Bertinotti attacca su Eni4
Bertinotti attacca su Eni4 Il leader del prc: c'è accordo con il premier per il controllo pubblico Bertinotti attacca su Eni4 Lite col governo anche su Autostrade ROMA. «La messa in discussione della maggioranza pubblica nell'Eni sarebbe uno strappo del tutto incomprensibile»: lo dice Fausto Bertinotti da Lunlea (Svezia), dove partecipa al 32° congresso del Partito della Sinistra (Vensterpartiet) svedese cominciato ieri. E Primo Galdelli (prc), vicepresidente della Commissione Ambiente Lavori pubblici della Camera, rincara la dose: rifondazione comunista dice «no» alla proroga della concessione alla Società Autostrade Spa sino al 2038, anziché sino al 2018, e chiede anzi che l'argomento sia affrontato in sede politica al tavolo di concertazione tra governo-Ulivo e prc, istituito per risolvere la crisi politica «lampo» di novembre. Il clima politico torna quindi a surriscaldarsi, con al centro delle polemiche il tema delle privatizzazioni. «Sulle privatizzazioni rifondazione non frena, chiede semplicemente che vengano rispettati gli impegni presi», sottolinea infatti il leader comunista, ricordando che si è a lungo lavorato per un compromesso: da una parte il suo partito «accedeva, sia pur criticamente, a prendere in considerazione la pri- vatizzazione della Telecom», dall'altra lo Stato manteneva «la presenza pubblica dell'Enel nel settore elettrico e la maggioranza dell'Eni». «Non è un accordo segreto, lo stesso presidente del Consiglio si è ripetutamente pronunciato in questa direzione», aggiunge Bertinotti. Quindi, insiste il leader comunista, «adesso la svendita dell'Eni sarebbe del tutto incomprensibile ed io credo che non debba avvenire, anche perché non risponderebbe a nessun disegno strategico, ma semplicemente all'esigenza di fare cassa». Inoltre, secondo Bertinotti, «si tratterebbe davvero di una messa in discussione di un compromesso raggiunto. Il che non sarebbe solo sbagliato e grave perché violerebbe un punto programmatico raggiunto in comune, ma perché indebolirebbe la possibilità dell'Italia di ricostntire una politica industriale», obiettivo per raggiungere il quale, dice, «la presenza pubblica nell'Enel e nell'Eni è un patrimonio essenziale». Insomma, ribadisce Bertinotti, «a parte il fatto che gli accordi sono fatti per essere rispettati, per violarli bisogna dimostrarne l'infondatezza. E in questo caso, sulla base di un ragionamento di politica industriale, non si capisce perché dovrebbe essere ulteriormente compromessa una presenza pùbblica che invece si è rivelata efficace». Nei giorni scorsi fonti del Tesoro avevano fatto sapere che l'accordo per non scendere sotto il 51% nell'Eni, raggiunto in ottobre in occasione della crisi del Governo Prodi, riguardava la terza tranche di azioni vendute nel 1997 e non la quarta tranche che molti operatori si aspettano per il 1998. Fausto Bertinotti
Persone citate: Bertinotti, Fausto Bertinotti
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