LA MEMORIA OSCURATA E LA CANDELA DI VOLTAIRE di Barbara Spinelli
LA MEMORIA OSCURATA E LA CANDELA DI VOLTAIRE I CONTI CONI TOTALITARISMI DEL SECOLO LA MEMORIA OSCURATA E LA CANDELA DI VOLTAIRE RACCONTANO gli storici che ogni anno, il giorno anniversario della notte di San Bartolomeo, Voltaire accendeva una candela per non dimenticare l'orrore delle guerre di religione, e il grande massacro di protestanti perpetrato il 24 agosto 1572 dalla cattolicissima Francia di Caterina de' Medici. Da quell'evento fondatore occorreva partire, per meglio vedere e fabbricare il presente. Da quella memoria di una violenza assoluta, singolare, non paragonabile a precedenti casi bellici. Il crimine infatti non era stato compiuto con l'intenzione di fare del male. Era nato da un'utopia rinascimentale: colma di bontà, di bellezza. L'obiettivo di Caterina e dei suoi intellettuali-consiglieri era di creare un'umanità nuova, infine riconciliata, impregnata di Amore Universale. Il sangue serviva una causa sublime, teologica e politica. Lo stesso si può dire delle teologie totalitarie di questo nostro secolo, che promettevano rigenerazioni umane radicali e che son state capaci dei più immani crimini contro l'umanità. Fu teologia rigeneratrice il nazionalsocialismo, con le sue idee di una razza epurata grazie ai campi di sterminio. Fu utopia del Bene il comunismo, che garantiva il paradiso in terra e che non esitò a massacrare l'uomo, precisamente in nome di quel paradiso. Ma le memorie d'Europa restano emiplegiche, sui due totalitarismi. Si onorano i morti del nazismo, ma non le vittime del comunismo. Si accendono candele per rammemorare il genocidio degli ebrei, ma neppure una fiammella evoca lo sterminio di popoli, di classi, di individui, nei Paesi comunisti. Il «Libro nero sul comunismo», appena pubblicato in Francia dall'editore Laffont, parla di 85 milioni di uccisi in Europa, Asia e Africa. Ma nessun Voltaire fa la guardia, a questi morti. Nessun Voltaire ci spiega perché son periti, e che cosa insegna il loro patire, e se valga la pena serbarne la memoria nei secoli che ver ranno. Alcuni ricordano, certo, e si sforzano di meditare sulle responsabilità morali di quel che è accaduto. Ma i più vogliono obliare, chiudere finalmente il secolo, sgravarlo. I comunisti vogliono dimenticare, compresi quelli che hanno cambiato nome. Ma anche gli innumerevoli compagni di strada preferiscono l'amnesia, la non responsabilità, il Novecento congedato, scordato. Tra Voltaire e Renan, è Renan che postcomunisti ed ex compagni di strada prediligono. Renan che diceva: «Essenziale per una nazione è che i cittadini abbiano molte cose in comune, e che tutti dimentichino il maggior numero di cose... Ogni cittadino francese deve dimenticare la notte di San Bartolomeo». Questo spiega forse l'apatia, che regna nella sinistra politica e intellettuale italiana dopo l'uscita del «Libro nero sul comunismo». E' una apatia che vuol essere costruttiva, che vuol evitare il naufragio paralizzante nel passato. Ma è pur sempre a-patia, è assenza d'ogni patimento, d'ogni vergogna, d'ogni senso di responsabilità, per i milioni di morti che costò un'idea apparentemente bella. Per questo Sandro Viola sceglie Voltaire, decide di accendere la sua candela, e in un luminoso articolo su la Repubblica denuncia il «silenzio assordante» non solo del pds, ma di tutti coloro che durante l'orrore rifiutarono di guardare i crimini comunisti. Naturalmente verrà il momento in cui sarà opportuno prendere le distanze dal passato, per poter ricominciare una qualche forma di storia. Verrà il momento - come consiglia Indro Montanelli - di regolare i conti senza continuamente temere nuovi discrediti, nuovi giochi al massacro scatenati per motivi politici. Questo vale per il partito di Fini, come per quello di D'Alema. Ma a condizione che ci sia stata quella preliminare assunzione di responsabilità, nei confronti delle vittime del comunismo come del fascismo. A condizione che ci siano stati non solo rimorso, vergogna, ma qualcosa di più: un riesame delle idee passate, e del rapporto che esiste fra progetti ideali e fatti concreti. Un riesame del secolo, e dell'immenso male che è stato fatto non malgrado le idee di bontà, ma a causa di esse: a cau sa di filosofie che promettevano paradisi terreni, sublimi filan Barbara Spinelli CONTINUA A PAG. 8 PRIMA COLONNA
Persone citate: Caterina De' Medici, D'alema, Fini, Indro Montanelli, Laffont, Sandro Viola
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