Sulle 35 ore industria all'attacco

Sulle 35 ore industria all'attacco Convegni a Napoli e Bari con i politici. Il pds: «Le crociate non servono» Sulle 35 ore industria all'attacco E la sfida parte dal Sud BARI DAL NOSTRO INVIATO Si parte da Napoli. E si parte da una piazza che sembra avere un nome simbolico: piazza dei Martiri. Qui rumoreggiano, sentendosi dei martiri, un centinaio di ex disoccupati ovvero persone che presto saranno di nuovo senza occupazione: starmo infatti per scadere i loro contratti a tempo per i lavori socialmente utili. I futuri ri-disoccupati manifestano, invocando un posto, sotto le finestre dell'Unione industriali dove la Corifindustria ha indetto il primo incontro con parlamentari e dirigenti politici delle regioni del Sud per spiegare il no alle 35 ore, la riduzione dell'orario di lavoro che il governo di Romano Prodi intende realizzare per legge. E anche la Confmdustria si sente martire di un'ingiustizia: «Le 35 ore non creano posti, provocano un forte aumento del costo del lavoro, non creano sviluppo, sono un incentivo alle imprese del Sud a rimanere sommerse, praticando il lavoro nero, o a sommergersi», scandisce Antonio D'Amato, consigliere incaricato per il Mezzogiorno. Ieri mattina a Napoli, nel pomeriggio a Bari, prossimamente a Palermo e Reggio Calabria: D'Amato e il direttore generale della Confindustria Innocenzo Cipolletta si sono tuffati nelle Regioni meridionali per contattare uno per uno deputati e senatori per convincerli a ostacolare il varo di una legge sulle 35 ore. «Pensiamo che 0 Mezzogiorno sia la prima vittima del provvedimento», fa presente Cipolletta sciorinando le preoccupazioni: c'è il timore per un aumento del costo del lavoro di tutte le aziende tra il 12 e il 15%, ovvero qualcosa come 33-34 miliardi. A Napoli come a Bari, i rappresentanti della maggioranza di governo tentano di rassicurare gli imprenditori: «Non si può fare delle 35 ore l'unico punto di contrasto con il governo, c'è tempo sufficiente per affrontare le controindicazioni di un progetto di questo genere», afferma il segretario pugliese del pds Enzo La varrà. E l'opposizione di centrodestra si affretta a garantire il previsto appoggio alle rivendicazioni degli imprenditori: «Complimenti alla Confindustria», esclama il deputato di An Carlo Pace; «Le cose dette dalla Confmdustria sono quelle sostenute dall'opposizione», dice Salvatore Lauro per Forza Italia. Ma la situazione resta intricata. Si farà la legge? E come? Cipolletta chiede a Prodi di «prendere atto che il progetto non è perseguibile» anche se c'è l'impegno concordato con Rifondazione comunista a ottobre, per evitare la crisi di governo, di presentare entro gennaio un disegno di legge. Per gli industriali il nemico pubblico numero uno è Rifondazione, invitata nonostante tutto agli incontri nel Mezzogiorno. A Napoli nessun «rifondarolo» però si è fatto vedere, a Bari il segretario regionale Michele Lo Sappio è salito alla tribuna per replicare che la riduzione dell'orario, secondo il suo partito, può creare posti: «Visto che la disoccupazione al Sud è così forte, qualsiasi tentativo di sperimentazione è ben gradito». Ricordando l'impegno a presentare il disegno di legge, Lo Sappio ha messo le mani avanti: «Una crisi di governo sulle 35 ore sarebbe nefa¬ sta per il Paese». E questa è una risposta a Cipolletta per il quale «non si può salvare la vita di un governo facendo danni». Danni derivanti dalle 35 ore che con questo tour del Sud la Corifindustria sta cercando di dimostrare: perciò sta tirando la giacca ai parlamentari per portarli dalla sua parte. Il dialogo è difficile. Al pds non è gradita l'opposizione intransigente degli imprenditori: «Ci sono i cro¬ ciati della flessibilità e i crociati delle 35 ore, ma schierarsi prò e contro non consente di affrontare i problemi dello sviluppo», sostiene il deputato pidiessino Eugenio Donise. Ma a conti fatti su chi può contare la Confmdustria? «Non ho sentito dire con chiarezza chi è contro le 35 ore e chi no» osserva il segretario campano del ccd Riccardo Villari. Del resto la partita è aperta. Così Ernesto Stajano, deputato di Rinnova¬ mento italiano che fa parte della maggioranza, nel suo intervento parla di occupazione ma ignora la questione delle 35 ore: «Finora spiega - dal governo sono arrivati segnali di fumo e Rifondazione si è accontentata del fumo. Non è il caso di enfatizzare, anche perché in Parlamento non c'è una maggioranza per una legge perentoria». Roberto Ippolito L'EUROPA AL LAVORO MEDIA ORE LAVORATIVE SETTIMANALI jJbibJ ìIjIì roRo mm | 1994 1995 jgjj 1996 ^ EUROPA BELGIO DANIMARCA GERMANIA GRECIA SPAGNA FRANCIA IRLANDA ITALIA LUSSEMBURGO OLANDA AUSTRIA PORTOGALLO FINLANDIA SVEZIA GRAN BRETAGNA 38,2 39,1 39,7 40,5 40,5 39,9 _40,0_ 39,5 39,4 m 41,2 * 43,0 38,9 39,7 40,3 40,7 39,9 40,2 39,5 39,5 39,6 41,2 38,6 40,4 43,9