Eleganti in mutande goffi in papillon

Eleganti in mutande goffi in papillon Eleganti in mutande goffi in papillon va IDITORI in mutande e initellettuali con papillon. Il ih primo è Giulio Einaudi i i stanato, tempo fa, dal Gaggi bibbo sulla porta di casa. Il secondo è Piero Gelli, ancora con l'amaro in bocca per lo «storico» episodio delle Formiche di Gino & Michele pubblicate negli Struzzi einaudiani che segnarono la fine del rapporto fra l'intel lettuale in papillon e la casa editrice torinese. «Da allora - ricorda Gelli sull' Unità - sembra sia passato mezzo secolo e non pochi anni, e quel piccolo libro innocuo, che altro non era che un libro di citazioni più o meno divertenti, diventa quasi un prò dotto raffinato e colto, comun que tradizionale, a paragone di quello che Einaudi ha pubblicato in seguito». L'allusione di Gelh va alla col lana «Stile libero», quella che ospita Fo, Benigni e Troisi, Cera mi, Vinci, le antologie dei cyber punk o dei cannibali. Scelte non sempre convincenti, discutibili come ogni collana di qualsiasi editore che si proponga di sonda re un terreno più o meno com merciale o di ricerca, ma come tale dichiarato al lettore. E che fa parte di quella complessità che si porta dentro il lavoro edi toriale e ogni catalogo. Si può essere eleganti e complessi anche in mutande, come Gelli rimprovera ad Einaudi, «a incazzarsi per primi furono alcuni einaudiani doc, che di lì a pochi anni accettarono di apparire in mutande in televisione o di gestire con Costanzo il salone torinese» (e qui concordo) e in tellettualmente goffi in papillon 0 no, caro Gelli. Nico Orango