« Travolti da un'illusione » di Massimo Giannini

« Travolti da un'illusione » « Travolti da un'illusione » «Ora si fanno suggestionare tanti malati iniziali» INTERVISTA IL MINISTRO DELLA SANITÀ' BEL ROMA WjSt ICE che ha letto il mio artiBP' colo, sulla morte di mio padre e sul caso Di Bella. Dice che ne è rimasta «profondamente colpita», e che spera possa «rappresentare finalmente un punto fermo, in questa confusione che si è creata e che danneggia centinaia e centinaia di ammalati». Dice che mi capisce, capisce lo stato d'animo di tutti quelli che si sono trovati o si trovano nella mia situazione, con un padre, una moglie, un parente o un amico in bilico tra la vita e la morte. Allora le chiedo: se lei capisce, la sofferenza, l'angoscia di chi oggi combatte con il cancro e non sa più se è giusto farlo con la Chemioterapia o con la Somatostatina, non potevate muovervi prima? Non potevate decidere prima la sperimentazione del farmaco del professor Di Bella? Rosy Bindi, ministro della Sanità, abbassa lo sguardo e il tono di voce: «No, non potevamo. Non potevamo prima, e le aggiungo che anche oggi stiamo rischiando grosso: qui si è scatenato un allarme di sanità pubblica che ci carica, tutti, di responsabilità enormi...». Che vuol dire, ministro Bindi? «Si metta nei miei, nei nostri panni: decidere una sperimentazione significa mettere a repentaglio vite. Significa assumersi la responsabilità di una scelta, di fissare il confine tra la vita e la morte». Se pensa questo, perchè ha deciso di avviarla, questa sperimentazione della cura? «L'ho deciso perchè a questo punto il rischio di sperimentare la terapia a base di Somatostatina è diventato minore di quello che corrono tutte quelle decine di migliaia di malati che vivono nell'incertezza, nell'angoscia che fu sua e di suo padre. Perchè qui sta la vera emergenza di sanità pubblica: da quello che mi risulta, proprio a causa di questa incertezza, dell'offensiva dell'Associazione vicina a Di Bella, della strumentalizzazione da parte delle forze politiche, delle campagne di alcuni organi di stampa, adesso alla Somatostatina non stanno passando più solo pochi malati terminali: cominciano a farsi suggestionare anche tanti ammalati di cancro, magari allo stadio iniziale e con buone prospettive di guarigione, che temono di non sopportare la chemioterapia, o che hanno paura della sala operatoria. Quindi scelgono la scorciatoia Di Bella». Ministro Bindi, non mi dica che non li capisce... «Li capisco, e sono loro vicina. Io vorrei che fosse chiara una cosa: Rosy Bindi non copre nessun interesse, economico, corporativo, di casta o chissà che altro. Rosy Bindi non ha pregiudizi, è aperta a tutte le prospettive terapeutiche, di fronte al male del secolo». Compresa la terapia Di Bella? «Ma certo, se mai si scoprirà che la cura funziona vuole che io mi rifiuti di aiutare tanta gente che sta male, che io mi opponga a qualcosa che serve al mio Paese? Il punto è proprio questo, però: finora, sull'efficacia della terapia Di Bella, io non ho riscontri positivi, nè me ne sono arrivati, sull'efficacia della Somatostatina». Però alla fine ha dovuto cedere, accettando di sperimentarla. Non poteva farlo prima? «Rifiuto questa lettura, io non ho ceduto su nulla. Io seguo solo le regole, questo è il fatto. Poi lo so che in questo Paese è diventata più affidabile una testata giornalistica piuttosto che un ministro che ri¬ spetta le regole; lo vedo che di un titolo del "Giornale" ci si fida di più rispetto a una mia dichiarazione. Ma io devo rischiarlo, questo passaggio». Cioè? «Le parlo col cuore in mano, con lo stesso spirito con il quale lei ha raccontato la storia di suo padre: quel confine tenibile che lei ha provato, quel dolore di una perdita, quell'angoscia del non sapere cosa fare, lo vivo anch'io, lo viviamo tutti, nel governo. Ma mi creda, anche se è faticosissimo, noi dobbiamo slare dalla parte delle regole». Finora quante cartelle cliniche avete ricevuto? «Una ventina, non di più»: E chi ve le ha mandate? Di Bel¬ la, il suo staff? «No, ce le hanno mandate i pazienti, spontaneamente. Alcuni precisando persino che l'hanno fatto contro il parere dell'Associazione dei pazienti del professore». I seguaci di Di Bella si opporrebbero alla trasmissione della documentazione? E perchè mai? «Non lo chieda a me. Io so solo che, ad oggi, quella documentazione è per noi insufficiente. Per questo, perchè ho a cuore le sorti di tanta gente che soffre, oggi io mi aspetto un gesto, da Di Bella e dal suo entourage: ci mandino materiale serio, non semplice aneddotica, non storie personali che sono tutte interessanti, dolorose e inducono alla comprensione e alla pietà umana, ma non valgono ai fini della validazione scientifica. Ci spieghino, attraverso le esperienze concrete di cura, in cosa consiste la terapia. Da quel poco che abbiamo, non è ancora chiaro: in base alle cartelle ricevute, non possiamo nemmeno parlare di 'protocolli di cura"». Ministro Bindi, qui ci c'è in ballo un bene supremo, la vita, che tanta gente si vede svanire tra le mani. Perchè ne fate una questione burocratica? «Ma non è così. Noi, per poter sperimentare e in prospettiva validare sul piano scientifico una cura, dobbiamo