Kohl: basta illazioni
Kohl: basta illazioni Kohl: basta illazioni 11 20 incontrerà Prodi a Roma BONN. Nelle stesse ore in cui in casa sua quattro professori scendevano in lizza contro l'euro chiamando in causa la Corte Costituzionale, il cancelliere Helmut Kohl ha avuto ieri una conversazione telefonica con Romano Prodi per un colloquio che Palazzo Chigi ha definito «estremamente caloroso e costruttivo». La telefonata è servita anche a concordare un incontro tra i due, fissato per il 20 gennaio a Roma e se a quanto indicato dalle fonti ufficiali tedesche la questione dei profughi curdi è stata al centro del colloquio di ieri, la settimana prossima i temi saranno ben più numerosi e l'euro vi avrà la sua parte. Dopo il clamore suscitato dal settimanale «Spiegel» che attribuiva agli olandesi la volontà di lasciare fuori dall'Uem un'Italia poco affidabile, oltre alle smentite dell'Aia sono giunte le parole incoraggianti del presidente francese Jacques Chirac, secondo cui «l'Italia ha vinto ed entrerà nell'euro», e un'osservazione dello stesso Kohl: è insen- sato, ha detto, parlare adesso di chi farà parte dell'euro e chi no. Anche il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi è intervenuto con un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano tedesco «Sueddeutsche Zeitung» per riaffermare la sostenibilità del risanamento delle finanze pubbliche italiane. Ad infilare il quasi quotidiano sassolino negli ingranaggi dell'Euro hanno provveduto ieri quattro professori tedeschi che, con un'iniziativa secondo molti destinata a fallire, hanno invitato la Corte Costituzionale a bloccare l'Uem. I quattro vogliono mettere il governo di Bonn nell'impossibilità di dare il suo assenso, quando verrà il momento a maggio prossimo, al varo della terza fase dell'unione monetaria, quella che introdurrà l'Euro. In un reclamo di circa 300 pagine i ricorrenti si rifanno alla sentenza con la quale nel 1993 la stessa Corte aveva sancito la legittimità costituzionale del trattato di Maastricht. Nella sentenza si affermava anche però, sostengono i quattro, che la Repubblica federale poteva aderire solo ad una «comunità della stabilità»: poiché i criteri di convergenza fissati dal trattato non sono stati rispettati, l'adesione della Repubblica federale all'Uem sarebbe anticostituzionale. Il fascicolo, preparato da mesi, è da ieri tra gli incartamenti da proporre all'esame della Corte, che non si sa quando si pronuncerà. Non si tratta del primo reclamo avanzato contro l'euro: davanti alla Corte di Karlsruhe ne sono pendenti altri tre già dall'anno scorso. Stavolta però i ricorrenti hanno un peso particolare: due, Wilhelm Hankel e Wilhelm Noelling, hanno ricoperto incarichi di responsabilità nelle Finanze pubbliche e gli altri due, Joachim Starbatty e Karl Albrecht Schachtschneider sono docenti universitari. Dalla loro hanno anche il fatto che Paul Kirchhof, il giudice costituzionale che dovrà ora decidere sul¬ l'ammissibilità del ricorso, è noto per il sospetto con il quale guarda all'Uem e ai trasferimenti di sovranità a favore di Bruxelles. Se il ricorso passasse l'esame della Corte, questa potrebbe emettere un'ordinanza provvisoria con la quale si impedirebbe al governo di aderire all'euro prima della sentenza definitiva, favorevole o avversa che sia. Ma esperti del mondo bancario riconoscono ai quattro ben poche probabilità di successo. Esponendo una tesi largamente condivisa l'esperto legale dell'istituto Max Planck di Mannheim, Jochen Frowein, ha detto che i quattro sono partiti dall'assunto secondo il quale con l'Uem il Parlamento tedesco verrebbe privato di parte dei suoi poteri legislativi, il che non è. Nel 1993, ha ricordato Frowein, la Corte ha riconosciuto agli organi politici la facoltà di stabilire la data di partenza dell'Uem. Alberto Gini Il cancelliere tedesco Helmut Kohl pone un freno alle polemiche
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