«Basta carcere per i tossici» di Daniela Daniele

«Basta carcere per i tossici» «Basta carcere per i tossici» Crepet: e più controlli sulle comunità Un magistrato entra a pie pari nella questione droga, con una proposta che qualcuno ha perfino definito «indecente». Che ne pensa lo psichiatra Paolo Crepet? «I magistrati hanno lo stesso diritto di entrare nel merito della vita civile di chiunque altro. Le decisioni, ovviamente, spettano poi a chi ci amministra, mi auguro, con il giusto approfondimento». Quale sarebbe la prima conseguenza della somministrazione controllata di droghe pesanti? «Visto che la metà della popolazione carceraria è dentro per fatti connessi alla droga, bisognerebbe farla uscire. E questo mi sembra molto giusto. Non ho mai creduto che la galera fosse luogo di terapia e riabilitazione. La conseguenza di questa scelta sarebbe il mutamen to della condizione di tossicodipendente, da cittadino che ha commesso un reato a cittadino che ha un problema e che dev'essere aiu¬ tato a guarire. Lo Stato deve uscire da questa contraddizione sull'identità del drogato. E anche da altre contraddizioni...». Per esempio? «Perché si amministra la giustizia con massimo rigore per quanto riguarda la droga e lo Stato poi produce le sigarette? Mi pare che 400 mila morti all'anno, in Europa, per malattie connesse al fumo dovrebbero far riflettere. E il padre fumatore che dà un ceffone al figlio sorpreso a farsi uno spinello dovrebbe interrogare la propria coscienza». Dallo spinello Ubero all'eroina controllata c'è un bel passo, però, non crede? «E allora perché si distribuisce il metadone, antagonista dell'eroina, e droga di Stato?». Un conto è il bicchierino di metadone, un altro è il rito del buco. Ne converrà, anche dal punto di vista psicologico... «Certo. Ma il fatto è che anni di proibizionismo non hanno risolto nulla». Lei, dunque, è a favore della proposta Galli Fonseca? «Mi sento di dire: parliamone. Non mi entusiasma la limitazione del danno, perché la definizione stessa ha il sapore della sconfitta. Ma mi rendo conto che il problema di una popolazione drogata esiste: non vorrei che morisse tutta, per Aids. Dunque, per questa popolazione occorre fare qualcosa che finora non è stata fatta». Che cosa propone? «Prima di tutto, un bel "no" ai tossicodipendenti in galera. Il carcere non serve né a loro né alla società, contribuisce, anzi, a peggiorare le cose. In secondo luogo, vorrei che fosse fatta un'attenta e severa verifica delle comunità terapeutiche che, sia detto per inciso, non sono tutte della stessa pasta». Che cosa intende dire? «Si chiamano comunità terapeutiche? Bene, allora forniscano dati sugli interventi che hanno fatto. Ci si scaglia addosso a Di Bella, ma nessuno pensa di chieder conto alle comunità terapeutiche del lavoro svolto: quanti sono i tossicodipendenti trattati? Quanti quelli guariti? Quanti quelli morti? E via di seguito. E poi si faccia chiarezza sul lavoro dei ragazzi». In che senso? «Ho fatto parte di una commissione ministeriale che assegnava fondi alle comunità. Lo Stato ha finanziato di tutto. Più volte ho denunciato lo sfruttamento dei tossicodipendenti, del loro lavoro. Ho chiesto: questi ragazzi allevano cavalli, e cuciono pellicce che poi si vendono in via Montenapoleone, ma a loro che cosa ne viene in tasca? Sto ancora aspettando la risposta». Come fare prevenzione? «Capire perché un ragazzo si buca. E non solo. Perché s'impasticca il sabato sera, o perché ha disturbi alimentari, o perché lancia sassi dai cavalcavia: tutte facce dello stesso problema. Non ha una sponda, non ha punti di riferimento, né in famiglia, né a scuola, per affron tare le sue crisi. Credetemi: nessuno si è mai drogato per felicità». Daniela Daniele «Tanti anni di proibizionismo non hanno risolto il problema» Lo psichiatra Paolo Crepet

Persone citate: Crepet, Di Bella, Galli Fonseca, Paolo Crepet

Luoghi citati: Europa