prima sapere che cura è». E' la Somatostatina, non vi basta? «Non è mai solo quella, lo dicono le venti cartelle cliniche che ci sono arrivate. E' un insieme di farmaci, già esistenti, miscelati di volta in volta in marnerà diversa». Perchè lei non ha mai chiesto un incontro con Di Bella? «Vede, il primo impatto con questa vicenda io l'ho avuto prima dell'estate. Lessi alcune cronache, fui informata dell'esistenza di questa terapia alternativa alla chemio, e dissi subito ai miei uffici di richiedere la documentazione clinica, per valutarla. Non ottenemmo risposte. Poi a luglio arriva ima telefonata alla mia segreteria, con la quale l'Associazione vicina a Di Bella chiedeva che si autorizzasse la commercializzazione della Somatostatina nelle Usi. Parlai subito con loro...». Con chi parlò? Con Di Bella? «No, parlai con il presidente dell'Associazione, con Camponeschi, ma senza risultati. Quanto a Di Bella, e a un mio eventuale incontro con lui, vede, io non avrei problemi a farlo, se fossi sicura che è un elemento di chiarezza. Il rischio è invece che diventi un elemento di legittimazione». Che lei non vuol darglil «Non e che non voglio: è che allo stato dei fatti non posso. Per legittimare una cura che dovrebbe salvare la vita di tanta gente io devo almeno sapere di che si tratta. Io posso avere fiducia in Di Bella, come uomo e come persona, ma la terapia anti-cancro, e la sua efficacia, è un'altra cosa». Perfetto. Ma intanto, qui, a de- cidere sono i pretori, o ie singole Regioni, o le singole Usi. Le pare una cosa sensata? «No, per questo, di fronte alla fase aggressiva di questi ultime settimane, anche noi come governo abbiamo impresso un'accelerazione alle nostre scelte. Noi vogliamo vederci chiaro, e voghamo far presto nell'interesse di chi è ammalato. Ma non dobbiamo saltare neanche un passaggio, perchè qui c'è in gioco la vita, come ha detto lei». D'accordo, però i pretori autorizzano... «E noi gli resisteremo». Le Regioni e le Usi, vedi Lecce, somministrano gratis la Somatostatina... «Chiediamo alle Regioni di tenere un atteggiamento unitario, anche a costo di sollevare conflitti di attribuzione. Quanto alle Usi, stesso discorso. Su Lecce, poi, io credo che la decisione del direttore generale che a nostra insaputa aveva autorizzato la somministrazione gratuita del farmaco non sarà priva di conseguenze, non solo sul piano del danno patrimoniale». Lo vede? Date l'impressione, così, di combattere una guerra ideologica, in nome di un pregiudizio, o di chissà quale corporazione... «Continuo a parlarle, di nuovo, col cuore in mano. Io lo so bene che il lo so bene che il vero scontro, in tutta questa vicenda, è tra il Di Bella buono, che cura i malati gratis e gli impone le mani, e la corporazione dei gran- di clinici, che trasformano l'accertamento diagnostico in accanimento terapeutico, il gelo degli ospedali e delle strutture, il cinismo dei baroni che speculano sulla salute. Lo so che, agli occhi della gente, la questione è questa. E mi dispiace passare dalla parte del roimstro che difende questa corporazione, dopo che per un anno e mezzo sono stata accusata di averla bastonata, umiliata, sottovalutata. Questa è l'altra faccia del caso Di Bella, l'altro rischio enorme che si porta dietro»: Cioè? «Cioè che si finisca per accomunare, in un giudizio di delegittimazione popolare, l'intera classe medica e la comunità scientifica di questo Paese. Che ha i suoi difetti, le sue degenerazioni, ma ha ottenuto ottiini risultati, anche nella lotta contro i tumori». Secondo lei come si chiuderà, questo «teatrino»? «Non lo so. Io aspetto un gesto, glielo ripeto per l'ennesima volta. Quello che dispiace, però, è vedere intorno a me questa strumentalizzazione politica del caso Di Bella, che è l'altro aspetto tenibile della vicenda. Le dico solo questo: oggi i giovani di An hanno manifestato sotto casa mia, a Siena, accusandomi di voler affossare Di Bella, di andare contro l'interesse di chi soffre. Le pare giusto, le pare normale tutto questo?» Se fosse stata più tempestiva nelle sue mosse, invece di farsi trascinare dall'emozione popolare o dai pretorini d'assalto, forse questo non sarebbe successo, non crede? «No, non penso di aver sbagliato. Rifarei tutto quello che ho fatto, e lo rifarei nell'interesse di chi cerca una via di scampo, in questa titanica lotta contro il cancro. Dobbiamo fare le cose con coscienza, non possiamo permetterci errori, per l'emozione, la fretta, la pressione dei "media". Sapesse quante lettere ricevo, di malati che si sono trovati o si trovano nella triste situazione che fu di suo padre, e che manifestano, per averle provate, tutte le perplessità sulla cura Di Bella. Dovrei renderle pubbliche, ma non lo faccio, proprio perchè non sono prevenuta». Un'ultima domanda: l'Osservatore Romano ha scritto che lei non può «privare il malato del diritto alla libertà terapeutica». Non la colpisce questo, come cattolica? «Sono profondamente cattolica, ma proprio per questo non mi sento sotto accusa: io devo garantire a chi soffre la libertà di seguire la terapia che vuole, ma non posso consentirgli anche quella di farsi vendere illusioni». Massimo Giannini

Luoghi citati: Lecce, Roma, Siena