Curdi, la Turchia sgrida l'Italia di Maurizio Molinari

Curdi, la Turchia sgrida l'Italia Polemiche dopo il vertice di Roma. e la Grecia accusa Dini: troppo tenero con Ankara Curdi, la Turchia sgrida l'Italia «Incapace contro il crimine» ROMA. Con una dettagliata nota in quattro pagine, diffusa dall'ambasciata in Italia, il governo di Ankara ha fatto cadere ogni possibile dubbio sulle ragioni della mancata firma all'accordo raggiunto a Roma fra i capi delle polizie di Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Austria e Grecia. «L'Italia si è dimostrata poco solerte nel combattere il crimine organizzato ed il terrorismo internazionale» è il tranciarne giudizio della nota. Tre i motivi di dissenso. Primo: «I resoconti romantici sui problemi di diritti umani» ignorano il fatto che «essere curdi in Turchia non significa di per sé essere perseguitati». Secondo: «Ci sentiamo presi in giro quando i politici italiani ci accusano di cinismo» dimenticando che «abbiamo accolto mezzo milione di profughi dall'Iraq». Terzo: «Le migrazioni sono un fenomeno economico, concedere l'asilo politico significa incoraggiarle». Come se non bastasse, Ankara rimprovera a Roma di non aver raccolto la «richiesta avanzata in novembre» di riunire la commissione per la lotta al crimine ed al terrorismo. «Questo testo - si commenta negli ambienti del Viminale - è la risposta negativa al documento preparato a Roma, che la delegazione turca ha portato ad Ankara». L'estrema franchezza turca è stata spiegata da Necati Bilican, super-poliziotto e capo della delegazione a Roma, già governatore di ferro dell' Anatolia del Sud-Est teatro della guerriglia. «Gli altri partecipanti si sono rifiutati di riconoscere la responsabilità del Pkk nel traffico di clandestini» ha detto. Come dire: per noi il Pkk è un gruppo terrorista che sfrutta i profughi per arricchirsi, per voi rappresenta dei perseguitati. Dunque, l'accordo è impossibile. Da giugno, quando il nuovo esodo è cominciato, le posizioni di Turchia ed europei non erano mai state così lontane. Anche le aperture politiche dei giorni scorsi, giunte da Ankara, lasciano ora il posto alla linea dura, sostenuta da esercito e polizia. E confermano il fallimento del vertice al Viminale. Roma raccoglie invece il plauso del Fronte di liberazione del Kurdistan, che accusa Bilican di avere un curriculum personale da criminale di guerra. Ma non è tutto. Se gli strali di Ankara colpiscono il Viminale, quelli di Atene si indirizzano contro il ministro degli Esteri Dini, accusato in una lettera dal collega Theodoros Pangalos di essere troppo tenero con i turchi, sottovalutando uno sterminio «simile a quello subito dagli ebrei da parte di Hitler». «Il punto è - dice Pangalos - che Roma non si interessa del problema curdo, reagisce solo istericamente agli sbarchi. Dini non ha mai fatto riferimento alla questione di fondo. Due anni fa, quando la sollevai in sede Ue, mi rispose che dovevo documentarmi». Presa fra le critiche incrociate di Ankara ed Atene, la Farnesina sce- glie per il momento il basso profilo. Ma intanto, a guadagnarci, sembra essere Parigi. Il ministro degli Esteri, Hubert Vedrine, nelle ultime 48 ore si è recato in punta di piedi in Turchia e in Grecia raccogliendo plausi per la «cautela» dimostrata sulla scottante agenda del Mediterraneo Orientale, da Cipro ai curdi, ai rapporti Ue-Ankara. Vedrine, soddisfatto, è tornato a Parigi con gli impegni verbali del turco Islaim Cem e del greco Theodoros Pangalos a «fare il possibile per superare le differenze» ed a «portare Schengen a collaborare con Ankara sui profughi». Risultato minimo ma non indifferente, se si tiene conto della tempesta scatenata dalla decisione italiana di concedere l'asilo politico ai curdi. Prudente anche il premier Romano Prodi che, in Bangladesh, ha preferito accantonare i curdi per affrontare l'emergenza immigrati sotto l'aspetto prettamente normativo. «Bisogna stabilire quote precise da ogni Paese se si vuole avere una pacifica coesistenza» ha detto Prodi, lasciando intendere la necessità di definire i flussi migratori anche dall'Asia. Maurizio Molinari E Prodi: «Quote precise di immigrati da ogni Paese» Controllo per i curdi ad Otranto. A lato Prodi con il premier del Bangladesh