«Hanno paura di noi»

«Hanno paura di noi» «Hanno paura di noi» «La medicina ufficiale ci ascolti» MODENA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Temo che a queste condizioni la grande illusione possa diventare non la cura Di Bella, ma la sperimentazione del ministero». Rosy Bindi non riesce a far breccia tra i collaboratori del professore modenese. Ieri erano tutti incollati davanti alla tv. Lo stato d'animo non era, già in partenza, dei più sereni per via del collegamento telefonico col figlio del professore, Giuseppe, prima previsto e poi annullato. «Sono stato contattato sabato dallo staff della trasmissione per un collegamento telefonico alle 15 - racconta Giuseppe Di Bella - ho dato il mio assenso e abbiamo stabilito le modalità tecniche. Ieri mattina ho atteso conferma, ma nessuno mi ha richiamato. Dall'associazione dei malati ho appreso che il collegamento era stato annullato perché il ministro, così mi è stato riferito, lo aveva posto come condizione per partecipare alla trasmissione. Lascio giudicare alla gente la decisione Rai». L'irritazione nelle parole di Di Bella junior è palese: «Il nostro atteggiamento è senza recriminazioni. Non voghamo vendette né ripicche, le polemiche non le abbiamo innescate noi». Quanto all'ulthnatum sulla consegna delle cartelle cliniche, Giuseppe Di BeUa commenta così: «Le commissioni ministeriali hanno respinto il metodo varie volte senza mai chiedere le cartelle cliniche. Ma il ministero dispone già da tempo di una numerosa documentazione scientifica tra cui gh studi e il libro del professor Di Bella con il resoconto dei 35 casi. Di cartelle quindi ne ha già e altre ne saranno consegnate. Perché sono diventate importanti solo adesso?». Sfumata la possibilità di un contraddittorio in tv, i collaboratori del professore si devono accontentare dei commenti, non certo favorevoli. «E' ormai chiaro a tutti - dice l'avvocato di Di Bella, Enrico Aimi che c'è chi teme il confronto tra il protocollo e le cure ufficiali. Se la Bindi vuole andare incontro alle aspettative degli italiani, rompa gli indugi e lasci libertà di scelta ai malati di tumore che non vivono ancora, fortunatamente, in un regime di trattamento sanitario obbligatorio. Non si può chiedere da parte dei vertici dello Stato la somministrazione controllata di eroina ai tossicodipendenti e allo stesso tempo negare la somatostatina, farmaco peraltro già sperimentato, ai malati di tumore. E' legalmente possibile approntare in tempi rapidissimi un provvedimento per portare la somatostatina in fascia A per consentire alle migliaia di pazienti già in cura col metodo Di Bella di poter proseguire senza spendere cifre da capogiro». Soluzione che, secondo lo staff di Di Bella, consentirebbe di allentare l'enorme pressione venutasi a creare in queste ultime settimane, con la catena dei ricorsi ai pretori e le ordinanze alle Asl. Alla vigilia di importanti scadenze i collaboratori del fisiologo modenese non chiudono comunque la porta al dialogo: «Nell'interesse dei malati, continueremo ad essere disponibili al confronto, ma per il confronto bisogna essere disponibili in due». E mentre il professore prosegue nel suo silenzio-stampa, parla per lui il portavoce Ivano Camponeschi: «Non c'è da sperimentare nulla, c'è solo da condurre una verifica clinica dei pazienti che hanno trovato beneficio dalla cura per validare il metodo. Non solo negh istituti oncologici ma anche in tutti gh ospedali». Raffaella Quaquaro Il fisiologo Luigi Di Bella. Ha accettato di sperimentare la sua cura anticancro

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