Effetto Asia, Borse col batticuore

Effetto Asia, Borse col batticuore Tensione alla riapertura dopo il tonfo di Giakarta e il ciclone di venerdì Effetto Asia, Borse col batticuore L'Funi cerca rimedi, Clinton manda gli esperti MILANO. L'Europa delle Borse aspetta con ansia l'onda lunga della crisi asiatica. Il primo impatto con l'effetto perverso innescato da Giakarta, venerdì, ha gelato tutti gli entusiasmi per la crescita di fine anno e la chiusura di Wall Street, in perdita del 2,85%, è stata un altro brutto presagio per la nuova ottava. I crolli a catena dei listini dell'estremo Oriente, la caduta dei grandi istituti giapponesi, mettono in dubbio la tenuta delle grandi aziende Usa che nel Far East hanno impegnato tecnologie e capitali, fino a far intravedere pesanti ripercussioni sull'economia mondiale. Per gli operatori europei, la giornata è cominciata ben prima dell'alba, con gli occhi puntati agli indici delle Borse asiatiche reduci da una débàcle collettiva con pochi precedenti: venerdì Tokyo ha chiuso a -0,16%, Manila a -8,33%, Singapore a -7,43%, Hong Kong a -3,89%, Seul a -2,35%. Poche ore dopo, le perdite avevano coinvolto le piazze europee con Francofone (-2,5%) in testa nella graduatoria del calo, prima di ingigantire il collasso sudamericano: Buenos Aires -6%, San Paolo 5,58%, Santiago del Cile -4,12%. Caso particolare, Piazza Affari, che venerdì ha remato decisamente controcorrente, fino a chiudere con l'indice Mibtel in progresso dello 0,28%. Sarà comunque una giornata-test, anche se tutti gli indizi fanno pensare a una crisi indonesiana non facile e di lungo periodo, con ampie possibilità di allargare il virus ad altre aree circostanti. L'Europa, per ora, rimane alla finestra e anche la Germania smorza le attese sui tassi: con prezzi e salari sostanzialmente stabili, ha detto ieri Ernst Welteke, membro del consiglio centrale dell'istituto centrale tedesco e presidente della Banca dell'Assia, nonostante la crisi asiatica «non vi è alcun motivo per ulteriori interventi della Bundesbank». Per arginare la crisi asiatica, si è già mosso il Fondo monetario internazionale con tutta la sua valigia di rimedi amari, che vanno dai tagli di spesa alla ristrutturazione del sistema bancario. Ma è praticamente scontato che la cura tradizionale non basterà più. Dovrà muoversi Clinton, che ha già spedito a Giakarta il segretario al Tesoro Usa, Lawrence Summers. E domani arriverà il segretario americano alla Difesa, William Cohen, che da Kuala Lumpur ha già fatto sapere che l'appoggio Usa ai Paesi della regione è dimostrato sia dalla loro presenza militare che dal sostegno al tentativo dell'Fmi di risolvere i problemi dell'economia. Il Fondo, frattanto, ha concluso la prima tornata di colloqui. Stanley Fisher, primo vice direttore deU'Fmi, ha incontrato il ministro delle Finanze Marìie Muhammad e il segretario di Stato Murdiono. Fisher, al termine, ha parlato di progressi, ma Murdiono è stato molto meno ottimista: «L'Fmi - ha esordito non detta le ristrutturazioni e le riforme che devono essere intraprese in Indonesia: la presentazione del progetto di bilancio ne è la prova». Ma proprio l'annuncio di martedì sul progetto di bilancio, che diverge dagli impegni presi col Fmi per beneficiare di un pacchetto di aiuti di 43 miliardi di dollari, aveva fatto svalutare del 20% in 48 ore la moneta locale. La richiesta di un intervento «immediato e deciso» arriva però dall'Unione europea, con il Commissario al commercio, Leon Brittan a Tokyo per il vertice economico: «Non credo che ci sarà un impatto drammatico sull'economia europea purché la situazione non peggiori». Da qui l'invito a tagliare con decisioni le radici della crisi ed eliminare il disordine del passato. [b. g.] Pietro Marzotto

Persone citate: Clinton, Effetto Asia, Ernst Welteke, Fisher, Lawrence Summers, Leon Brittan, Pietro Marzotto, Stanley Fisher, William Cohen