Hong Kong crolla, Wall Street si riprende di Ugo Bertone

Hong Kong crolla, Wall Street si riprende Nuova giornata di panico sulle piazze del Far East. Milano contiene le perdite (-0,2%) Hong Kong crolla, Wall Street si riprende Greenspan: «Aiutare l'Asia è nel nostro interesse» MILANO. Comincia male e finisce bene la grande partita del domino su tutte le piazze finanziarie mondiali. Si parte dai crolli a ripetizione di Hong Kong e Singapore (-8 e -6%, rispettivamente) per approdare alle mazzate sui listini di mezzo mondo, a Londra e Francoforte (picchi negativi oltre il 3%). In mezzo a tante emozioni, l'Italia, sorpresa nella sorpresa, si conferma il mercato più stabile del pianeta: il più resistente nei momenti del panico, il più pronto a reagire alle correnti di acquisto quando, nel pomeriggio, suona la carica della ripresa a Wall Street che inverte la rotta, recupera le perdite, mentre il presidente Clinton invita a rispettare le riforme imposte dal Fmi e il presidente della Fed, Alan Greenspan, sostiene che «fornire aiuti finanziari alle economie asiatiche in crisi è nell'interesse degli americani». Londra, alla fine, ha perso l'I,35%, Francoforte il 2,43, Parigi 1' 1,96. Milano ha chiuso con un modesto meno 0,27%. I riflettori, fin da subito, sono accesi sul listino di Hong Kong. Tutti vogliono capire quali conseguenze avrà la liquidazione della Peregrine, ex colosso finanziario; ma, soprattutto, vogliono capire quale prezzo Pechino sia disposta a pagare pur di non spezzare il «peg», ovvero n «gancio» che lega il dollaro locale a quello Usa. «Niente da fare - ha spiegato serafico Donald Chang, sottosegretario alle Finanze di Hong Kong -, non cederemo mai. Il gancio è un po' come la verginità: una volta che l'hai perduta, è per sempre...». Per tutta la seduta la speculazione prova a saggiare l'effettiva volontà di Pechino di difendere la «verginità» finanziaria di Hong Kong: per ora la roccaforte tiene e la temuta tempesta sul fronte dei cambi, almeno per ora, è scongiurata. Da Giakarta, intanto, arrivano buone notizie. La Borsa risale, la rupia pure. Un miracolo? La crisi economica (e, soprattutto, politica) resta pesantissima, al punto che l'Abn Amro, il colosso bancario olandese da sempre presente nel Paese asiatico, si spinge a sostenere che solo 22 delle 282 società quotate in quella Borsa sono solvibili; ma piace ai mercati che Suharto abbia rinviato 15 megaprogetti (centrali elettriche, aeroporti, una gigantesca torre per uffici) costosi e inutili, ma cari alle finanze della sua famiglia. E' un segnale, questo, che il vecchio dittatore sta cedendo ah'ultimatum del Fmi. Queste notizie, probabilmente, hanno favorito il recupero di Wall Street e, di riflesso, di tutti i mercati europei dopo le tensioni della mattinata e le pesanti perdite che hanno coinvolto un po' tutto il mondo, dall'America Latina a Israele. Eppure, la bufera asiatica ha provocato, ed è destinata a provocare nei prossimi mesi, cambiamenti radicali nel mondo della finanza e dell'economia mondiale. Innanzitutto, i Paesi del Far East devono fare i conti con un'incredibile perdita della loro ricchezza. Nel calo dei listini sono stati «bruciati» 4,6 milioni di miliardi di lire, ovvero due volte il prodotto interno lordo italiano. E questo impoverimento avrà grosse conseguenze (in Italia meno che altrove, ammonisce Fazio) in Occidente: il calo del 20% dell'import del Far East, un calcolo prudente data la gravità della crisi, può comportare un calo dello 0,4-0,5% sulla crescita dei Paesi europei. La caduta della domanda asiatica già si è riflessa sulle materie prime, petrolio in testa (calo di sei dollari al barile per il greggio Usa), alimentando la paura della deflazione resa più inquietante dal gigantesco spostamento dei capitali verso i mercati obbligazionari: in Italia il future sul Btp ha toccato l'ennesimo record a quota 118, negli Usa il rendimento dei T Bond trentennali è salito oltre il 5,7%, ai massimi storici. Ed è a questo punto che a Wall Street è scattata la reazione del mercato. A questi valori, dicono gli analisti, le azioni Usa sono più convenienti delle obbligazioni, ormai troppo care. E così la corrente di acquisti, nel pomeriggio, ha invertito la rotta. Ma la situazione è molto incerta. E anche Wall Street sta a guardare. Ugo Bertone La crisi delle Tigri ha bruciato 4,6 milioni di miliardi di lire Clinton: rispettare le riforme Fmi

Persone citate: Alan Greenspan, Clinton, Donald Chang, Greenspan, Suharto