«Sarà un super-partito» di Cesare Martinetti

«Sarà un super-partito» IL SINDACO DI BELLUNO «Sarà un super-partito» Fistarol: per il governo, non per la protesta BELLUNO DAL NOSTRO INVIATO Un superpartito? «Sì, diciamo così», confida Maurizio Fistarol, sindaco plurivotato di Belluno, che prova a spiegarci cosa bolle nel pentolone del NordEst, dove sta prendendo forma quella «Cosa» alla catalana (nel senso di Catalogna, regione spagnola autonoma di Barcellona) che si propone di piegare in proposta di governo quel sentimento anti-romano di protesta coltivato con mire secessioniste dalla Lega. Fistarol, insieme a Massimo Cacciari e Riccardo Illy, sindaci di Venezia e di Triesie, è uno dei capi di questo movimento che lunedì uscirà allo scoperto nella prima convention pubblica e che in primavera eleggerà segretario e direzione. Come Illy e Cacciari ha trionfato nelle elezioni comunali (66,25 per cento di voti al primo turno in una lista di centro-sinistra che però escludeva Rifondazione) battendo in casa la Lega. Insieme a Cacciari e Illy viene guardato con sospetto da Roma, dove le cose del Nord-Est appaiono spesso dolorosi misteri e dove questa schiatta di giovani e votatissimi sindaci dell'Ulivo si stanno configurando come un possibile contropotere al governo dell'Ulivo. Fistarol, il capo dei senatori pds Salvi, si chiede se volete diventare un altro degli invitati al tavolo dell'U- livo. Cosa gli risponde? «Che è una prospettiva che non mi interessa». Ma non state facendo un partito che si muoverà nel campo dell'Ulivo? «Per il momento lo chiamerei movimento, un soggetto politico che non intende riprodurre il modello organizzativo dei partiti». Un super-partito? «Sì, che non chiederà agli altri partiti di sciogliersi. O almeno non per adesso. Un campo aperto a tutte le forze federaliste». Ma cosa sarà esattamente? «Vogliamo diventare il riferimento politico per il sistema economico e sociale del NordEst. Vogliamo rappresentare gli interessi di questa regione che dalla morte della de non ha più avuto veri rappresentanti. Sa qual è l'unica istituzione in cui più della metà dei veneti ha fiducia?». Qual è? «La Chiesa. Hanno fatto un sondaggio molto serio. Subito dopo viene il Comune. Poi, molto staccati, la Regione e la magistratura». E'sorpreso? «Secondo me è un dato sconvolgente, anche perché della Chiesa ci si fida, ma nemmeno ad essa viene riconosciuta la capacità di orientare». E la Lega? «Sta ferma perché sa che più sta zitta, più raccoglie consensi. Per inerzia». Qual è invece la vostra pro¬ posta? «Tutelare gli interessi del NordEst non in una logica di protesta. Vogliamo fare da mediatori con lo Stato. Dovrà essere un partito di governo. Anzi: o sarà di governo o non sarà». Questo significa che date un giudizio negativo sul governo dell'Ulivo? «No, il mio giudizio è positivo. Certo, non si sono fatti miracoli, ma chi è abituato a governare sa che i miracoli sono difficili». Allora significa che l'Ulivo non basta? «Per come è oggi, l'Ulivo non riesce ad espandere la propria influenza e la propria rappresentanza oltre l'elettorato dei partiti che lo rappresentano». E qui nel Veneto è un campo troppo stretto? «Sì. Sono stati i sindaci ad andare ben oltre le coalizioni dei partiti che rappresentavano». Insomma, il vostro movimento vuol trasformare in partito il campo, ben più largo dell'Ulivo, di coloro che hanno votato per voi? «Sì, è un'operazione trasversale, siamo convinti che questo movimento possa contribuire a riforme serie e federalistiche, possa diventare un'avanguardia nazionale che guarda all'Italia e all'Europa. Per questo diciamo alla "catalana", radicato nel territorio, ma nazionale». E per il Veneto chiedete lo statuto speciale? «Sì, vorremmo equiparare il Veneto a Trentino e Friuli, omogeneizzare le tre regioni». Per avere più quattrini da spendere? «Noi chiediamo autonomia, non privilegi. Non è questione di quattrini, ma è un'assunzione di responsabilità. Guardi che la fortuna del Nord-Est, le molte città e i mille campanili, possono trasformarsi in una grande debolezza: o quest'area diventa un sistema governato come tale, o non ha futuro». Il vostro modello è esportabile ad altre regioni? «Sì, ma abbiamo un'idea delle strutture dello Stato a geometria variabile: chi è più pronto si prenda più potere. La mia opinione è che se si intende l'autonomia come assunzione di responsabilità, non ci sarà la corsa ad essere più autonomi. Non tutti sono pronti». Loro, quaggiù nel Nord-Est, sono pronti. Cesare Martinetti

Persone citate: Cacciari, Fistarol, Illy, Massimo Cacciari, Maurizio Fistarol, Riccardo Illy