LA REALTA' CHE IMITA LA SIT- COM di Gabriele Romagnoli

LA REALTA' CHE IMITA LA SIT- COM IL CASO SEINFELD LA REALTA' CHE IMITA LA SIT- COM s NEW YORK E domani il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton annunciasse il suo anticipato ritiro dalla Casa Bianca, la notizia avrebbe sicuramente risalto, sulla stampa e nei commenti della gente. Non più di quanto ne stia avendo quella del ritiro di Jerry Seinfeld. Apertura del «New York Times», copertina di «Time», sondaggi su «America on line», dibattiti in metropolitana, nei bar e, soprattutto, nelle case, davanti all'altare televisivo, presto e immaturamente privato del suo rito più celebrato: la sitcom di Jerry Seinfeld, l'attore e autore dagli incassi divini, un milione di dollari a episodio. «Seinfeld» è un programma che da nove anni incanta l'America (secondo per ascolti solo a «E. R.») e che in Italia non arriverà forse mai. Difficilmente funzionerebbe: è troppo newyorchese. In un episodio di «Seinfeld» non c'è trama, non succede nulla, semplicemente i quattro protagonisti (tre uomini e una donna) vivono e vivendo attraversano tutti i riti di passaggio della vita a New York: litigano con i tassisti asiatici e con i fattorini delle consegne a domicilio, si dedicano allo sport dell'avvistamento di una celebrità, sono ossessionati dalle vicende del mercato immobiliare («a Washington il sesso è la politica, a New York il sesso è il mercato immobiliare»), hanno burocratiche relazioni sentimentali e quando si lasciano passano un'intera puntata a stabilire con pignoleria a quali condizioni possano continuare a fare sesso tra loro. Tutto reale, nell'irreale universo di Manhattan. Di qui il successo che ha portato Jerry Seinfeld dal Metropolitan Comedy Club al contratto Gabriele Romagnoli CONTINUA A PAG. 12 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Bill Clinton, Jerry Seinfeld, Seinfeld

Luoghi citati: Italia, Manhattan, New York, Stati Uniti, Washington