Una strage con sette firme
Una strage con sette firme Il magistrato: «L'indagine non è ancora chiusa, dovremo verificare tutti i ruoli nella vicenda» Una strage con sette firme // killer di Varese fa i nomi dei complici VARESE DAL NOSTRO INVIATO Non era il «branco», ma adesso sono in sette invischiati nel triplice omicidio nella villetta di Cadrezzate. Tutti tirati in ballo da Elia Del Grande, 23 anni, cinefile colpi di fucile contro il padre la madre e il fratello più grande. Che poi ha confessato tutto e fatto i nomi, di chi era con lui o di chi - senza ancora sapere della strage - l'ha aiutato. Come Benedetto Di Bella, 20 anni, arrestato perché in casa gh hanno trovato parti di armi da guerra, souvenir di quando faceva il militare, sotto indagine perché quella sera era al bar La Mecca di Cadrezzate. Allo stesso tavolo di Elia che sognava la strage, accanto a Pierangelo Cavalieri che in cambio di dieci milioni era pronto a far fuoco anche lui, ma poi non ha sparato. Quando ha visto Enea Del Grande cadere a terra, quando ha sentito le esplosioni delle pallottole che a malapena coprivano le urla, durante la carneficina. «Ha sparato un solo fucile, un Franchi automatico calibro 12», conferma Massimo Politi, il magistrato varesino che non se la sente ancora di dire che il caso è chiuso, che vuole capire quanti sapevano, quanti - magari per soldi - hanno dato una mano all'amico. Come quel giovane varesino anche lui sotto inchiesta - che in cambio di 800 mila lire ha ospitato Elia Del Grande la notte dopo la strage, senza fare troppe domende, accontentandosi di quegli otto fogli da centomila sventolati sul tavolo. O come quella coppia della provincia, finita sotto inchiesta, per aver custodito i cinque fucili. Salvo poi avvisare nel cuore della notte i carabinieri che, se volevano, potevano trovare le armi nel bosco di Travederne. «Le indagini non sonò chiuse», conferma il giudice Ottavio D'Agostino. Anche perché c'è da capire se dietro a quella lucida follia di Elia, c'è la premeditazione. Un reato che porta diritti al¬ l'ergastolo, se è vero che già lo scorso settembre a Santo Domingo Elia Del Grande non nascondeva l'intenzione di togliere la famiglia di mezzo, la madre che diceva di non aver mai amato, il fratello che odiava perché dava il buon esempio. E il padre, a cui non andava giù che lui avesse intestato tutto a Rayza Alvarez, la dominicana nera di cui Elia si era innamorato. «Stiamo facendo accertamenti anche ai Caraibi», confermano i carabinieri. Anche perché è certo, che proprio a Santo Domingo è arrivata l'ultima telefonata da libero di Elia Del Gran¬ de. Quando alle 8 e 35 del mattino, dopo la strage, ha avvisato Rayza che i soldi erano partiti attraverso la filiale della Western Union vicina al Tribunale di Varese. E che anche lui era pronto, aveva già in mente tutto per tornare al night Dama de Piedra di Juan Dono, a un passo dalla capitale. In taxi avrebbe raggiunto l'aeroporto di Lugano, dove avrebbe poi preso un volo per i Caraibi. Un sogno infranto al valico di Ponte Tresa poche ore dopo, quando la polizia elvetica è riuscita ad arrestarlo, accusato dal fratello morente che ai carabinieri è riuscito a dire: «Ci hanno sparato». [f. poi.] «Di sicuro c'è che a sparare è stato soltanto un fucile» Continua la caccia a quanti sapevano e hanno aiutato il loro amico
Persone citate: Benedetto Di Bella, Elia Del Grande, Enea Del Grande, Ottavio D'agostino, Pierangelo Cavalieri, Politi, Tresa
Luoghi citati: Cadrezzate, La Mecca, Lugano, Rayza Alvarez, Santo Domingo, Varese
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