Sterminati da Colombo

Sterminati da Colombo Sterminati da Colombo Gli indios Taino, indigeni delle Antille LA storia ci porta a Hispaniola (oggi Haiti e Santo Domingo), primo approdo di Colombo nelle Americhe nel 1511. Hatuey è mi cacicco (capo) della popolazione Taino. Hatuey, al contrario di molti altri indigeni, non si è suicidato per la disperazione. E' fuggito a Cuba, a vivere nelle caverne. Ha mostrato ai compagni un paniere pieno d'oro. «Ecco il dio dei cristiani», dice. «Danziamo per lui. Se la danza gli piacerà, forse ordinerà ai cristiani di non farci più del male». Hatuey viene catturato tre mesi più tardi. E' al rogo. Prima che venga appiccato il fuoco, un prete gli promette la gloria eterna se accetterà di farsi battezzare. «E' dunque nel cielo che vanno i cristiani?». «Sì», risponde il prete. «Allora scelgo l'inferno». Appena vent'anni dopo l'arrivo di Colombo, la cultura taino svanisce: gli uomini ai lavori forzati, le donne violate, gli oggetti di culto bruciati, le statue in pietra spezzate: si salva solo l'oro, per la Spagna. In quegli anni si è marcato, per i secoli a venire, il divario tra l'uomo della biosfera (l'europeo), che ritiene il mondo una fonte di risorse a sua completa disposizione, e l'uomo dell'ecosistema, che vive in ambienti circoscritti da cui trae il completo sostenta¬ mento, fisico e culturale; e che non ritiene di conquistare altri mondi. Egli vive in equilibri precari, data la complessità del suo sistema di vita: un idolo in cotone, bruciato, può cancellare il filo di rapporto tra il mondo dei vivi e quello dello spirito. Come si può vivere, senza un tale raccordo? I Taino erano una popolazione di lingua arawak che abitava le isole delle Antille, tra Portorico e Cuba orientale, con la maggioranza in Haiti. Probabilmente provenivano, attraverso il bacino tra Orinoco e Amazonas, dalle terre pedemontane delle Ande venezuelane. La parola taino indica «nobiltà», contrapposto al termine noto di carìb, che veniva usato per le popolazioni indigene più arretrate. Anche per i Taino si ripropone quindi ima situazione tipica del Mesoamerica, in cui 0 potere poUtico-culturale è tenuto da una minoranza straniera, portatrice di una cultura «superiore», nei confronti di popolazioni a livello di sussistenza, cacciatori-raccoglitori e pescatori, cui venne insegnata l'agricoltura (soprattutto della manioca). La cultura taino coinvolgeva, all'arrivo di Colombo, un milione di persone. Si basava su complesse unità territoriali, guidate da cacicchi. Questi abitavano in case rettangolari (di origine andina), mentre il resto del villaggio, in grado di contenere anche 10.000 persone, era fatto di case poligonali con tetto conico, simulacro di primitive capanne. La struttura di potere, al contrario dell'area circumcaribica, era piramidale, con stratificazioni sociali così forti da impedire i matrimoni in senso verticale. L'arte taino è di altissimo livello tecnico ed espressivo, con caratteristiche assai diverse dalle altre culture mesoamericane. Si basa essenzialmente sulla produzione di oggetti legati alla cultura sciamanica. Uno sciamano, elemento di origine siberiana arrivato in America con le migrazioni originarie del suo popolamento, a partire da 50.000 anni fa, è un individuo in grado di entrare nel mondo dello spirito per mezzo di stati alterati deUa coscienza. Con l'uso di danze e droghe (i Taino, solo i nobili, utilizzavano tabacco e altre erbe seccate e ridotte in polvere che inalavano nel naso con apposite cannucce, dopo pratiche vomitorie di purificazione), lo sciamano raggiunge il trance, con visioni e allucinazioni che, retroattivamente, ispirano l'arte. Il mediatore della cerimonia, assieme allo sciamano e suo equivalente extraterrestre, era lo zemi, un idolo di varia foggia e materiale (spesso una sepoltura secondaria, come nel caso dello zemi di Torino). Senza zemi, il mondo dello spirito, con gli antenati e le forze benefiche, non si sarebbe rivelato, lasciando i Taino soli nell'ostilità del mondo terreno. Di grande importanza era anche il gioco della palla, al cui scopo ogni villaggio primario aveva un apposito campo delimitato da monoliti. Il gioco era una simulazione della cosmogonia e dei moti degli astri, con palle di caucciù. I giocatori erano demiurghi tra Cielo e Terra e venivano divùiizzati. In occasioni speciali, per esempio, i Maya sacrificavano a dio il vincitore, come omaggio sacrificale messiameo. Lo zemi di Torino pare essere, con le sue bardature e posizione da cerimonia del trance (cdhoba), uno sciamano particolarmente potente, in quanto anche giocatore di palla. L'Inquisizione spagnola bruciò quanti più zemi potè. Di quelli in cotone (di maggior pregio in quanto legati anche al mondo agricolo) non ne restava che uno, nascosto dagli sciamani in una grotta in epoca pericolombiana. I Taino hanno ancora almeno un legame tra Cielo e Terra. Alberto Salza

Persone citate: Alberto Salza