Nel bunker di via Cicerone di Fabio Martini

Nel bunker di via Cicerone Nel bunker di via Cicerone Un solo pensiero: la Lega come voterà? L'ATTESA DB € USARE ROMA ELL'AULETTA della Giunta la votazione si è appena consumata e prima di varcare la soglia Michele Saponara - deputato azzurro amico di Previti - si precipita a digitare quel numero telefonico che sa a memoria: 3-2-3-46... «Pronto Cesare?». E dall'altra parte del telefono: «Dimmi!». Saponara: «E' andata bene. E' finita 10 a 8, con due astenuti». Previti, chiuso nel suo studio di via Cicerone, sussurra tra sé qualche parola, ma non esulta. Sarà perché «Cesarone» è fatto così, ostentatamente un duro; sarà perché «è molto teso», come racconta chi ha parlato con lui nelle ultime 48 ore; sarà perché siamo soltanto al primo round di un match che riserverà scambi assai più concitati, sta di fatto che ieri pomeriggio alle 15,55 Cesare Previti era sì soddisfatto, ma senza euforie. Una giornata vagamente claustrofobica quella trascorsa da Previti: in ansiosa attesa di notizie, l'ex avvocato di Berlusconi è rimasto ininterrottamente chiuso - dalle 10 del mattino alle 8 di sera - nel suo studio, al secondo piano di via Cicerone 60. Capricci del destino: chiuso proprio nello stesso studio nel quale accettò di entrare - era la primavera del 1994 - anche un pubblico ministero del pool di Milano che oggi chiede il suo arresto: quel pm si chiamava Tonino Di Pietro e nello studio di Previti si parlò di un ministero. ll'ffii di pIeri, invece, nell'ufficio di via Cicerone le uniche compagnie di una giornata consumata nell'attesa sono state la signora Silvana, le due segretarie Emanuela e Arianna, mentre alle due del pomeriggio ha fatto la comparsa anche un fugace panino, unico pasto dell'«accusato» in attesa di «giudizio». E sul far della sera, quando finalmente Previti ha accettato di esporre il suo dibattutissimo viso alle telecamere di Bruno Vespa, la prudenza della prima ora trasudava anche dalle sue parole: «Un complotto ai miei danni? Non ho assulutamente avanzato un'ipotesi di questo genere. Ai deputati della giunta che me lo chiedevano, ho risposto in termini molto chiari che non pensavo a nulla di simile. Ho solo raccontato dei fatti che sono assolutamente dimostrati. E anzi ho ostentatamente evitato di fare considerazioni su questi fatti». E a Vespa che insisteva sull'Ariosto «bollata» da Previti come «pagata dai servizi», l'ex ministro della Difesa ha precisato: «Non ho detto questo, ho soltanto riporta¬ to alcuni fatti indiziami che facevano pensare che il teste Omega avesse avuto dei benefit molto molto forti. Ho anche riportato l'affermazione molto precisa fatta da Rosario Priore, che l'Ariosto poteva essere stata pagata da organismi istituzionali». Fin qui il Previti televisivo. Ma agli amici che gli hanno telefonato, «Cesarone» ha ripetuto quasi come un ritornello: «Io sono tranquillo, tranquil- lissimo. E per quanto riguarda l'aula la battaglia è ancora apertissima, perché se i termini vengono posti nella loro linearità, si vedrà che io non ho mai parlato di alcun complot¬ to, hanno tirato fuori persino i servizi...». In casa Previti la giornata della grande attesa era iniziata molto presto, nello splendido palazzetto rinascimentale di piazza Farnese, che si affaccia su una delle piazze più preziose di Roma. E' qui che Silvana Previti - una bella signora presentata a «Cesarone» da Enrico Manca - organizzava magnifiche cene anche con personaggi che oggi fanno finta di non conoscere i Previti. Ieri mattina, i due sono usciti presto e si sono insediati al 60 di via Cicerone, in Prati, il quartiere «piemontese» ai margini della cittadella politica. Il «60» poi è un moderno, anonimo palazzo di sette piani, forse l'edificio più brutto di una strada dominata dall'hotel Cicerone di proprietà del presidente della Roma Sensi. Per intendersi, nulla a che vedere con gli eleganti palazzotti di epoca umbertina dello stesso quartiere, nei quali sono insediati i più grandi avvocati della Capitale. E in questo studio che non dà nel¬ l'occhio, Previti si mette subito in collegamento con Michele Saponara, già presidente della Camera penale di Milano, che all'interno della Giunta per le autorizzazioni a procedere sta conducendo la «difesa» del suo amico Cesare. A Saponara, come anche agli altri colleghi di Forza Italia, Previti ripeterà fino all'ultimo la stessa domanda: «Ma la Lega come vota?». E in mattinata, mentre la Giunta sta discutendo, nello studio di Previti arrivano tantissime telefonate. Anche quella di Bruno Vespa: «La fai un'intervista a Porta a Portai Ma deve essere in esclusiva!». Previti alla fine accetta e alle 16,30 Bruno Vespa entra al 60 di via Cicerone. Ne uscirà un'ora e venti più tardi, con quattro cassette sotto braccio. Fabio Martini I senatore Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Milano, Roma, Saponara