L'inviata di Blair convince i killer lealisti di Foto Reuters

L'inviata di Blair convince i killer lealisti IL PROCESSO OR PACE Il ministro a colloquio con i più famigerati assassini. La maggior parte degli inglesi la critica L'inviata di Blair convince i killer lealisti Ulster, Marjorie Mowlam visita la prigione degli irriducibili LONDRA NOSTRO SERVIZIO Marjorie «Mo» Mowlam è entrata nel supercarcere di Maze protetta dai mitra spianati e ne è uscita con il processo di pace di nuovo in pugno. Un'ora e mezzo a quattr'occhi con alcuni dei peggiori criminali lealisti per evitare che il Nord Irlanda ripiombi nella guerra civile. La ministra per l'Ulster ha rischiato tutto ieri quando ha buttato all'aria le cautele caratteristiche dei suoi predecessori ed e andata a dire di persona ai detenuti che non c'è niente per loro al di fuori deìle \ trattative di Stormont. Poco dopo, dalle celle del famigerato blocco H è partito l'ordine: salvare i negoziati. Il cessate il fuoco per il momento sarà mantenuto. «Ingenua» e «coraggiosa» sono i due epiteti fioccati in questi giorni sulla testa di Mo Mowlam. Mercoledì, quando ha annunciato la sua decisione di andare a parlare con i terroristi nella prigione-fortezza in cui due settimane fa e stato ammazzato uno spietato leader lealista, la ministra ha preso il Paese in contropiede. Ma lei sapeva di avere le ore contate: lunedì, data della ripresa delle trattative, avrebbe rischiato di ritrovarsi con le sedie vuote dei rappresentanti politici dei paramilitari fedeli alla Corona e con il processo di pace deragliato. Ha preferito optare per un gesto altamente controverso e senza precedenti: cioè riconoscere l'importanza cruciale dei prigionieri nel processo di pace. E poiché in questo momento sono i lealisti, e non quelli dell'Ira, che rischiano di mandare a monte tutto perché si sentono scavalcati e senza garanzie, lei e andata a trovarli. «Nessuno riceverà niente senza questi negoziati», è il messaggio. Il colloquio faccia a faccia con sanguinari dell'Uff (Ulster Freedom Fighters) - come Michael Stone, che ha assassinato tre cattolici durante un funerale dell'Ira nel 1988, o come Johnny «cane pazzo» Adair, che deve scontare 16 anni per aver organizzato una campagna di terrore - è stato estremamente dettagliato, ha detto la ministra all'uscita dal carcere. Il rilascio anticipato dei prigionieri è uno dei punti più scottanti su cui i lealisti cercano rassicurazione. Mowlam ha detto che se ne parlerà nell'ambito di un accordo di pace complessivo, e non al di fuori di esso: è il tredicesimo punto di un documento di 15 paragrafi che la ministra ha consegnato ai detenuti. L'incontro con i terroristi dell'Ira e degli Ulster Volunteer Force è stato molto più breve, ma entrambi i gruppi, ha riferito Mowlam, l'hanno esortata: «Vada avanti così». A metà pomeriggio Gary McMichael, leader dell'Ulster Democratic Party, l'ala politica dell'Uff, ha confermato che tornerà al tavolo di pace: il gesto della ministra ha avuto mi potente impatto sui detenuti. «E' stato un riconoscimento simbolico che le questioni al nucleo di questa crisi sono state prese sul serio». Si ritiene che un altro partito lealista decida di fare altrettanto domani. Ma i prigionieri lealisti potrebbero soltanto avere deciso di portare il processo di pace ai tempi supplementari. La loro dichiarazione congiunta di ieri pomeriggio dice: «Se non c'è la volontà da parte di chi deve fronteggiare la realtà di un accordo politico, e cioè il governo irlandese e il Sinn Fein, il processo di pace finirà in ginocchio. Il tempo sta scadendo». Sui quotidiani di ieri era comparsa una fotografia, scattata proprio nel supercarcere di Maze, che non poteva essere interpretata altrimenti che come una minacciosa prova di forza: un gruppo di lealisti in passamontagna, davanti agli stendardi, che brandivano pistole cromate (poi rivelatesi fasulle). La sicurezza della ministra nel carcere dove mi'arma vera ha ucciso l'irriducibile Billy Wright il 27 dicembre, facendo precipitare la crisi, sembrava in pericolo. Ma Mo Mowlam non si è lasciata mtimidire. Ha scritto sul «Daily Mirror» di ieri: «I principali gruppi lealisti hanno mantenuto il cessate il fuoco per tre anni. Capisco e condivido la loro frustrazione per la lentezza con cui vanno avanti i colloqui. Ma alla Maze non vado per pregare, fare scambi o negoziare». Mentre Downing Street e Dublino esultano, un osso duro unionista come Ian Paisley dice a denti stretti che Mowlam non avrebbe dovuto incontrare gli uomini della violenza. Alcuni conservatori sibilano che ha ceduto al diavolo. E da un sondaggio telefonico improvvisato a caldo ieri sera sembrava che il 61 per cento del Paese le desse torto. Lei, nella palestra del supercarcere, ha chiesto scusa alle famiglie delle vittime. Ma ha aggiunto: «Non è facile, ma sono qui perché i prigionieri sono parte dell'accordo che darà un futuro migliore al Nord Irlanda». Maria Chiara Bonazzi Il ministro inglese per l'Ulster Marjorie «Mo» Mowlam mentre arriva nel supercarcere irlandese di Maze, accompagnata da un funzionario del ministero [FOTO REUTERS]

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