«E' anche colpa di Zeroual»

«E' anche colpa di Zeroual» «E' anche colpa di Zeroual» II n. 2 del Fis: i suoi no scatenano gli ultra L'OPPOSIZIONE POLITICA AALGERI BDELKADER Hachani è attualmente numero due del Fronte islamico di salvezza. E' lui che ha condotto il Fis alla vittoria al primo turno delle elezioni legislative poi annullate. E' stato scarcerato nello scorso luglio. Che cosa si aspetta dalla missione dell'Unione europea in Algeria? «Constatiamo che dopo sei anni di dramma c'è un coinvolgimento della comunità internazionale. Osiamo sperare che tale risveglio di coscienza sia esclusivamente motivato dall'interesse per il martirio del popolo algerino. Il Fis ritiene che la comunità internazionale abbia i mezzi per spingere il potere a un'apertura, in vista del ritorno della pace attraverso un vero dialogo fra tutte le forze politiche rappresentative. Noi approviamo che tali mezzi siano messi in opera, escludendo però quelli che potrebbero avere ripercussioni negative sulla vita quotidiana del popolo algerino. Inoltre non si deve attentare alla sovranità dello Stato. E' questo il messaggio che vogliamo far arrivare alla missione dell'Unione europea, per promuovere una giusta soluzione politica fra algerini in Algeria. Vorrei aggiungere che da convergenti segnalazioni diplomatiche sappiamo che la Francia è il solo Paese che tuttora si oppone a un dialogo tra il potere algerino e il Fronte islamico di salvezza». Siete favorevoli a una commissione internazionale d'inchiesta sotto l'egida dell'Onu? «La questione di una commissione internazionale d'inchiesta non potrà essere posta che dopo il ritorno della pace». La stampa riferisce di sempre nuovi massacri anche alle porte della capitale. A che cosa li attribuite? «Nel contesto attuale è obiettivamente difficile attribuire tali massacri a una determinata fazione. Inoltre ritengo che il potere, rifiutando tutte le soluzioni politiche e abdicando al dovere di assicurare la sicurezza della gente, sia comunque in parte responsabile. Il ritorno della pace e la fine del clima di terrore sono le precondizioni essenziali per valutare in modo razionale chi siano i mandanti e quali i risultati di questi massacri». Ma non vi sentite almeno moralmente responsabili di tali stragi commesse in nome dell'Islam da persone uscite dai ranghi del Fronte islamico di salvezza? «Il Fis ha sempre dichiarato che intende far trionfare il suo programma attraverso mezzi normali, come il suffragio universale. Il fondamento essenziale del suo programma è e resterà l'Islam. Il percorso del Fronte islamico di salvezza quand'era legale prova che ha saputo canalizzare tutte le correnti, e che la responsabilità della comparsa di estremisti ricade sulla cieca repressione scatenata dal potere e sulla politica dei media internazionali intesa a infangare l'Islam. Nella sigla del Già (Gruppo islamico armato) quello che mi fa ma- le è l'aggettivo "islamico". Questi massacri non possono essere commessi da persone che si dicono islamiche». Il Fis rappresenta ancora qualcosa presso l'opinione pubblica? «Riportare la legalità nel nostro Paese richiede che si metta fine al potere militare che ha bandito i partiti annullando le uniche elezioni libere mai conosciute dall'Algeria. Questa scelta avventata ha condotto il Paese alla catastrofe. E oggi, dopo sei anni, l'Algeria non ha ancora imboccato la via della stabilità. Il nostro partito esiste ancora? Attraverso i contatti che ho ogni giorno con diversi settori della popolazione, so che il peso del partito resta notevole nonostante la campagna di epurazione che gli è toccato subire. Ma è soprattutto il contributo che può dare a un'uscita dalla crisi che resta, a mio giudizio, imprescindibile». E' in corso il processo per la rivolta di Serkadji. Era davvero possibile evitare una strage? (Il 21 febbraio 1995 fu soffocato nel sangue un ammutinamento nel carcere Serkadji - ex Barbarossa - di Algeri. Un centinaio di detenuti, fra cui ot- tantuno estremisti islamici, persero la vita per l'intervento delle forze di sicurezza. Ufficialmente si parlò di un tentativo di evasione di massa organizzato dal Già con la com Già con la complicità di un secondino; un rapporto dell'associazione nazionale degli avvocati denunciò che molti detenuti subirono giustizia sommaria dopo che la rivolta era stata soffocata. Abdelkader Hachani, detenuto a Serkadji al momento dei fatti, aveva interposto i suoi buoni uffici alla testa di una cellula di crisi per negoziare con le autorità. A dispetto del suo contributo, il tribunale che esamina il caso non ha ritenuto di convocarlo). «Da quello che ho personalmente visto, e anche considerando la parodia di processo che è in corso, l'ipotesi della deliberata eliminazione di un gran numero di detenuti è largamente confermata. A un certo punto, quando il numero delle vittime della rivolta era di sole cinque, avevo proposto alle autorità una soluzione pacifica. La maggioranza dei detenuti era già rientrata in cella. Quello che seguì fu una strage deliberata con armi pesanti. Una quarantina di detenuti che si erano arresi fu raggruppata e mitragliata. I feriti - fra i venti e i trenta - furono finiti a freddo. Alcuni erano così crivellati che identificarli fu impossibile e furono sepolti sotto l'appellativo «X - algerino». Tutto questo è stato riferito da testimoni, ma il tribunale non ha ritenuto utile prenderlo in considerazione. Ritengo che il processo non stia giudicando che le vittime del massacro». Jean-Pierre Tuquoì Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» «Sì all'intervento dell'Ue se rispetta la nostra sovranità» «Gli eccidi del Già sono un insulto all'Islam» «L'inchiesta Onu? Solo dopo il ritorno della pace» A sinistra una donna piange i propri famigliari trucidati

Persone citate: Abdelkader, Barbarossa, Zeroual

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Francia, Italia