«La mia colpa? Aver amato Strehler» di Maria Giulia Minetti

«La mia colpa? Aver amato Strehler» Dopo la pubblicazione di un messaggio in cui il regista le annunciava l'addio, l'ultima compagna va all'attacco «La mia colpa? Aver amato Strehler» Lettera della Bugni: ma lui lasciatelo in pace LA GUERRA TRA LE DONNE DI GIORGIO MILANO ARA Maral... vogho scriverti queste righe perché tu sappia cosa sento e penso di noi», incomincia così la Ietterà firmata Giorgio Strehler che qualcuno ha fatto pervenire al «Giornale» di ieri e che rilancia in perfetto stile «romanzo a puntate» la vicenda triangolare fra il regista scomparso, l'amante Mara Bugni e la moglie Andrea Jonasson. Cosa pensa, infatti, Strehler, nella lettera senza data? Pensa che «...troppi abissi ci dividono. Io non potrei mai incominciare con te né con chiunque altra " un nuovo amore". Potrei darti solo qualche cosa di me, ore, minuti, eros, giochi intellettuali profondi. Ma non "l'amore". Il mio tempo è finito. La mia vita con Andrea è l'unica cosa che resta di concreto e io debbo cercare con lei di ricostruire un legame nuovo. Come, non so». Fine? Sarebbe la cosa giusta. Però è difficile. Strehler lascia a sé e a lei un ultimo spiraglio: «Se riesci ad accettare il "relativo"... mi troverai sempre. E' una tua scelta...». Con questa lettera il romanzo ha uno scatto verso l'alto rispetto alle beghe ereditarie, anche se s'era capito fin dal primo giorno che l'eredità in questione era l'investitura amorosa, e che in qualche modo la casa di Lugano (dove, quand'era ancora in affitto, Andrea Jonasson aveva vissuto con Strehler per sette anni) ne era diventata il simbolo. Ma se il romanzo forse si fa più bello, l'imbarazzo si fa più grande. Perché chi era in possesso della lettera ha ritenuto opportuno renderla pubblica? Annamaria Bernardini De Pace, avvocato di Andrea Jonasson, scorge invece nella pubblicazione della lettera un segnale distensivo, «un'ipotesi progettuale di valutazione per una soluzione conciliativa». Traduzione: la lettera rivela che Strehler amava entrambe le signore, dunque non c'è più motivo di litigare, possiamo sederci a un tavolo e discutere serenamente (la famosa eredità, la legittima, la casa, i debiti eccetera). Abbiamo capito bene avvocato? «Con questa lettera le cose si quietano - conferma lei - l'ultima voce è quella del maestro. Dovrebbe calare la tela». Sarà. Ma la lettera, a quanto pare, ha tutt'altro che quietato Mara Bugni. Se Andrea Jonasson, raggiunta al telefono, sceghe il «no comment» («La lettera non è mdirizzata a me»), Mara la tra¬ scura per concentrarsi su un articolo che l'accompagna, dove si tenta una ricostruzione della sua vita di «ragazzina della provincia sabauda che ha sempre pensato in grande». In una lettera aperta inviata ieri alle agenzie di stampa, Mara domanda drammaticamente: «Devo giustificarmi perché mio padre ha fatto anche l'operaio? (no, certo, però lei aveva detto che era un imprenditore, ndr)... Giustificarmi perchè la mia, che è una famiglia bene- stante, non mi ha mai ostacolato di fronte a nessuna scelta e anzi mi ha lasciata libera soprattutto anche di sbagliare, dicendomi ogni volta "per qualsiasi cosa noi saremo sempre qui"? Giustificarmi per gli "errori" che ho commesso in passato? Giustificarmi per essere una donna che ama viaggiare, leggere, conoscere, ed è curiosa di tutto?...Se in tutto questo ci sono "colpe oscure", allora sono colpevole. Colpevole di amare un uomo che non era una persona qualsiasi ma si chiamava Giorgio Strehler. Si sta facendo di tutto per rendere colpevole anche Lui (con la maiuscola, ndr), che purtroppo non è più qui a poter rispondere, di avermi amato». Altre, molte righe veementi, e un finale a sorpresa: «Per favore, lasciamo riposare Giorgio in pace». La prendiamo in parola, signora Bugni. Ma incominci lei. Maria Giulia Minetti «Mi hanno descritto come una Circe ma non ho nulla di cui pentirmi» La Jonasson tace Giorgio Strehler tra le due donne degli ultimi vent'anni: a destra l'amante Mara Bugni, a sinistra la moglie Andrea Jonasson

Luoghi citati: Lugano, Milano