lo svedese di Vignale di Zeni
lo svedese di Vignale lo svedese di Vignale Supermanager per auto e Tic Il «SIGNORE» DEI TELEFONI AH, gli anni d'oro del Toro, il Torino di Gigi Meroni, il poeta del pallone... Succede anche a Gian Mario Rossignolo, manager dai capelli d'argento, un ricco curriculum alle spalle, dalla Fiat alla Riv, alla ZanussiElectrolux e ora alla Telecom, avere dei rimpianti: il Toro in serie B, tanto per cominciare. Gira e gira, giramondo per vocazione, ma le radici sono quelle che sono, piemontesi doc, Torino, la città degli studi, della laurea in economia, dei 22 anni in Fiat, e poi Vignale Monferrato che non è solo il paese dove è nato 67 anni fa, è casa, famiglia, amici, relax. Un po' italiano, un po' svedese, un po' monferrino. Capita a chi si è trovato a lavorare per gh Agnelli e per i Wallenberg, due tra le maggiori chnastie imprenditoriali d'Europa. Ma volete mettere le colline del Monferrato? Così, il supermanager Rossignolo lo puoi incontrare di lunedì a Torino, di martedì chissà dove, Pordenone o Stoccolma, di grigio vestito, camicia bianca, cravatta cachemire, via, su e giù da un aereo, via da un ufficio all'altro, ma di sabato no, di sabato tappa d'obbligo a Vignale, a casa, in famiglia, dove, dice, è più bello leggere libri e ascoltare musica classica. Personaggio discreto, Rossignolo, ma a suo modo onnipresente. All'inizio è la Fiat, anno 1957, incarico nuovo di zecca per un paese che nemmeno sa cosa sia il marketing e invece tocca proprio al ragazzo di Vignale mettere in piedi la divisione marketing del settore auto della Fiat. Funziona. Nel '77 è amministratore delegato della Lancia, anni duri, difficili, politicamente difficili. Nel '79, l'anno del grande cambio, lascia la Lancia, desolazione Riv-Skf che produce cuscinetti a sfera, per metà (Riv) degli Agnelli e per l'altra (Skf) dei Wallenberg. Conosce Peter, l'uomo forte (allora) della famiglia svedese, stima e amicizia reciproca e da quel momento il connubio coi Wallenberg è fatto tanto che nell'84, l'anno della crisi della Zanussi, la più nota tra le aziende italiane di elettrodomestici, tocca proprio a lui, Rossignolo, insediarsi a Pordenone dopo l'acquisto da parte deU'Electrolux dei Wallemberg. Una scommessa, visti i mille miliardi di debiti Zanussi. Eppure, manovrando abilmente tra sindacati, enti locali e nuovi azionisti, Rossignolo ce la fa trasformando quella che sembrava un'azienda destinata a chiudere nel fiore all'occhiello del gruppo Electrolux. Così, oltre alla stima, Rossignolo conquista sul campo i gradi di proconsole italiano dei Wallenberg: presidente di Ericsson, Atlas Copco, Perstrop e inevita¬ bilmente console onorario generale di Svezia insignito (addirittura prima del cavalierato in Italia) del titolo di grande ufficiale dell'ordine reale deha stella polare. Non bastasse, Rossignolo mantiene i suoi contatti, quelli con l'americano Edward Gottesmann, per esempio, l'uomo della Piedmont, che un amio fa ha rilevato i personal computer dell'Olivetti. Una bella castagna tolta dal fuoco a quelli di Ivrea ma, cosa volete, lui è fatto così: ottimista, sorridente, sempre pronto a smussare la realtà là dove sembra spigolosa. L'uomo giusto, hanno pensato i vecchi amici, per la Telecom, la più grande tra le public company made in Italy. Una telefonata, proprio a cavallo di Natale: sei disponibile per la presidenza? L'ultima tentazione. Come si fa a dire di no? Armando Zeni
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