La guerra infinita dei dossier di Filippo Ceccarelli
La guerra infinita dei dossier Lo strano «giallo» dei documenti sulla Ariosto pubblicati dall'Avanti e sequestrati dalla Digos La guerra infinita dei dossier VROMA OTI in Giunta e palle di fango, sottili disquisizioni giuridiche e dossier grossolani, salvataggi politici e insidie di spioni e faccendieri redivivi... Giornata campale, quella di ieri, nella grande guerra di Palazzo. Si parte da Previti e via via, attraverso l'Ariosto, o chi per lèi - dato che lei ribadisce con forza di non aver mai avuto rapporto con i servizi - e in rutilante confusione si arriva a Di Pietro, al Papa, al • Gran Maestro della Massoneria, a Pippo Calò e giù, giù fino a quella Yurika Rothschild che, indimenticabile nel suo costumino succinto con finto mitragliatore, apparve in foto all'inizio dello scandalo. Quale scandalo, però, alla fine della giornata non si capisce più tanto bene. Caso Previti? Chissà. Caso Ariosto? Forse. Caso Calvi? Di sfuggita. Caso Craxi? Indirettamente. Fatto sta che nell'ora in cui la Giunta salvava l'avvocato di Berlusconi e la solita massa di giornalisti, abbattuti gli speciali cordoni, si catapultava sui com- missari nel fatidico corridoio della guida rossa, in un appartamento adibito a redazione poco distante dall'hotel Plaza, appartamento con ritrattoni di Bettino Craxi, calendari della Ps e copie di quadri di Deanna Frosini alle pareti, il direttore dell'ovanti/ Beppe Scanni distribuiva una copia del suo glorioso giornale densa di antichi e dimenticatissimi documenti, giunti in tribunale vai a sapere come, in un processo (poi annullato) sulla corsa di Calvi. E qui va detto che seppur straordinari nel loro genere - un autentico tuffo nella nostalgia: i frati neri, Carboni, Pazienza, la banda della Magliana, monsignor Hnilica, Gelli, i finanziamenti a Solidarnosc e altre enciclopediche piacevolezze dell'underground criminale primi anni Ottanta - questi documenti, ecco, tuttora non si riesce a capire se e quanto sono veri, falsi, verosimili o pseudofalsi. Subito, comunque, sono stati sequestrati dalla Digos, con alte proteste di Scanni, che intanto, visto che c'era, distribuiva pure uno pseudo-Craxi a firma Dantes su Tangentopoli. l i d gpInutile - almeno in questa sede - addentrarsi nel dedalo delle trame, delle' intercettazioni e delle assai probabili manipolazioni che di solito presentano questo tipo di carte - di cui peraltro aveva già scritto suscitando assai meno clamore il giornalista Zicari nel 1996. Si accontentino appena di sapere, gli appassionati del noir italiano, che questa prima puntata ospita almeno due incredibili siparietti: il resoconto stenografico di una burrascosa telefonata del faccendiere Pazienza con il cardinal Silvestrini: «Sono 400 miliardi e passa, monsignore, dove c... li trovo?»; e gustosa una scenetta a tre, con il rude Pazienza che si azzuffa con Calvi, lamentoso, e un oleografico Andreotti che consiglia: «Signori! Prudenza!». Allora, come ha fatto sapere in serata la Procura, di intercettazioni ambientali non se ne facevano. E però - vero, falsificato, parziale, incompleto, manipolato, distorto o rimpinguato che sia - quel che colpisce nella lettura del testo semi-integrale del\'Avanti! è che dalla borsa nera di Calvi, contenitore compromettente quant'altri mai, si vorrebbe far uscire anche l'Ariosto, teste chiave del caso Previti-Berlusconi. A questi ultimi, del resto, il dossier non fa alcun cenno - a meno di non considerare un paio di accenni di natura esclusivamente toponomastica a via dell'Anima, dove abitava il Cavaliere («via dell'Animacela lo¬ ro», secondo il riferimento di un personaggio intercettato). Nel dossier, è chiaro, Omega (che preannuncia querele per diffamazione contro chi ha diffuso queste notizie «che rappresentano una pesante intimidazione») è perlomeno avvicinata a storiacce del passato. Sul perché, ieri pomeriggio Scanni spiegava che al momento «vige un'unica memoria storica, quella dell'oblio. E cosa facjio io? Io cerco di romperlo». L'oblio. E con qualche velleità addirittura presocratica, indicava la manchette del quotidiano con citazione eraclitea: «Perizia nel molteplice non aguzza a nessuno la mente, se no a Esiodo aguzzata l'avrebbe». Così, un giorno, a caso lo stesso in cui si vota su Previti, dal più polveroso dimenticatoio scappa fuori questo dossier di dubbia provenienza. E si viene a sapere che non solo nel 1988 l'Ariosto sarebbe stata in contatto con Pazienza e Carboni, nello stesso «consorzio», ma sarebbe stata anche «funzionaria del servizio», «inserita al fine di conoscere proprio le vicende del Carboni e del Pazienza, che risultano, il primo, incaricato presso il Sisde, ed il secondo presso il Sismi». Ora, a parte questo grazioso quadretto di tutti che spiano tutti, è abbastanza ovvio che l'eterna guerra dei fascicoli è ripresa. «Si registrano - annota uno degli estensori del dossier - rumori di fondo». I topi d'archivio s'indovinano al lavoro, le macchine per le fotocopie si scaldano. Il Parlamento decide, certo, ma su come farsi male la fantasia non è mai troppa - né troppo poca. Filippo Ceccarelli
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