben apprendere, ma non per questo rinunciando al riconoscimento del proprio ruolo nell'ambito della Società. Caro signor Scennofonte, la Medicina non è soltanto, come lei scrive, una «professione liberale». Questo aggettivo, dall'apparenza assai nobile, non può non richiamarmi alla mente un certo Partito di un certo ex ministro della Sanità, Lui sì, e non i giovani medici specializzandi, inquietante sintomo e simbolo del «degrado della Sanità italiana». Matteo Vitale Brovarone Coordinamento Medici Specializzandi dell'Università di Torino Diamo da mangiare ai colombi di città Interessante e piena di importanti punti in difesa (globale) dei colombi la lettera della signora Laura Bergagna. Primo punto che se denutriti causano epidemie. Altro punto di non guardare soltanto ai danni dei colombi, ma a quelli ben più gravi e non facilmente cancellabili degli umani, sotto le più svariate forme. Aggiungo alla lettera, per rimediare all'ignoranza di moltissimi detrattori torinesi, il seguente punto: una ordinanza del sindaco datata 21 ottobre 1993 (tuttora in vigore) revoca la precedente del 19.06.86 che vietava di somministrare alimenti ai colombi nel territorio urbano. Walter Lombardi Torino Presto un museo dedicato a Salgari Vi scrivo a proposito dell'articolo di Nico Orengo del 5 gennaio dedicato a Salgari, scrittore di cui Torino sembra si sia completamente dimenticata: non sarà stato all'altezza di un Pavese o di un Arpino ecc., però nel suo genere ha rappresentato qualcosa. Anni fa esisteva in via Pietro Giuria un piccolo museo dedicato a questo disgraziato scrittore che - nonostante tutto - è ancora letto. Quel museo è scomparso, però un giorno in una libreria di via S. Ot tavio ho visto, in vetrina, alcune vecchie edizioni delle opere di Salgari e - chiedendo informazio ni - ho saputo che il materiale che era esposto in detto museo non è andato disperso ma potrebbe es sere ancora recuperato; inoltre ho saputo che in Torino vi sono colle zionisti che sarebbero disposti f mettere a disposizione del materiale, se si decidesse di ricostruire un «Museo Emilio Salgari». In conclusione, non credete che, nell'ambito di qualcuno dei musei esistenti in Torino, sarebbe possibile ed opportuno dedicare una sala a questo «grande scrittore minore» che ha contato e conta ancora molto per generazioni di giovani e meno giovani lettori? Luciano Ratto, Druento (To) Vietare nei ristoranti fumo e cellulari E' mai possibile che fra telefonini e sigarette non si possa star tran quilli al ristorante? I primi distur bano lo spirito, le seconde tutto l'organismo. Un po' di rispetto per i vicini (che vorrebbero mangiare in pace una pizza ogni tanto)... Magari affetti da patologie serie (tumori, asma) ed ai quali un po' di fumo non dà solo «un po'» di fastidio. Dirlo al gestore del locale sembra scortese, ci si sente quasi in colpa pensando di far torto al l'intelligenza altrui: ci si dovreb be arrivare da soli a capire che in luoghi aperti al pubblico, questo potrebbe non gradire il fumo o lo strillare dei cellulari. Sara Remus sara@yoda.ing.unibs.it

Luoghi citati: Alessandria, Cosenza, Druento, Italia, Montecarlo, Torino