IL TEATRINO DELLA LINGUA

IL TEATRINO DELLA LINGUA IL TEATRINO DELLA LINGUA Sedarmi: verso un italiano «medio» ITALIANO. GRAMMATICA, SINTASSI, DUBBI Luca Serianni Glossario di Giuseppe Patota Garzanti pp. 609. L 42.000 ITALIANO è una lingua difficile. Chiedetelo a uno straniero che la stia studiando. Vi coesistono e vi s'intersecano più «lingue parallele»: un italiano parlato e un italiano scritto, un italiano della conversazione quotidiana e uno della comunicazione formale, italiani regionali, italiani specialistici e settoriali. Per chi ci sa fare, i vari registri possono articolarsi in una miscela straordinariamente ricca ed efficace. I poli diversi si influenzano continuamente e si scambiano elementi: lo scritto arieggia sempre di più al parlato, il parlato è spesso attirato dal maggior prestigio dello scritto. Ma più che signori si è talvolta vittime di questa macchina complicata. Un più libero italiano familiare è spesso succubo di un modello ufficiale di stampo burocratico Accanto ai complicati problemi del registro», c'è l'eterno problema della norma, del si può e del non si può, del corretto e dello scorretto. L'oscillazione ra un binario e l'altro, che tormenta chi scrive sin dai tempi del Manzoni, non è così evidente in tutte le nazioni come nella nostra. Prendi la Francia. Per un francese è più facile scegliere tra l giusto e lo sbagliato. Mettiamo: la concordanza, attraverso i secoli presenta una grande fluttuazione, in italiano non ha avuto una normalizzazione rigorosa come in francese (Ce lo siamo chiesto/i molte volte; l'idea che ci eravamo formaa/i). La Francia rivela la sua compattezza proprio nelle regole e nella parata corrente, l'uso coincide con la scrittura ordinaria, e questa tra l'altro non è stata così distante dalla lingua etteraria come è capitato e ancora capita da noi. Una compattezza che ritrovi anche per quanto riguarda l'atteggiamento nei confronti dell'anglismo: noi finiamo per essere più inglesi degli inglesi, come un colabrodo tutto lasciamo passare, amiamo poco difendere la nostra identità, preferiamo una un po' anarchica libertà, amiamo l'espressivismo, il «teatrino», ci buttiamo su ciò che fa novità, spettacolo linguistico, laddove i francesi (ma anche gli spagnoli) si difendono benissimo. Ci hanno sempre dato una solida immagine di unità politica e sociale che si oppone al plurilinguismo italiano, alle forze centrifughe, alle entità geografiche differenziate anche linguisticamente. Da un lato c'è la compattezza del francese parlato e scritto, popolare e letterario, dall'altro la nostra inquieta vitalità. Ora però le differenze tra un italiano regionale e un altro si vanno man mano attenuando, si va consolidando un italiano medio. E' possibile appellarsi alle strutture fondamentali di una «grammatica». Lo ha fatto Luca Serianni pochi anni or sono approntando per la Utet, con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, una solidissima e sicura grammatica della lingua italiana, ora trasformata in agile «garzantina», col titolo Italiano, il tutto ci spiega in modo rigoroso ma con un'esposizione piana e chiara, adatta an¬ che ai non specialisti, perché il sistema terminologico è quello tradizionale. Il modello che Serianni ha di fronte e che è alla base della sua grammatica è l'italiano «comune», quello scritto e anche parlato dalle persone colte in circostanze non troppo informali, tenendo in conto, si capisce, le varietà diafasiche, cioè condizionate dalla diversa situazione comunicativa (non si può più imporre loro per gli: loro va bene invece di gli in uno scritto ufficiale o argomentativo ma stona, suona affettato nel parlare quotidiano). La «garzantina» è arricchita con un utilissimo Glossario di Giuseppe Patota, un vero e proprio prontuario grammaticale a cui si può ricorrere ogni volta che si vuole ottenere una informazione, risolvere un dubbio. In appositi riquadri sono appunto inserite quelle incertezze che spesso ci tormentano, con le debite spiegazioni: reboante e non roboante, spegnere ma anche spengere, e l'accento (edema o edema, diàtriba o diatriba?), le doppie (collutorio e non colluttorio, accelerare e non accellerare), l'articolo (il pneumatico o lo pneumatico?), e via così. Serianni sa bene che la lingua è una realtà in movimento. Il confine giustosbagliato può essere segnato con sicurezza soltanto per le forme a-grammaticali. Per il resto, conta l'Uso prevalente, parola che Manzoni scriveva con la lettera maiuscola. L'uso è più forte della logica grammaticale. La grammatica difatti è ricca di incoerenze. Serianni e Patota non mettono più al bando un suicidarsi, ormai accettato, mentre fino a poco tempo fa era considerato errore per l'illogicità del doppio riflessivo, e ci segnala le norme disattese, le innovazioni incalzanti. «L'uso fa legge qualunque siasi - diceva Melchiorre Cesarotti -, quando sia universalmente comune agli scrittori e al popolo». Difatti non so se sarà possibile ripristinare il «corretto» inflativo soppiantato ormai da uno «scorretto» inflattivo, assolutamente prevalente sui giornali. Gian Luigi Beccaria ITALIANO. GRAMMATICA, SINTASSI, DUBBI Luca Serianni Glossario di Giuseppe Patota Garzanti pp. 609. L 42.000 La «garzantina» arricchita con un utile Glossario, un vero prontuario a cui ricorrere quando si niole ottenere una informazione. risolvere un dubbio Alessandro Manzoni

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