L'«Euro X» si avvicina e Kohl rialza il prezzo di Alfredo Recanatesi

L'«Euro X» si avvicina e Kohl rialza il prezzo OLTRE LA LIRA L'«Euro X» si avvicina e Kohl rialza il prezzo LAMPI ha vissuto l'ultimo ventennio della storia italiana come governatore della Banca d'Italia, come presidente del Consiglio e da poco meno di due anni cone ministro del Tesòro. Con la responsabilità di una di queste altissime cariche, dunque, ha vissuto i momenti peggiori della storia economica e finanziaria del dopoguerra ed ora vive come uno dei massimi artefici il tempo del risanamento e del riscatto. In queste così diverse esperienze maturate in così diversi tempi ha costantemente consolidato la sua visione montesquieana dell'ordinamento statale e della armonica ed efficiente composizione che deve legare i diversi poteri che l'ordinamento stesso prevede. Si può dunque affermare che nessuno più di lui è in grado di valutare come debban comporsi, pur nella loro specifica autonomia e responsabilità, i poteri della Banca centrale con quelli dell'esecutivo, e quali rischi comporti l'eventuale prevalenza dell'uno sull'altro. Deve esserci un motivo chiaro e solido, quindi, se ha ritenuto di entrare nel dibattito sul peso e sul ruolo dell'Euro-X, ossia del Consiglio dei ministri dell'economia dei Paesi che adotteranno la moneta unica europea. La istituzione di questo organismo, che ormai possiamo azzardare di chiamare E11 (poiché quella X indica il numero dei Paesi partecipanti, che il bon ton giuridico e diplomatico consiglia di considerare ancora ^determinato), nacque da un compromesso tra la Francia di Juppé e la Germania di Kohl. In un vertice bilaterale, la prima chiese la istituzione di un organo politico con poteri di indirizzo della politica economica che affiancasse la Banca centrale europea alla quale, ovviamente, competeranno i poteri di gestione della politica monetaria. La seconda, temendo anche la sola ombra di un macinamento politico dell'euro, si dichiarò fermamente contraria, opponendo l'autonomia che il trattato istitutivo della moneta unica prescrive per la Banca centrale comune. Il compromesso, ratificato dal vertice in Lussemburgo di metà dicembre, è stato un accordo per la istituzione dell'E-X, ma con funzioni consultive, quindi senza alcun potere decisionale. E' presumibile che, al di là delle questioni di principio, questo Consiglio, seppure nella forma deliberata, un peso operativo comunque lo avrà. Non potrà non averlo, perché il rapporto tra politica monetaria e politica economica è dialettico, nel senso che la prima pone un vincolo (la stabilità monetaria) alla seconda, ma non può certo esaurirne le funzioni e tanto meno può entrare in questioni la promozione dello sviluppo e dell'occupazione, il modello di crescita da perseguire, le priorità da rispettare - che implicano scelte eminentemente politiche che possono e devono essere compiute da chi sia stato de- mocraticamente legittimato a farlo e venga poi sottoposto al giudizio degli elettori. Né l'esistenza di un organo politico preposto alla definizione di una politica economica comune può confliggere con l'autonomia della Banca centrale, come vanno sostenendo i tedeschi. Questa autonomia è riconosciuta nel quadro di un ordinamento che consideri la stabilità monetaria come un fondamento dell'ordine economico da preservare al di là e al di sopra di ogni contingenza politica, così come per la gestione della giustizia è riconosciuta autonomia alla, magistratura. E come la magistratura è autonoma neh"applicare leggi, la cui emanazione compete però al potere politico, così una Banca centrale è, deve essere, autonoma nel difendere la stabilità della moneta, ma nelle condizioni che il potere politico stabilisce e governa. Queste condizioni sono le politiche di bilancio, le politiche fiscali, le politiche dei redditi ed anche le politiche del cambio. Non è neppure immaginabile che queste politiche siano soltanto «conseguenti» alla politica monetaria o suoi sottoprodotti; in nessuna parte del mondo ciò avviene, e tanto meno in Germania. Proprio l'ordinamento tedesco può fornire il modello di una Banca centrale autonoma (la sua missione è definita dalla carta costituzionale) che si affianca a un governo che esercita, eccome, il potere di definire e reaUzzarwla politica economica. Nulla» più ovvio e naturale, anche nell'ottica tedesca, che un ordinamento simile possa essere opportuno, anzi necessario, nell'area economica che sarà definita dal corso euro. Se il solo parlare di questi argomenti urta la suscettibilità degli esponenti governativi tedeschi è perché questi hanno i nervi a fior di pelle a motivo di elezioni che a settembre si giocheranno tutte sull'integrazione della Germania con 2 resto d'Europa. Siccome il consenso a questa integrazione è, a dir poco, tiepido, le reazioni ufficiali sono tutte strumentati a presentare all'elettorato una Europa meno impegnativa per la Germania. Il rifiuto, contro la logica e contro la prassi, di prevedere un organo politico per il coordinamento della politica economica nell'area unita dalla moneta, fa il paio con la tesi secondo la quale, a dispetto del patto di Schengen, l'esodo dei curdi verso l'Europa dovrebbe essere affare solo dell'Italia. Sotto elezioni tutto il mondo è paese. Alfredo Recanatesi BS^ ^ |J|J||j|J| |

Persone citate: Kohl