Bossi battezza la «Guardia padana» di Ugo Bertone

Bossi battezza la «Guardia padana» Il leader della Lega: il sistema ha trovato stabilità, impossibile un cambiamento dall'interno Bossi battezza la «Guardia padana» «30 mila uomini per la pace, noi non siamo l'Ira o l'Età» CHIGNOLO PO (PAVIA). «Previti? Noi la libertà di scelta di coscienza la garantiamo sul serio. Mica sono finte per gonzi, come quelle degli altri partiti...». Umberto Bossi, «ospite» al parlamento padano di Chignolo Po, dopo aver benedetto la nascita della guardia nazionale padana (30 mila arruolamenti previsti per il «corpo di pace», iscrizioni aperte per uomini e donne tra i 18 e i 60 anni), se la cava così di fronte a chi gli chiede che faranno oggi a Montecitorio i due commissari leghisti, Mario Borghezio e Roberto Maroni. «La decisione importante - aggiunge il leader della Lega - non è quella di lunedì. Quel che conta è il voto dell'aula, il giorno 20. E lì si vedranno i nostri voti». E Maroni, intanto, dice di sospettare che il popolare Gargani abbia l'incarico di salvare Previti per conto di D'Alema «per poi - chiude l'ex ministro degli Interni - scaricare la responsabilità politica su noi della Lega. Ma se è così, questo diventa un voto politico...». Bossi, insomma, al solito non svela le sue carte alla vigilia del gioco parlamentare. Anche perché, sulla sorte dell'ex ministro di Berlusconi si gioca qualcosa che va al di là del caso specifico. In che senso? «Le stategie politiche» ripete più volte Bossi che, davanti ai 200 parlamentari riuniti in quel di Chignolo Po, pronuncia la frase-chiave: «Rimessi a posto i conti con un po' di imbrogli, come ha fatto questo governo che ha ricquilibrato in parte entrate ed uscite, il sistema ha trovato una sua stabilità ed è quindi impossibile pensare ad un cambiamento dall'interno». L'Italia, insomma, entrerà in Europa nonostante le profezie sinistre di Bossi e Pagliarini. Inutile sperare, è il ragionamento di Bossi, in un collasso dell'Ulivo. Il gioco è nelle mani di D'Alema che, in caso di imboscate alla riforma costituzionale, potrebbe pure decidere di andare alle urne e gratificare il suo successo. Meglio prepararsi, ammonisce Bossi, mica tanto contento dei suoi. «Bisogna sbrigarsi - ruggisce davanti ai parlamentari padani - darsi e dare delle regole. La gente vi sta chiedendo di correre». Ben venga la guardia padana, «una guardia di pace - continua Bossi - che risponde al governo e presidia il sereno lavoro del parlamento, non un esercito di liberazione perché noi non facciamo terrorismo, non siamo l'Ira o l'Età come vorrebbe il caro Papalia». Ma la guardia di pace («ma in caso di irruzione della violenza centralista - sottolinea Bossi - ci sarebbe una giusta reazione di uomini...»), già sollecitata dal leader nella riunione di dicembre, non basta. Bisogna fare di più, e in fretta. «Darò mandato ai sindaci leghisti - continua Bossi - di promuovere la nascita di scuole elementari, padane, con tutto quello che ne consegue. E poi lo sport, la cultura». L'importante è radicarsi sempre più sul territorio, in attesa di un confronto che prima o poi ci sarà. «Se una rottura ci sarà - spiega - questa av- verrà nella società. E noi dovremo essere pronti. Dobbiamo dire alla nostra gente se c'è una speranza di battere definitivamente questo sistema, pronti ad offrire a questa gente un'alternativa, oppure se invece dobbiamo andare tutti a casa». Fare di più, fare di più, è il motivo che Bossi ripete al governo e ai mortificati parlamentari padani, cui viene addirittura rivolto l'insulto supremo: quello di nutrire vizi «romani». «Chiamo per telefono - accusa 0 leader - la sede del governo a Venezia e non risponde nessuno. Manca la visibilità, cari miei. La gente cerca il parlamento e telefona alla sede della Lega perché non sa dove sia il parlamento» che stenta ad ingranare perché manca l'organizzazione. E il radicamento nella società, infine, stenta a manifestarsi per davvero, conclude il leader, incurante dell'impegno di Minerva, accompagnata da una delegazione di allevatori padani, che ha arrancato lungo la scalinata del castello di Chignolo Po pur di non mancare all'appuntamento. Si tratta della figlia di Ercolina, la mucca mascotte, simbolo della protesta dei Cobas del latte dalla Padania fino a Roma. Ieri Miner¬ va, con un regolare pass di ospite agganciata sulla cavezza, ha fatto il suo ingresso tra gli applausi nell'aula del parlamento padano, mentre sventolavano le bandiere del «Sole delle Alpi». Un modo originale per ribadire la solidarietà dei padani alla lotta degli allevatori nel cuore della Bassa. Da qui, nel bel mezzo di una fittissima nebbia di stagione, Bossi ha lanciato il suo messaggio per il '98: inutile sperare nel collasso del governo romano, l'unica prospettiva di successo la Lega se la gioca nella società. Ugo Bertone Qui sopra il leader della Lega Umberto Bossi con le «guardie Padane» Sotto il maestro Mario Lodi

Luoghi citati: Chignolo Po, Europa, Italia, Pavia, Roma, Venezia