GIUSEPPE SECONDO ULIVI LA REGALITÀ' DI UN FALEGNAME di Lorenzo Mondo

GIUSEPPE SECONDO ULIVI LA REGALITÀ' DI UN FALEGNAME GIUSEPPE SECONDO ULIVI LA REGALITÀ' DI UN FALEGNAME COME IL TRAGITTO DI UNA STELLA Ferruccio Ulivi Edizioni San Paolo pp. 221 L 30.000 ONO vent'anni che Ferruccio Ulivi si è messo a esplorare le zone d'ombra, i tratti inespressi di personaggi illustri della letteratura (e della storia) che, nella sua attività di critico e di cattedratico, aveva accostato con intelletto d'amore. Ne sono usciti racconti e romanzi su Leopardi, Manzoni, Tasso (ma anche su Giuda, Cesare, Ignazio di Loyola) in cui il piacere dell'invenzione sembra sostanziarsi, anziché impacciarsi, della scrittura controllata e dubitante dello studioso. Ma nel suo ultimo romanzo, «Come il tragitto di una stella», più che misurarsi con l'inespresso, Ulivi corre l'azzardo deU'mesprimibile. Il suo protagonista è infatti Giuseppe di Nazareth, il padre putativo, il Santo di tante dolciastre rappresentazioni. Ulivi non ricorre, con una esclusione dettata insieme dal t dll ii lii gusto e dalla convinzione religiosa, ai Vangeli apociifi, pur incantevoli nel loro domestico realismo intriso di stupefatto candore. Dovendo attenersi ai Vangeli canonici, non gli restano per il suo protagonista che le poche informazioni di Matteo, in particolare il sogno dal quale Giuseppe apprende che la sua prossima sposa è incinta di Spirito Santo. Poi la sua figura «si dissolve nella sublime economia del Libro». E' la stessa constatazione cui era giunto Luigi Santucci nella sua vita di Gesù: ((Ancora poche pagine e non ti nomineranno più, il Vangelo ti ingoia». Ma Ulivi, questo il colpo d'ala, si avvale del silenzio delle fonti, ribalta lo svantaggio iniziale in chiave interpretativa del personaggio. Gli attribuisce cioè «una virtuosa congestione taciturna» che troverebbe un corrispettivo letterario soltanto nel «pio Enea» virgiliano. Giuseppe, intanto, non è un vecchio, ma un uomo di mezza età, colmo di contenuto vigore. E' posseduto dall'idea di essere un eletto perché discende dalla stirpe di David. Invece di regnare, si è trovato a fare il falegname, il carpentiere, ma questo non impedisce in lui l'attesa di una chiamata. Ma da chi e a che cosa? Il romanzo si apre sulla sua insoddisfazione per una aristocratica singolarità che, nel declinare degli anni, si rivela sterile solitudine. Proprio allora avviene l'incontro con Maria, la ragazza della brocca alla fontana, dello sguardo catturante dalla finestra di casa. Sembra l'onesto richiamo a una vita normale e condivisa, mentre è l'affermazione, ancora confusa e sviante, del suo alto destino. Falegname e re. La sua regalità, prima che in quello strano figlio di cui non farà in tempo a conoscere la gloria e la passione, si esprime nella munificenza con cui accoglie Maria: coprendola con il suo manto di rispettabilità, con il suo avallo di uomo giusto, contro la maldicenza e il ripudio. A guidarlo lungo questo sofferto cammino è l'affettuosa intimazione di Maria, in un'eco fievolissima di terrestri ardori (l'autore insmua con delicatezza che la Vergine avrebbe potuto, senza quell'Annuncio, amarlo compiutamente) e il sogno ricorrente di un essere dagli occhi «bluastri» in cui crede di riconoscere il re David (non ci aveva avvertito, Matteo, che Giuseppe è uomo di sogni?). Risulterà chiaro, a questo punto, che Ulivi procede per escavazioni interiori, per lenti, e un poco insistiti, aggiramenti e approfondi- menti, concedendosi a episodici tratti propriamente narrativi. Valgano per tutti l'incontro, evitato per un soffio, della sacra famiglia in fuga con gli scalpitanti armigeri di Erode, o l'arrivo nell'Egitto dei padri reso irriconoscibile dal proliferare di dèi dalla testa di cane. E ancora, i capitoli su Erode, il divo Augusto, Pilato che testimoniano il frangersi della storia grande intorno all'umile, lampeggiante scoglio palestinese. La vera trama del libro si risolve d'altronde nella scoperta sempre più acuta e dolorosa dell'estraneità che oppone Giuseppe a Maria e a Gesù, i soli che sanno. E' questa la sua condanna e il suo arduo, umile, privilegio, che risulterà chiaro nelle ultime, bellissime pagine. Dove Giuseppe, malato e vicino a morire, scopre in un'ultima abbagliante apparizione, che l'uomo dei sogni non era il mitico re della sua febbrile adolescenza ma lo stesso Gesù. Si conclude così la sua «lunga marcia al servizio dell'invisibile principe e despota». Che è la storia di una ricerca inquieta e interrogante, docile al richiamo di una volontà superiore, per quanto oscura possa apparire nei mezzi e nei fini. Non un semplice volgarizzamento di un episodio della storia sacra, a tutti i costi edificante; piuttosto una moderna, poetica riflessione sul destino dell'uomo che non sa ma non rinuncia, qualunque possa essere l'approdo, a confrontarsi con le cose divine. Lorenzo Mondo COME IL TRAGITTO DI UNA STELLA Ferruccio Ulivi Edizioni San Paolo pp. 221 L 30.000 Ferruccio Ulivi: il suo «Come il tragitto di una stella» è pubblicato dalle edizioni San Paolo

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