«L'Universo si espanderà in eterno»

«L'Universo si espanderà in eterno» ASTRONOMIA Gli autori dello studio: dopo il Big Bang non ci sarà mai un Big Crunch «L'Universo si espanderà in eterno» Concordi cinque gruppi di astrofisici americani WASHINGTON. Non ci sarà il grande collasso finale a concludere l'esistenza del nostro universo che, nato 15 miliardi di anni fa dal Big Bang (l'immane esplosione iniziale), continuerà ad espandersi all'infmitc, fino a spegnersi e morire di consunzione: a questa conclusione sono arrivati cinque gruppi di astrofisici, i quali hanno raccolto indizi sull'evoluzione dell'universo indipendentemente l'uno dall'altro, adottando per giunta cinque tecniche diverse di ricerca, per poi riferirne infine ai colleghi, radunati a Washington per una riunione dell'American Astronomical Society. Uno dei modelli fino ad ora accreditati sull'evoluzione dell'universo prevedeva che, una volta esauritasi la spinta propulsiva dell'esplosione iniziale, la struttura dell'universo dovrebbe diven¬ tare via via meno turbolenta nella sua espansione: quest'ultima dovrà arrestarsi, a causa del prevalere della forza di attrazione gravitazionale esercitata reciprocamente da tutti i corpi e materiali contenuti nello spazio, e lasciare il posto ad un'evoluzione di segno esattamente inverso: l'imiverso sempre secondo questo modello, detto dell'«universo chiuso» - continuerà a contrarsi attorno al proprio centro di attrazione gravitazionale, fino a concentrare tutta la materia del cosmo in un unico punto di densità inimmaginabile. Da questo punto di estrema concentrazione - secondo l'ipotesi teorica di alcuni scienziati - dovrebbe poi prendere il via un'altra immane esplosione, a ricominciare il ciclo, più e più volte: è questa la teoria detta dell'«Universo pulsante». Ebbene, questo modello di universo «chiuso» è errato: non può funzionare, secondo quanto riferito dagli astrofisici autori delle cinque ricerche. Il nostro universo è troppo leggero, per innescare l'inversione della spinta espansiva e per poi crollare su se stesso. Motivo: proprio non c'è una quantità di materia sufficiente per esercitare un'attrazione gravitazionale così potente da fermare l'espansione ancora ininterrottamente in atto fin dal Big Bang, ossia la grande esplosione iniziale. Quest'ultima, a giudicare dalla velocità di allontanamento reciproco delle stelle più lontane, sarebbe tuttora in corso: tanto è vero che le stelle più lontane si allontanano a velocità maggiore rispetto a quelle meno lontane. Fra gli studiosi autori di questa ricerca figura Neta Bahcal, dell'Università di Princeton: i suoi studi sulle strutture più grandi che si conoscano del nostro universo (per esempio, ammassi di centinaia di galassie, ciascuna delle quali ricca di mihardi di stelle) hanno portato l'astronoma a misurare l'intera massa presumibilmente presente nel nostro universo. Ebbene, per innescare l'inversione ed il collasso finale del cosmo su se stesso servirebbe una massa complessiva cinque volte più grande di quella la cui presenza nell'imiverso è stata appurata dagli scienziati: il nostro universo contiene appena il 20 per cento della massa necessaria per compiere questa spettacolare fine. Quando sarà venuta meno la supremazia della forza di attrazione gravitazionale, la materia del nostro cosmo dovrà probabilmente continuare ad espandersi a tempo mdeterminato, sotto la perdurante spinta propulsiva del Big Bang. E come morirà? Per prima cosa si esaurirà il combustibile delle stelle, che finiranno per spegnersi. Poi tutti i grumi di materia che costituiscono il cosmo (pianeti, stelle, nubi gassose, e quant' altro) si allontaneranno reciprocamente fino a disperdersi nell'infinito. E l'universo resterà uno spazio semivuoto, spento, buio, gelido, dove «non rimarrà nient'altro se non roccia». Ma non c'è da allarmarsi troppo: tutto questo non accadrà prima che siano trascorsi altri 100 mihardi di anni, miliardo più, miliardo meno. [Agi-Ap-Efe]

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