«Troppo servili con Rosy» di Raffaello Masci

«Troppo servili con Rosy» INTERVISTA IL PRESIDENTE DILLA VIGILANZA «Troppo servili con Rosy» Storace: violato l'abc della democrazia UROMA N episodio di servilismo, di appiattimento supino sul governo, simile a quello accaduto ieri alla Rai sul caso Di Bella, non lo avevo mai visto né come parlamentare né, prima, come giornalista. Neppure i ministri democristiani dei tempi andati usavano la Rai come stanno facendo i "buonisti" dell'Ulivo. Bindi in testa». La sferzata ai vertici di viale Mazzini, giunge da Francesco Storace, esponente di An e presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, dopo che ieri al figlio del prof. Di Bella, Giuseppe, è stato negato il confronto con il ministro della Sanità Rosy Bindi, a «Domenica In». Onorevole Storace, ci può raccontare come è andata? «Poco prima dell'una sono stato avvisato da un membro dell'associazione dei malati in cura dal prof. Di Bella, che c'erano delle difficoltà per la par- tecipazione del dott. Giuseppe Di Bella (il figlio del professore) alla trasmissione "Domenica In", nel corso della quale avrebbe dovuto confrontarsi con il ministro Bindi. Io ho risposto che ne avrei parlato con il direttore generale della Rai, perché mi sembrava assurdo che una persona venisse invitata prima a partecipare e poi a soprassedere all'invito. E così ho chiamato il direttore generale Franco Iseppi. Né io né il mio informatore sapevamo ancora che c'era stato un netto veto della Bindi al confronto diretto con Di Bella, altrimenti ne avrei chiesto ragione ad Iseppi. Invece mi sono limitato a far presente la circostanza». Dunque il colloquio con il direttore generale è stato sereno? «Sereno sì, nel senso di corretto e civile. Ma molto duro. Mi sono trovato di fronte una struttura pubblica, anzi il massimo organo di servizio pubblico televisivo, che stava violando l'abc della democrazia. E l'ho fatto notare ad Iseppi, il quale mi ha replicato che il prof. Di Bella aveva già potuto esprimere la sua opinione nella trasmissione di Biagi e che quindi il criterio della par condicio non veniva leso. Ma gioverà ricordare allora che anche in quella circostanza la Bindi rifiutò il colloquio diretto». Che cosa vuole dire, Storace, che il ministro o pontifica da sola o non parla? «Ah, non lo so, ma certo è sconcertante questo autoritarismo. Io sono costernato per l'arroganza degli esponenti di questo governo. E per ciò che riguarda la mia competenza, in quanto presidente della commissione di Vigilanza, sono seriamente preoccupato per questa forma di sudditanza spontanea che la Rai manifesta nei confronti del governo. Non esistono più le regole della democrazia e neppure quelle del buon giornalismo che prevedono di sentire parte e controparte. Qui si dà, a semplice richiesta, libera tribuna al potente di turno, senza contraddittorio e' senza neppure diritto di replica, se è vero che neppure nell'arco della trasmissione è stato possibile trovare due-tre minuti per i manifestanti che stavano davanti agli studi». E adesso che cosa conta di fare? «Intanto aspetto che la Rai dia delle spiegazioni, "sua sponte". Se questo non dovesse av- venire, o se queste spiegazioni fossero insufficienti, allora martedì c'è l'ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza e questa cosa sarà messa all'ordine del giorno». Chiamerà i vertici Rai a rapporto? «Io non voglio fare il fustigatore di nessuno. Ma il governo e la sua maggioranza non possono trattare la Rai come roba loro. O almeno non possono farlo sperando in una generale accondiscendenza e in una piena impunità». Raffaello Masci «Voglio sapere perché non è stata data voce ai manifestanti» II presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, Francesco Storace