Le manette come boomerang di Augusto Minzolini

Le manette come boomerang Le manette come boomerang In agguato ti partito antiriforme Mììì. ..re-:.;. ,. .2 OLTI di noi - confida Michele Cappella - sono perplessi. Certo è prevalente il sì all'arresto, ma si ha la sensazione che si arrivi alla frittata. Meno male che il voto è segreto». Infine c'è pure chi è in imbarazzo, solo e soltanto, per la confusione che regna nella Quercia. «Zani vota per l'arresto? - chiede incredulo Vincenzo Siniscalchi -. Ma non aveva detto il contrario? Forse si è allontanato dall'area di governo del partito e ha cambiato idea. Soda e Sabatini, comunque, voteranno contro. Almeno, ini sa. Anch'io sono perplesso. Ancora non ho deciso. Ad esempio, non capisco perché i magistrati non abbiano chiesto gli arresti domiciliari. L'arresto, sic et simpliciter, mi sembra davvero una richiesta esagerata. Se ne è parlato anche con D'Alema. E, comunque, se davvero l'arresto di Previti blocca le riforme, allora dico che l'arresto di Previti non vale Parigi. Possiamo anche dare un piccolo dispiacere a Pecoraro Scanio. Vediamo...». Si parla di libertà di coscienza, ma quante «interferenze» ci sono in questi ragionamenti. Prima fra tutte, quella preoccupazione sull'atteggiamento dell'opinione pubblica, della gente, perché come spiega anche un pidiessino di provata fede garantista come Giovanni Pellegrino, «la politica non può trascurare il modo di sentire della gente». Ma valutare l'umore della «ggente» - in questo caso davvero con due gg - nella decisione che il Parlamento è chiamato a prendere sull'opportunità di concedere la custodia cautelare per un parlamentare già rinviato a giudizio, non è la stessa cosa che assecondare la logica dei processi di piazza? Appunto, interferenze Un'altra interferenza che sicuramente peserà sul voto dell'aula di Montecitorio è il rap porto che lega la vicenda Pre viti al buon esito delle riforme. E qui il discorso è valido in due sensi. Per essere più chiari: c'è chi nel Polo pone il «no» all'ar resto di Previti come condizio ne pregiudiziale per favorire l'approvazione delle riforme; ma, nel contempo, c'è chi vuole sbattere l'ex ministro di Berlu sconi'in galera per far saltare l'accordo in Bicamerale, per far saltare il disegno di D'Ale ma, per rimettere in discussio ne {'equilibrio di questi mesi. Magari sono gli stessi che sui giornali o in Parlamento denunciano lo scambio Previtiriforme. Se si seguisse una logica del genere - sempre a proposito della libertà di coscienza - gli artefici del patto della Bicamerale, per allontanare da sé ogni sospetto di inciucio, dovrebbero sacrificare Previti comunque. L'obiettivo di questo composito schieramento antiBicamerale è quello di destabilizzare Berlusconi e spingerlo a rompere l'accordo. Ecco perché un personaggio come Armando Cossutta, che non è mai stato tenero con i giudici, non c'è giorno che si dimentichi di sottolineare «l'intreccio tra la vicenda Previti e la Bicamerale». La stessa cosa fanno Fausto Bertinotti e un altro «mangia giudici» come Umberto Bossi. Eh sì, si possono «strumentalizzare» le riforme per salvare Previti (per il momento, visto che il processo si farà comunque), ma si può anche strumentalizzare il caso Previti per far saltare le riforme. Del resto il partito «anti-Bicamera- le» è più forte di quanto appaia. Ci sono Rifondazione, la Lega, i magistrati cui non piacciono le proposte sulla giustizia, i seguaci di Di Pietro attenti alle tesi dei pm. Ma non solo. Basta stare attenti alle uscite di questi giorni. C'è stata la sortita contro la proposta della Bicamerale di sindaci come Francesco Rutelli ed Enzo Bianco. E subito dopo la benedizione di Walter Veltroni. «Io - ha assicurato il vice-premier al sindaco di Catania che lo è andato a trovare qualche giorno fa - su questo argomento andrò fino in fondo». Eppoi c'è da capire l'atteggiamento di Prodi: il premier ascolterà le sirene che gli consigliano di far saltare la Bicamerale e puntare alle elezioni a giugno prendendo in contropiede D'Alema, oppure no? Una logica così rischiosa non appartiene alla mentalità del capo del governo, ma in politica non si sa mai. Ebbene, di fronte a tutte queste interferenze forse Silvio Berlusconi dovrebbe farsi quattro conti: quelli che vogliono Previti in galera sono gli stessi che vogliono mandare a picco l'intesa della Bicamerale. Anzi, molti di loro vogliono l'ex ministro della Difesa in cella proprio per raggiungere lo scopo. Per cui, se Berlusconi minacciasse sfracelli nel caso che il Parlamento desse il via libera all'arresto di Previti, farebbe proprio il gioco dei suoi avversari. Per questo - proprio per evitare interferenze - il Cavaliere farebbe bene a dichiarare alla vigilia del voto in aula che lui, indipendentemente dall'esito, collaborerà a riformare il Paese. Specie se il personaggio è convinto di quello che non si stanca di ripetere in privato: «Sono pronto a dirigere Forza Italia anche dalla galera, se sarà necessario». Augusto Minzolini tv /.... ■ A sinistra: il segretario del pds Massimo D'Alema A destra: il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e il presidente del Consiglio Romano Prodi

Luoghi citati: Catania, Parigi